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Il voto degli Italiani all'Estero

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14 giu 2005VOTO REFERENDARIO E DINTORNI ++di Franco Santellocco++

ALGERI - (Italia Estera) - Ha avuto finalmente termine il tormentone referendario intorno ad un problema di coscienza che avrebbe richiesto serenità, riflessione, equilibrio, silenzio.
Abbiamo invece assistito, con disagio ed amarezza, ad un susseguirsi di scontri via via più aspri, ad un accavallarsi di posizioni faziose, a zuffe da cortile, ad una voglia di protagonismo che ha colpito indifferentemente tutti i livelli della cosiddetta “intellighenzia”, laica e clericale, che ci ha lasciato confusi e disorientati.
Gli appelli al voto indirizzati agli italiani all’estero sembravano un richiamo alla linea del Piave: votare non era più una scelta personale e di coscienza, ma un imperativo morale, una scelta fondante di libertà.
Si sono evocate scene di apocalisse, si è messa in gioco l’eventualità che una modesta partecipazione avrebbe incoraggiato i politici nostrani a rinnegare quanto ormai acquisito, il voto per le prossime elezioni politiche, si è voluto attribuire all’incompleto aggiornamento delle liste elettorali la responsabilità di un eventuale mancato raggiungimento del quorum (ma quanti fra gli italiani all’estero sanno che cosa indica  questa misteriosa parola?).
Ancora una volta, invece, gli italiani, in Patria ed all’estero, hanno mostrato maggiore saggezza di chi dovrebbe guidarli, delle centinaia di “opinion leaders” che si sono affannati a scannarsi nelle scorse settimane ed hanno effettuato una scelta praticamente equivalente, 20% di votanti all’estero, 25,9% in Italia.
Questa quasi equivalenza è tanto più rilevante ove si consideri il gigantesco flusso di informazioni, di pressioni, di conferenze, di appelli, urlati o meno, le centinaia di dichiarazioni di cui sono stati oggetto gli italiani in Patria a fronte della inadeguata, spesso assente e comunque modesta diffusione delle informazioni per gli italiani oltreoceano.
Occorrerà ora, con saggezza, dare un significato politico a questa gigantesca astensione su un  problema che coinvolge la nascita, la vita, i sentimenti, la coscienza, la sfera dell’io e dei propri convincimenti più profondi.
Ed è augurabile che tutti lo facciano con la serenità e la pacatezza che la serietà degli argomenti toccati richiede, senza che vengano urlate certezze che in questa circostanza si sono rivelate tali solo per una esigua minoranza.
Piace tuttavia ricordare che in occasione di questo referendum in Algeria ha votato il 38% degli ammessi al voto, pari al 45% delle schede realmente ricevute,  mostrando così un elevato livello di partecipazione civica alle vicende referendarie, frutto del coinvolgimento della comunità agli eventi nazionali, perseguito con determinazione e tenacia dall’unico Consigliere CGIE eletto in rappresentanza di Marocco, Etiopia, Kenya ed Algeria.
In quest’ultimo Paese il meccanismo organizzativo, capillare, messo a punto dalle strutture dell’Ambasciata e della Cancelleria Consolare, con il pieno coinvolgimento del COMITES e dell’Associazionismo, ha consentito di verificare la reale consistenza dell’elettorato presente, accertando sia l’irreperibilità di coloro che hanno definitivamente lasciato il Paese sia la assenza di connazionali temporaneamente rientrati in Italia.
A margine della consultazione referendaria ha suscitato stupito interesse negli Italiani all’estero la presa di posizione di un esponente politico di rilievo che, affrontando la questione del voto degli Italiani all’estero, sottolinea come a tutt'oggi l'Italia non sia ancora pronta per l'elezione dei parlamentari della circoscrizione Estero poiché si tratta di” un evento che creerà, quasi sicuramente, problemi di compatibilità con le politiche nazionali” per carenza di risorse,  difficoltà organizzative e di gestione della campagna elettorale nel mondo.
Lo stesso esponente richiede inoltre una revisione della legge eliminando il divieto per i residenti in Italia di candidarsi all'estero poiché essa sarebbe lesiva dei principi d'uguaglianza dell'elettorato.
E’ possibile che la legge non sia perfetta, come quasi tutte, che richieda dei correttivi, che le circoscrizioni debbano essere riviste (perché mai gli Italiani delle Bermuda debbono votare nella circoscrizione Europa, ad esempio?) ma sarebbe iniquo disconoscere la grande valenza politica, l'importanza e la validità di questa iniziativa legislativa che dà un tangibile segno di riconoscenza al contributo che le comunità italiane all’estero hanno portato alla rinascita ed alla diffusione nel mondo della nostra cultura e dei nostri interessi.
E’ appena il caso di sottolineare quanto appaia interessato il richiamo al divieto di candidare residenti in Italia alla Circoscrizione Estero.
Altrettanto evidente è l’interesse delle comunità all’estero di non inviare nel Parlamento nazionale “creature” delle Segreterie dei Partiti, ma un gruppo di pressione coeso che sappia, con la conoscenza delle problematiche locali, indicare sagge soluzioni a problemi decennali, operando con buonsenso ed autonomia le scelte più opportune.
Interpretazione dei risultati referendari, preparazione delle prossime elezioni nelle comunità all’estero: il richiamo alla saggezza ed alla pacatezza, ad una discussione serena ed equilibrata, appare indispensabile nei fatti.
Saranno, saremo capaci di farlo?
 
                                                                        Franco Santellocco



 
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