ROMA - (Italia Estera) - Il fallimento del Governo nella politica degli Italiani all’estero non ha né limiti né precedenti: diritti civili, anagrafe, legge 153 (scuola e cultura), informazione, assistenza, rete consolare. È dell’ultima ora la notizia che il Console di Montréal ha in mente di rivedere (abolire?) la rete dei corrispondenti consolari, sulla quale poggiava quel poco che resta delle capacità di offrire “servizi” ai nostri concittadini.
Questa legislatura era chiamata a dare coerenza, un seguito di lavoro organico a quanto sancito dalla riforma costituzionale della precedente legislatura che ha riconosciuto il diritto dell’esercizio del voto in loco a milioni di connazionali all’estero. La situazione dell’AIRE è divenuta drammatica: le statistiche di avvicinamento fra le due anagrafi denunciano una discrasia di almeno 1,5 milioni. La situazione è seriamente compromessa. L’allineamento è fallito e si rischia che meno di 2 milioni di elettori riceveranno il documento per votare. E il problema non si è risolto né si risolverà con poche centinaia di digitatori. C’è stata solo una dichiarazione di principio non seguita dai fatti. Questa legislatura è capace solo di prosopopea (gli italiani all’estero devono essere visti anche come soggetti di protezione sociale, istituzionale, non assistenziale, di sussistenza).
Pensare che l’emigrazione italiana sia di destra è una stupidaggine. Ma forse questo non lo pensano più nemmeno loro, quelli della destra. Dopo le elezioni dei Comites e del CGIE hanno capito benissimo che gli italiani all’estero non sono loro territorio di caccia, tant’è vero che sono adesso loro, la destra, i primi a sollevare dubbi sul voto e sono stati loro che hanno ridotto a niente le rappresentanze degli italiani all’estero, rendendo inoperanti i Comites e inascolato il CGIE, perché non lo hanno trovato disposto a collaborare. Adesso sta a noi, ai partiti e alle Associazioni storiche dell’emigrazione che sono state sempre a fianco degli lavoratori emigrati.
Dobbiamo saper tradurre la nostra voglia di fare e rappresentare in messaggi che mostrino chiaramente qual è il nostro modello di società. Attenzione però a non cadere nel tranello delle promesse facili, perché lorsignori ci lasceranno un’Italia disastrata, ed ed è impensabile, e ne pagheremmo gravi conseguenze, fare una lista di promesse (pensione, assistenza sanitaria e assegno sociale a tutti…) che non potremo mantenere. Potremo però, e dovremo farlo, promettere un “buon governo” puntando sulla qualità dell’intervento di tutti i soggetti in campo: Regioni, Stato, Associazioni, Comites e CGIE. Potremo e dovremo promettere che manterremo sempre alta la rivendicazione della nostra identità e della nostra storia, che ci faremo in quattro per saper interpretare e ascoltare le esigenze diffuse e, soprattutto, proporre delle soluzioni. È questa la forza delle nostre associazioni e dei nostri partiti dell’Unione, e non il rullare dei tamburi dei meriti storici di una italianità patriottarda. Abbiamo da ascoltare, e ripeto ascoltare, una massa di giovani che hanno bisogno di ridisegnare i percorsi delle loro esigenze culturali, di trovare e definire la loro identità.
Abbiamo un grande potenziale, ma le case madri di riferimento sono davvero troppe. Dobbiamo avviare un processo di unità nella frammentazione della miriade di espressioni organizzate dell’emigrazione. Per questo è stato costituito il coordinamento dell’Unione degli Italiani nel Mondo, il soggetto politico degli italiani all’estero cui fanno riferimento tutti i partiti dell’Unione, che ha soprattutto il compito di allargarsi in dialogo serrato non solo con i partiti ma con tutto l’associazionismo nel rispetto delle loro autonomie.
Gino Bucchino