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01 lug 2005RAPANA' (CGIE-CANADA): Gli interessi della comunità italiana, prima di tutto

MONTREAL - (Italia Estera) - Rispondo alla “forte indignazione” che i miei colleghi del CGIEdel Canada: Gino Bucchino, Carlo Consiglio, Claudio Lizzola, Rocco Di Trolio, Domenico Marozzi, Alberto Di Giovanni hanno manifestato di fronte alla mia denuncia di fatti e di circostanze che sollevano seri dubbi sulla gestione del lancio di Rai International in Canada. Spesso nel corso di questi ultimi sei anni nella vicenda Rai ci siamo ritrovati in pochi a lottare, ma non per questo abbiamo mai abbassato lo sguardo dal nostro obiettivo che è sempre stato, e sempre sarà, quello di difendere gli interessi dei nostri connazionali e della comunità italiana.
I fatti ci hanno dato ragione!
Ci domandiamo dove erano i Bucchino, i Lizzola, i Consiglio, i Di Giovanni, i Marozzi il 21 novembre del 2003 e il 20 luglio 2004, quando la comunità italiana di Montreal e di Ottawa è scesa in piazza per avere Rai International? Ci domandiamo dove erano gli stessi, l’8 agosto del 2004, quando abbiamo consegnato 103.000 firme al CRTC (53.000 solo da Montreal); l’11 maggio 2004, quando abbiamo testimoniato davanti alla Commissione parlamentare dell’industria e della tecnologia, per bloccare il progetto di legge, denominato C2, che, se adottato, avrebbe criminalizzato i nostri connazionali, rei di prendere la Rai via satellite dagli Stati Uniti, e chiedere al Governo canadese di aprire le porte alle televisioni straniere. E in tantissime altre occasioni di lotta per avere Rai International in Canada.
Dopo tutto questo, ci sembra del tutto comprensibile che la gente continui a rivolgersi a noi per capire perchè, a distanza di tre settimane dal lancio ufficiale, non riescono ancora a vedere la Rai. Come è comprensibile, anche, che la stessa Bell si sia rivolta a noi per chiederci un aiuto a contattare i dirigenti di Rai International, che non si facevano trovare.
Da Winnipeg Sam mi scrive: “Vorrei comunque farti notare che ogni volta che leggo dalle varie agenzie che TUTTI GLI ITALIANI in Canada vedono RAI International questa e' una grossa bugia! Gli Italiani in Canada non risiedono solo a Montreal, Toronto e VAncouver. Ci sono anche quelli di Winnipeg, anche se meno numerosi  rispetto alle citta' precedentemente menzionate ma non per questo di serie "B". Ci sono Italiani a Thompson, The Pas, come a Brandon, Regina, ecc....Ebbene noi in MAnitoba stiamo ancora aspettando che la RAI arrivi attraverso SHAW Cable e MTS”.
Dalla stessa zona di Vancouver una testimonianza di Marco, ancora piu’ grave: Puoi ben aggiungere "STAR CHOICE" O' telefonato per aggiungere Rai International all'abonamento del T.V., e mi hanno detto che e' assolutamente exclusivo a Rogers. Allora io non vedro' Rai International.
Spero che Rogers possano dare l'opportunita di far abbonarsi con STAR CHOICE cosi lo possono dare ai loro abbonati come me.
Dalle Province atlantiche, Vincenzo da Moncton: Rogers non distribuisce il segnale perché non ci sono abbastanza utenti.
Davanti a queste testimonianze e dopo l’incontro con il Vice Presidente di Bell, Pierre Pugliese,  non biasimo la levata di scudi dei miei colleghi, comprensibilissima tra l’altro, se vista in una prospettiva pre-elettorale, ma piuttosto la loro leggerezza nell’affrontare un problema così grave che, a mio avviso, meritava invece un maggiore approfondimento da parte di coloro che dicono di fare gli interessi della Comunità italiana. Lo stesso Di Trolio da Vancouver, che oggi si dice indignato della mia presa di posizione, il 21 giugno ha scritto a Magliaro auspicando un accordo con il distributore Shaw Cable al più presto possibile. Tale distributore copre al 92% il territorio della British Colombia e gran parte dell’Alberta.
I miei colleghi, invece di indignarsi davanti alle mie prese di posizione, avrebbero fatto meglio a svolgere un’indagine presso i distributori via satellite in Canada. Avrebbero dovuto chiamare Bell Express-Vu e Shaw Cable, per verificare se le mie affermazioni fossero esatte. Inutile prendere in giro la gente con le belle e altisonanti promesse: “manterremo altissima la vigilanza”. Bisognerebbe chiedergli, come! Certe affermazioni sanno di stantio. Quello che ci interessa, comunque, oltre a non voler  dare lezioni a nessuno sulla differenza fra cavi e antenne, è che tutti gli italiani ricevano al più presto Rai International, senza ulteriori ritardi e che nessuno abbia il sospetto  che Rai International e coloro che si sono adoperati a farla venire in Canada, abbiano voluto favorire le società distributrici via cavo, mentre quelle via antenna stanno ancora a guardare le stelle, come i loro abbonati.  Solo nella zona di Montreal, il 40%  della popolazione di origine italiana riceve la TV attraverso l’antenna.
Ad ogni buon conto, vista l’ufficialità della cerimonia di lancio, con i messaggi augurali del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio, del Ministro degli Affari Esteri, del Presidente della Commissione di Vigilanza, del primo Ministro del Canada e visto che la Rai è concessionaria di un servizio pubblico, pensavamo che la diffusione sul territorio canadese  venisse trattata con più trasparenza, più imparzialità e con più rispetto nei confronti non solo delle società di distribuzione, ma anche nei confronti dei nostri connazionali che si sono tanto battuti per averla.  
Noi crediamo che né lo Stato italiano, né il Governo italiano, né la comunità italiana, né tanto meno il Governo del Canada si sarebbero mai voluti ritrovare ad essere strumentalizzati per fini commerciali, per favorire questa o quella compagnia di distribuzione. Per questo ci dispiacerebbe molto se Rai International  stesse prendendo tempo per concludere accordi con i distributori via antenna. Tutti sappiamo che, nel frattempo, molti utenti di Bell stanno cambiando fornitore, affrontando ulteriori costi.
Forse il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il Ministro degli Affari Esteri Gian Franco Fini, erano al corrente di tutto questo? Perchè credo che, alla fine, è alle massime istituzioni italiane, al Governo canadese e alla Comunità italiana che Direttore di Rai International Massimo Magliaro deve giustificare questo ritardo. Come pure dovra’ chiarire come mai ha affermato di essere in contatto con i distributori via satellite, mentre la più grande società di distribuzione via satellite in Canada Bell, si sia dovuta rivolgere al rappresentante del CGIE per essere ascoltata da Rai International.
Un’altra considerazione, non da poco. Il cavo non entra in tutte le case, come invece sembra voglia farci credere Massimo Magliaro. Vastissime zone urbane di Montreal e soprattutto delle periferie sono servite unicamente dall’antenna e quindi dire che “dal 5 giugno 2005, appena tre settimane or sono, finalmente il segnale di Rai International può essere diffuso in tutto il Canada” e come dire, a coloro che ci leggono in tutto il mondo, che  in Canada ci sono ancora gli Indiani con la testa pennuta che girano a  Cavallo.  
Infine, invito i miei colleghi ad essere più chiari e a dire cosa intendono quando affermano e cito: “Sappiamo con certezza che e’ stato fatto tutto quanto era possibile fare e anche qualche cosa di più”. Forse sanno cose che noi non sappiamo e non possiamo sapere?
Una persona di una grande cultura, una cara amica, scomparsa prematuramente qualche anno fa, diceva sempre “ricordati che dietro le cose che non sono chiare, o non c’è niente, o c’è il bluff”.
 
Giovanni Rapana’ – Consigliere CGIE Canada



 
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