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29 lug 2005Prodi: ''Se vinciamo ritiriamo le truppe dall'Iraq''

ROMA - (Italia Estera) - ''L'Unione ha votato no al rifinanziamento delle truppe in Iraq e se il centrosinistra andrà al governo i militari italiani saranno ritirati come contingente di occupazione, perché il nostro compito sarà quello di aiutare la ricostruzione del Paese''. Lo ha detto il leader dell'Unione, Romano Prodi, a 'Repubblica Radio'. ''La madre di tutte le tensioni è il conflitto israelo-palestinese'', ha poi spiegato il leader dell'Unione. Che sulla guerra in corso in Iraq e il terrorismo dilagante afferma esserci un rapporto non diretto di causa-effetto, ma sicuramente un nesso, con il conflitto che ha alimentato il fenomeno del terrorismo internazionale. ''Non si può dire - spiega il Professore - che l'Iraq sia la causa del terrorismo ma le analisi ci dicono che la guerra ha peggiorato la situazione''.

La presa di posizione del leader del centrosinistra è stata subito criticata dalla maggioranza. Il segretario dell'Udc, Marco Follini, arrivando alla Costituente della casa dei moderati trova inopportuna la dichiarazione di Prodi: ''Spiace che Prodi chieda oggi il ritiro delle truppe dall'Iraq. Non è l'argomento giusto e il giorno giusto''. Più duro il commento di Adolfo Urso, Vice Ministro alle Attività Produttive, che attacca il Professore. "Il candidato dell'Unione" accusa l'esponente di Alleanza Nazionale "parla come e peggio degli ultrà di sinistra, qualificando con spregio il contingente italiano come "truppe occupanti", contraddicendo anche le risoluzioni dell'Onu". "Oramai è chiaro" conclude Urso che "Prodi cerca i voti dell'estrema sinistra, corteggia e rassicura Bertinotti ma, certamente, sconcerta tutti i moderati''. "L'irresponsabilità del prof. Prodi - aggiunge Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore di Forza Italia - , supera ogni limite: infatti, definire occupanti le truppe italiane in Iraq significa usare la stessa fraseologia dei gruppi italiani e internazionali piu' estremi e giocare con il fuoco. Non vorremmo che il prof. Prodi ricerchi a tutti i costi di imitare il modello Zapatero''. Il vice coordinatore di Forza Italia, ricorda anche a Prodi che i nostri soldati sono in Iraq in missione di pace sulla base di ben tre risoluzioni dell'Onu: la 1483, la 1511 e la 1546. Proprio per questo motivo Kofi Annan ha ringraziato il governo italiano".

Alle critiche risponde subito dopo lo stesso Prodi. Da Bologna sottolinea di ''aver semplicemente ripetuto quel che ho sempre detto: la natura della nostra missione deve cambiare rispetto a quella attuale''. ''Le nostre truppe - ha continuato - sono state e continuano ad essere chiaramente percepite come truppe occupanti''. ''Per questa ragione - ha aggiunto - d'altra parte, l'Unione ha votato nei giorni scorsi ancora una volta no al rifinanziamento della missione. Il compito che ci assumeremo, nel caso che la nostra coalizione arrivasse al governo dell'Italia, sarà esclusivamente finalizzato alla ricostruzione civile e materiale di quel martoriato paese''.

A favore dell'ex presidente del Consiglio intanto arrivano le dichiarazioni degli alleati. Interviene sulla questione Marco Rizzo, eurodeputato del Pdci che parla di ''atto di coraggio da parte di Prodi''. E spiega: ''Il centrosinistra è una coalizione seria e conseguente con quello che dice. Parole e fatti fra loro coerenti. Giustamente oggi Prodi chiede il ritiro delle truppe di occupazione, chiamandole per l'appunto col loro nome''. ''Ha votato no - aggiunge Rizzo - e coerentemente oggi asserisce che se vince l'Unione, predisporrà il ritiro delle truppe. Come ha fatto un altro Paese europeo, la Spagna, all'indomani della vittoria di Zapatero. Che senso hanno gli insulti gratuiti dell'onorevole Bertolini o lo stupore del vice premier Follini? Noi crediamo sarebbe bene venissero ritirati subito i nostri soldati dall'Iraq e si inviassero là architetti ed ingegneri per la ricostruzione''.

''Le reazioni scomposte del centrodestra alle dichiarazioni di Prodi sull'Iraq lasciano stupefatti: sono il segno evidente di un enorme imbarazzo'' sostiene poi Ermete Realacci, dell'esecutivo della Margherita. ''Ai nostri soldati in Iraq, impegnati su decisione del governo in una missione pericolosa e difficile, va il nostro pieno sostegno e tutta la nostra solidarieta'. Ma oggi sappiamo- sottolinea il diellino - che le motivazioni di questa guerra erano solo falsità. Non c'erano armi di distruzione di massa, e non c'era Al Qaeda: e ora l'Iraq si è trasformato in una università del terrorismo''. ''Non riconoscere queste verità - dice ancora Realacci - significa continuare a ingannare gli italiani. Né la necessaria azione comune contro la minaccia del terrorismo di matrice islamica puo' fondarsi sulla perpetuazione di queste menzogne''.




 
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