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01 ago 2005RASSEGNA/ IL GIORNALE: L’esercito in rivolta contro Prodi: «Ci offende, è un irresponsabile» - di Emanuela Fontana -

ROMA - (Italia Estera) - Le dichiarazioni di Romano Prodi sul ritiro delle «truppe di occupazione italiane» infiammano il dibattito politico, ma c'è un settore particolarmente sensibile alle frasi del candidato dell'Unione, ed è quello dei diretti interessati. I militari impegnati sul campo o quelli che da sempre difendono i diritti delle Forze armate, chi ha già vissuto esperienze di veri attacchi e chi vive da vicino quella che è invece una presenza «per la pace e la ricostruzione».
La risposta più dura a Prodi, perché viene da un alto grado dell'esercito, arriva dal capo di Stato maggiore della Difesa, l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, ieri in visita al contingente italiano a Bagdad: i militari impegnati nella missione Antica Babilonia possono essere sicuri «del sostegno forte del governo - ha sottolineato - del Parlamento, di tutti gli italiani, a prescindere dagli schieramenti e dall'opposizione o meno alle operazioni militari in Irak». Senza mai citare Prodi, Di Paola gli ha indirizzato un messaggio diretto: «Questo sostegno non verrà a mancare nemmeno in futuro, in caso di formazione di un nuovo governo», ha precisato ancora il capo di Stato maggiore ai soldati nell'ex palazzo presidenziale, ora sede del comando di coalizione.
Le parole del leader dell'Unione sembrano aver infastidito a vario livello le Forze armate italiane. «Trovo le parole irresponsabili - commenta il maresciallo Domenico Leggiero, responsabile del comparto Difesa dell'Osservatorio militare -. Anche se non le avrei condivise, le avrei capite se fossero arrivate da Fausto Bertinotti, che ha sempre avuto una posizione coerente. È un'offesa che arriva da uno degli autori di un grosso mistero, il caso uranio». Leggiero ricorda che in Kosovo, nella missione approvata dal governo di centrosinistra, «andammo a sparare, e senza poterlo neanche dire, non potevamo dirlo. Le frasi di Prodi di adesso sono disarmanti e preoccupanti. Fa propaganda alle spalle delle Forze armate». Precisa di voler parlare come «cittadino» offeso Luca Tartaglione, segretario del gruppo intermedio di rappresentanza delle forze operative terrestri. A titolo personale, spiega dunque che dichiarazioni come quelle di Romano Prodi «in effetti mettono ancor di più l'Italia a rischio di attentati e non rendono onore alle vittime cadute in attività di supporto alla pace. Siamo apprezzati anche dalle Ong internazionali per il nostro lavoro. Abbiamo inserito anche tante ragazze nel nostro contingente per trovare un dialogo con il mondo islamico. Mi sembra chiaro che Prodi punti a un consenso elettorale a sinistra». Le truppe italiane non possono essere definite di occupazione, spiega invece il generale in pensione Silvano Bigongiari, ex comandante della brigata Garibaldi, perché «i nostri soldati sono andati in Irak per portare qualcosa, non per prendere o per depredare. Forse Prodi ha le idee confuse. Queste sono almeno le riflessioni di un soldato offeso». È una missione, quella irachena, «per portare benessere e democrazia. Queste parole sono offensive per i nostri uomini che che sono arrivati in Irak dopo l'intervento bellico a cui non abbiamo partecipato».
Altra questione fu la guerra in Kosovo: «Quella volta sì - ricorda il generale - furono fatti salti mortali per dire che non erano truppe di occupazione. I nostri interventi aerei dall'altra parte dell'Adriatico erano un po' “particolari”, o sbaglio? Prodi sta cavalcando l'emotività scatenata da assassini e vigliacchi attentatori». La moglie di un pilota per due volte in missione in Irak commenta: «Sono parole che pesano, che fanno male. Sono gli iracheni che dicono ai nostri soldati di non venire via. Credo che Prodi abbia paura delle primarie e di Bertinotti. Vorrei poi sapere qual è il programma della sinistra per le Forze armate dopo il ritiro». Sergio Zini, paracadutista sottufficiale, parlando da «civile offeso» per le dichiarazioni di Prodi, sottolinea: «I miei colleghi non sono in Irak a occupare o a sparare, ma ad aiutare. L'esercito italiano rappresenta l'Italia e in tanti ci hanno fatto i complimenti per il nostro operato. Quando la popolazione irachena sarà pronta le nostre truppe andranno via. Prodi non dovrebbe parlare così, soprattutto dopo il giallo delle carte sull'uranio». 
                                                         Emanuela Fontana




 
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