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19 giu 2005Una nota di Gino Bucchino: Un conto è la politica dell'emigrazione, un altro è barare

Una nota di Gino Bucchino, referente dei DS in Canada, a proposito del "non voto" sui referendum e sulle "non verità" raccontate agli emigrati
 
TORONTO - Quando leggiamo gli affanni dei nostri amici avversari politici dell'UDC e del CTIM del Canada il primo impulso è quello di non rispondere alle loro affaticate argomentazioni. Per vari motivi. Il primo è quello della assoluta perdita di tempo nel tentare di convincere gli amici avversari che, pur nel riconoscere loro che stanno facendo il proprio mestiere, le cose che dicono sono pura e futile propaganda che non convince proprio nessuno, anche perché le cose che dicono sono piene di clamorose bugie (come quando danno i proverbiali numeri a proposito delle elezioni del CGIE). Altro e forse più importante motivo è che i lettori delle Agenzie e dei Giornali, che gentilmente dedicano spazi e tempo alle nostre chiacchiere politiche, hanno ben altri interessi dello stare a seguire il nos tro scriverci addosso e, soprattutto, i pochi lettori che vi hanno interesse non sono certo i connazionali per i quali lavoriamo. Questi ultimi, che ammontano a centinania di migliaia di connazionali, non leggono le Agenzie. Seguono, semmai, i pochi minuti che RAI International ci dedica. Per il resto, i nostri connazionali ascoltano la radio e vivono la problematica dell'emigrazione nel loro quotidiano, sulla loro pelle, quando cercano, quasi sempre invano, di ricevere attenzione alle loro domande, quando si recano in Consolato o quando tentano di risolvere un quesito che riguarda la loro pensione. Questi nostri connazionali non li troviamo fra i lettori delle Agenzie, ma vivono e gravitano intorno alle loro storiche Associazioni. È  lì e alla radio che hanno sentito dire che avrebbero votato per il referendum. È alla radio che due anni orsono si sono sentiti rivolgere pressanti appelli per partecipare con il loro voto, per fare sentire all'Italia che c'erano anche loro. Per non mettere a repentaglio la conquista del voto all'estero. Ed è sempre alla radio che quest'anno, increduli, si sono sentiti dire dall'UDC e dal CTIM che questa volta  invece non dovevano votare. Bene, in tanti non hanno votato. Ma non perché non hanno voluto esprimere un loro diritto con il non voto. Non hanno votato perchè non hanno ricevuto il plico dal Consolato. Questa è la verità. Inutile dire che il líder maximo (simpatico, anche se non appropriato, questo appellattivo che mi rivolgete, ma almeno scrivetelo correttamente!) se la prende inutilmente con il Consolato. È stato un vergognoso scandalo e tale rimane. Comunque gli italiani che hanno votato, tutto sommato in molti, hanno votato nella stragrande maggioranza per il SÌ. E se hanno votato SÌ non lo hanno fatto perché vittime non responsabili di una vuota propaganda. Lo hanno fatto anche e soprattutto perché hanno avuto risposta alle loro domande. È stato spiegato loro dalla voce della radio e dalle pagine del nostro giornale quanto di difficle c'era da capire. E nella loro libera coscienza hanno potuto scegliere. Sì, grazie anche al lavoro di educazione che è stato fatto dal nostro Comitato del SÌ. Quando invece dall'altra parte sono solo arrivati inviti perentori, senza spiegare niente, a NON votare. 
Ripeto però che non è attraverso queste righe alle agenzie che facciamo con serietà il nostro lavoro nei confronti degli italiani all'estero. È nelle città, nelle strade assieme alle gente, nelle sedi delle Associazioni che dobbiamo andare a parlare e a convincere per confermare, anche con il voto politico, la nostra convinzione secondo cui gli italiani all'estero si riconoscono senza ombra di dubbio nel centro-sinistra. È lì che racconteremo agli italiani del Canada le bugie e la latitanza di un Governo di centrodestra che sta inutilmente affannandosi per toglierci il sacrosanto diritto del voto. Ed è lì  (e lo faremo nel dovuto rispetto all'impegno del Ministro Tremaglia) che  racconteremo alla gente della solitudine di questo inascoltato Ministro (di un Governo de l quale comunque fa parte) e dei compromessi che ha dovuto accettare, come quello di fare marcia indietro (che accettiamo di buon grado) sulle sue dichiarazioni di soli tre anni orsono, quando nel CGIE si batteva, con l'appoggio del solo CTIM, perché potessero essere candidati anche gli italiani non residenti all'estero. E a questo proposito sorge un legittimo dubbio. Che il Ministro sospettasse che un elettorato passivo riservato ai soli residenti all'estero fosse viziato di incostituzionalità? Non sarà  questa l'arma finale che i nostri "non amici parlamentari" tireranno fuori all'ultimo momento per congelare, rimandare e mettere la pietra finale sulla questione emigrazione? 
E, dato che ci siamo, chiederei sempre al Ministro Tremaglia come sia possibile aver dovuto digerire senza il dovuto grido di protesta la promessa, puntualmente disattesa, del Presidente del Consiglio di corrispondere a tutti i pensionati la maggiorazione sociale? Dopo la munifica elargizione del 2003 la beffa è arrivata puntuale negli anni successivi. Nessun pensionato all'estero, nel 2004 e nel 2005, ha ricevuto una sola lira. Anche di questo parleremo quando arriverà il momento di una sempre più improbabile campagna elettorale.  
 
                       Gino Bucchino, DS Canada
 



 
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