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19 gen 2005POLITICA – Geronimo su “Libero”: L’elezione del rifondarolo Vendola nelle primarie nel centro-sinistra pugliese

 
 

(Italia Estera) ROMA  Geronimo su “Libero” così commenta l’elezione del rifondarolo Vendola nelle primarie nel centro-sinistra pugliese : 

Contrariamente a quanto abbiamo scritto domenica, la sorpresa nelle elezioni primarie nel centro-sinistra pugliese c'è stata. Le previsioni della vigilia che davano al "margheritino" Francesco Boccia l'80% dei voti e al rifondarolo Nichy Vendola (nella foto) il 20% sono state clamorosamente smentite.

 
Il risultato a sorpresa, però, non smentisce il ragionamento fatto sullo strumento delle elezioni primarie utilizzato (quando lo si usa) in tutte le democrazie del mondo solo all'interno di ciascun partito e non all'interno di una coalizione. Pensate, ad esempio, se nella coalizione rosso-verde che governa la Germania vi potrà mai essere un'elezione primaria tra gli elettori di quello schieramento per decidere chi dovrà fare il cancelliere, se il socialdemocratico Schroeder o il verde Joska Fisher.
 
A nessuno tedesco verrebbe in mente di proporre elezioni primarie nella coalizione così come a nessuno austriaco o a nessun belga, paesi anch'essi governati da coalizioni di più partiti. Insomma in Europa e non solo in Europa, il primo ministro o il presidente di una regione viene indicato dal partito maggiore salvo eccezioni che confermano la regola (nella prima Repubblica Spadolini e Craxi).

Detto questo sull'uso anomalo di uno strumento come quello delle elezioni primarie, vediamo di capire le ragioni della vittoria a sorpresa di Vendola. Con tutto il rispetto per il deputato di Rifondazione, le ragioni della sua vittoria sono tutte riconducibili all'insofferenza del variegato popolo della sinistra nei riguardi degli uomini di centro ed in particolare di quelli democristiani. Non c'è dubbio che nel risultato di Vendola vi sia anche l'impronta massiccia del correntone dei democratici di sinistra che nella regione di Massimo D'Alema hanno voluto dare uno schiaffone al presidente dei Ds schierato sulla candidatura Boccia.

Ma se non vi fosse quel sentimento di insofferenza verso i centristi o, se volete metterla in modo più garbato, quel senso di appartenenza stretto del popolo della sinistra, Boccia non sarebbe stato battuto. Se il democristiano Loiero l'ha spuntata in Calabria in elezioni, in verità, un po' farsesche è solo perché la nomenclatura della sinistra ha evitato di contrapporgli un candidato vero. Morale della favola: mai come questa volta il centro-sinistra si è dimostrato per quello che è, e cioè una sinistra variegata, riformista e radicale, con la partecipazione tollerata e sofferta di un pezzo della ex-Democrazia cristiana rappresentata dai popolari di Marini e de Mita e dagli amici di Mastella.

E quel che accade nelle regioni, accade anche sul piano nazionale dove la figura di Romano Prodi, cattolico e democratico cristiano nonostante le recenti smentite, resisterà sino a quando la sinistra non lo ingloberà, digerendolo e assimilandolo. Non a caso in Europa i parlamentari della Margherita, partito al 70% fatto da democristiani doc, hanno abbandonato il partito popolare europeo formando un nuovo partito con i liberali inglesi di Watson e i neocentristi francesi. A questo punto non sappiamo se a sfidare Berlusconi tra 15 mesi resterà il democristiano Prodi o se, dopo questo rigurgito democratico pugliese, si possa stagliare all'orizzonte la figura di un post-comunista come Veltroni.

Una cosa, intanto è certa. Ogni giorno che passa il centro-sinistra è schiacciato sempre di più sulla sinistra nonostante le commoventi parole di Francesco Rutelli sulla fine della socialdemocrazia. E, se ci pensate, Rutelli, forse, ha anche una parte di ragione. La socialdemocrazia, almeno in Italia, sta finendo lasciando sempre più spazio alla sinistra radicale e antagonista rappresentata da Bertinotti, Asor Rosa, Diliberto, i Verdi, i no global e il correntone Ds di Cesare Salvi e di Fabio Mussi. E chissà se questo non sia un nuovo segnale di sgretolamento di un sistema politico che ormai non regge più da nessuna parte.



 
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