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24 gen 2005ITALIANI ALL’ESTERO – I lavori della Commissione episcopale per le migrazioni. Annunciato il convegno dei Missionari italiani nel mondo

 
(Italia Estera) BARI - “Le missioni cattoliche italiane - ha ricordato monsignor Lino Belotti, vescovo ausiliare di Bergamo e presidente della Commissione episcopale per le migrazioni (Cemi) - sono ovunque espressione di grande impegno pastorale: sono luoghi di aggregazione, di ascolto, di catechesi, di conforto spirituale.
E i missionari che vi lavorano sono testimoni di comunione (collaborazione con i preti locali, iniziative condivise, ricerca di risposte per le nuove sfide) e segni di speranza”. La relazione presentata dal vescovo al Consiglio permanente non è che il primo passo di una rinnovata attenzione al problema. Sono già in programma, infatti, due convegni.
 
Il primo, dedicato ai missionari italiani in emigrazione, si terrà dal 22 al 24 febbraio a Roma in collaborazione tra Cemi, Ministero degli italiani nel mondo e padri Scalabriniani. Il secondo, invece, dall'11 al 14 aprile a Bellaria Igea marina metterà a confronto, i preti italiani impegnati all'estero con quanti in Italia si occupano degli immigrati.
 
Nel corso dei lavori il  volto dell'emigrazione italiana del XXI secolo è stato definito un “giano bifronte”. Da un lato i più poveri, dall'altro i più “ricchi” (se per ricchezza intendiamo la cultura e il know how). Una realtà spesso dimenticata e che invece manda alla terra d'origine precisi segnali.
 
I giovani, in particolare, partono ancora. Secondo le ultime statistiche, 60mila ogni anno, in gran parte diretti verso la Germania. Partono in cerca di un lavoro, che molti però finiscono per non trovare. A meno che non si tratti di “cervelli” che vanno a cogliere all'estero opportunità di formazione, specializzazione e promozione professionale, difficilmente reperibili in Italia.
 
La situazione complessiva è stata esaminata dal Consiglio permanente a Bari, naturalmente con un occhio particolare alla situazione pastorale delle comunità italiane nel mondo.
 
 Analisi, dati e prospettive presentati dal presidente della Commissione episcopale per le migrazioni (Cemi), che ha anche fatto una specifica richiesta: “Per assicurare la continuità di un lavoro pastorale credibile - ha rimarcato - è necessario inviare entro due anni almeno 20 sacerdoti: 6 in Francia, 4 in Germania, 3 in Svizzera, 4 in Benelux, 3 in Inghilterra”.
 
Di qui l'appello “a incoraggiare l'invio di sacerdoti al servizio temporaneo di Chiese sorelle in Europa”, soprattutto al fine di “evitare che vengano chiuse missioni pastorali italiane in città importanti”.
 
La richiesta della Cemi è fortemente avvertita dai fedeli di queste missioni, soprattutto a causa dell'invecchiamento dei missionari oggi in attività. Al di là di tutto, comunque, è una realtà ancora molto viva ed efficace l'assistenza spirituale ai 4 milioni di nostri connazionali che vivono all'estero (ai quali devono aggiungersi i 50 milioni di oriundi di seconda e terza generazione).
 
 Nel mondo esistono, infatti, 461 centri, parrocchie e missioni che forniscono una cura pastorale anche in lingua italiana. Vi lavorano 516 sacerdoti, 166 suore e 45 operatori laici.
 
E a queste comunità fanno capo anche 37 testate giornalistiche con un bacino di 650mila lettori, più 6 radio in tutto il mondo. Metà delle missioni si trova in Europa (214), a favore di oltre 2 milioni e 300mila persone. L'altra metà è in Canada e negli Stati Uniti (210).
 
Nelle altre parti del mondo, ha ricordato monsignor Belotti, le realtà pastorali italiane sono proporzionate alle comunità esistenti e soprattutto concentrate nei grandi insediamenti: 40 in Australia-Oceania, dove vivono 150mila italiani; 15 in Africa del Sud e Maghreb, dove ci sono 70mila connazionali; 30, infine, in America Latina per più di un milione di italiani. Il loro coordinamento è affidato a un ufficio della Fondazione Migrantes, diretto da don Domenico Locatelli.
 



 
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