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30 ago 2005PANICO E LACRIME PER LE “AUTOCANDIDATURE” ++dell'Avv. John Adamo* ++

SAN FRANCISCO - I servitori dei partiti politici nel collegio elettorale dell’America del nord e centrale sono presi dal panico. Questi concepiscono la politica come un loro feudo privato e noi cittadini come loro semplici sudditi. Sono impauriti perche’ i candidati indipendenti minacciano il loro piccolo mondo fatto di privilegi e giochi di potere.

Non viviamo nel mondo feudale del Medioevo ma in una democrazia moderna. Quando questi signori dicono di non conoscere gli esponenti indipendenti di spicco é la prova che si sono autoisolati nei loro castelli. Non volendo accettare che in democrazia la scelta appartiene ai cittadini, la vecchia guardia contrattacca degradando le candidature indipendenti col termine “autocandidature.” Naturalmente si rendono ben conto dell’ironia dietro questa “accusa.” Infatti sanno che in una democrazia tutte le candidature sono “autocandidature” e sono gli elettori a decidere democraticamente per chi preferiscono votare. E quando descrivono come una cosa negativa il fatto che un candidato indipendente viaggia molto per essere vicino alla gente, dimostrano di non capire che la democrazia significa proprio chiedere il voto dagli elettori ed esporsi al pubblico con le proprie idee ed i propri programmi.

Tutto questo i partiti non lo vogliono digerire. Vogliono scegliere loro i candidati e imporci i loro servitori, pertanto lanciano i loro palladini a degradare le scelte democratiche e libere. Continuando di questo passo, e non avendo loro niente da offrire all’elettorato, questi diventeranno dei meri predicatori dell’odio verso quei candidati indipendenti che, invece, un programma costruttivo e positivo ce l’hanno.

Viene in mente l’immagine del ragazzino che esce con il suo pallone a giocare con gli amici. Perdendo la partita si mette a piangere gridando “E’ mio il pallone!” come se il suo piagnucolio potesse trasformare la sconfitta in vittoria. Con l’avvicinarsi delle elezioni con il voto all’estero, stiamo assistendo alla stessa scena, ma questa volta i ragazzini piangenti non sono altro che i servitori dei partiti.

Con il voto all’estero i politici di Roma vogliono imporci lo stesso sistema
partitico che funziona cosí bene per loro in Italia, seppur sempre a scapito
dei cittadini. Hanno macchiato il vero significato della parola “politica,” il che vuol dire tutelare gli interessi dei singoli cittadini. Per questi signori la politica e’ uno strumento che deve servire esclusivamente per i loro interessi personali.

Quando votiamo, noi cittadini italiani residenti all’estero avremo due scelte:
(1) votare per candidati selezionati dagli stessi partiti politici che ci hanno
sempre trascurati; o (2) scegliere candidati che possono veramente rappresentarci proprio perche’ indipendenti dai giochi di potere del sistema politico.

Il promotore del voto all’estero, Mirko Tremaglia, Ministro per gli Italiani
nel Mondo, tutto questo l’ha capito. Ecco perche’ ha ribadito che i partiti non devono
imporre le loro liste all’estero inquinando l’unita’ che noi italiani all’estero abbiamo
costruito con le associazioni, l’impegno civile, il lavoro di volontariato, ed
il rigore morale e sociale.

Sara’ il cittadino a scegliere chi sara’ il rappresentante migliore. Un candidato scelto da un partito si trovera’ indebitato fin dall’inizio al partito che lo ha appoggiato e non verso il cittadino. Il candidato non vincolato ed indipendente dovra’ rispondere a noi cittadini italiani all’estero che l’abbiamo eletto.

*L’avv. John Adamo e’ Segretario del COM.IT.ES per la circoscrizione
consolare di San Francisco. Scrive a titolo personale. Il suo indirizzo e’ adamo50@juno.com





 
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