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25 ago 2005LA FINESTRA DI MARIO BASTI

Un appello alla RAI Dateci musica classica
BUENOS AIRES - 25 AGO - (Italia Estera) - Una FINESTRA inconsueta, caro lettore, quella di oggi; non dovrei neppure firmarla, perché in realtà non l’ho scritta io, se non poche righe soltanto.
A scriverla sono stati eminenti intellettuali italiani, concordi nel rivolgere un appello accorato alla RAI, che condivido senza nessuna riserva, anzi penso che, come me, lo condividono tanti amici lettori. L’ha pubblicato l’8 agosto il Corriere della Sera e credo non me ne voglia se lo pubblico anch’io associandomi alla richiesta per quel che riguarda specificamente RAI International, quella cioè che da Roma viene trasmessa per noi italiani all’estero.
Questo il testo dell’appello rivolto da insigni intellettuali italiani alla RAI, come è stato pubblicato dal Corriere della Sera col titolo “Appello alla Rai: Musica classica sparita dalle reti. Datele piú spazio”:
Un appello accorato alla Rai perché vi sia più musica classica nei nuovi palinsesti, “non come ora: poca e a notte fonda”. A proporlo e scriverlo è Vittorio Emiliani, ma l’hanno firmato numerosi intellettuali. “Il trattamento che negli ultimi anni la Rai ha inflitto alla musica sinfonica, operistica, da camera, al balletto e anche al jazz è decisamente avvilente -si legge-. Soppressa la rubrica “All’Opera!”• condotta da Antonio Lubrano, restano gli sparuti concerti sinfonici o qualche opera, e la rubrica “Prima della prima a notte fonda su Raitre. Tutto qui. Nonostante che l’emittente pubblica ricavi del canone pagato dagli utenti oltre la metà delle proprie entrate, essa si comporta peggio che Mediaset, la quale normalmente programma, senza canone, due appuntamenti musicali, sabato e domenica mattina, in orario decoroso.”
E conclude: “Chiediamo al nuovo Cda, presidente e vertice aziendale di far cessare col prossimo autunno-inverno l’umiliante trattamento inflitto nei programmi Rai alla grande musica e che dia spazio, in orari civili, ad una vera e continua stagione di opere e concerti”. Hanno sottoscritto l’appello, tra gli altri, Accardo, Viad, la Fracci, Stajano, M.T. Giordana, Cassese, Borrelli.
Fin qui l’appello degli intellettuali italiani che sottoscrivo e, per conto mio rivolgo a RAI International sperando che anche da essa venga preso in considerazione. Quando sul finire degli anni ‘90 si prese a Roma la lodevole decisione di soddisfare l’annosa richiesta di trasmissioni della RAI per noi delle comunità italiane all’estero, lo si fece certamente nella convinzione che questo efficace strumento di informazione, diffusione e promotion, avrebbe favorito un ricongiugimento ideale fra l’Italia e gli italiani nel mondo, favorendo al tempo stesso un aggiornamento di conoscenza della realtà italiana mutata dopo la separazione a volte troppo lunga. Inoltre avrebbe certamente contribuito a un rafforzamento delle radici italiane nei nostri figli nati all’estero. In altre parole RAI International avrebbe contribuito a rafforzare il legame fra il nostro Paese e gli italiani costretti all’involontario esilio (e i loro figli nati nei Paesi d’accoglienza) e l’immagine dell’Italia nel mondo sarebbe notevolmente migliorata. Previsioni, speranze, propositi che, in generale, si sono dimostrati ben fondati, per cui l’iniziativa di RAI International va considerata a ragione fra quelle più positive nei rapporti fra l’Italia e noi.
Pur tuttavia nell’elaborazione di programmi e palinsesti non sempre si è cercato - è la mia opinione personale - di identificare le reali aspettative di tutti i destinatari dei programmi, specialmente dei programmi culturali. Mercoledì ho scaricato da Internet i programmi fino a sabato 20 agosto ed ho avuto l’impressione che a RAI International siano convinti che a tutti noi italiani all’estero le uniche cose che interessano - oltre naturalmente all’informazione e a Rubriche di attualità - siano Fiction, Intrattenimenti, qualche film e canzoni vecchie e nuove: in quattro giornate, per quasi 24 ore al giorno, un solo concerto: “Uto Ughi un violino per otto autori” alle 0,15 ora argentina di sabato!
Puó anche darsi che comici e cantautori abbiano più pubblico, ma perché non dare un po’ di spazio anche a chi preferirebbe ascoltare un’opera, o un concerto sinfonico o di musica di camera? Non tutti i giorni, ma almeno nei fine settimana? Verdi, Rossini, Puccini, Vivaldi, Paganini e tanti altri famosi in tutto il mondo non erano italiani e meritevoli pertanto di essere ascoltati in un telemedio italiano? E la Scala non è più a Milano, non è a Roma il Teatro dell’Opera, La Fenice a Venezia, l’Arena a Verona e il San Carlo a Napoli e gli altri templi della musica che ci invidiano nel mondo intero? Accontentiamo pure i fans dei cantautori, ma pensiamo anche a chi preferisce ascoltare un’opera italiana e deve andare a cercarserla a una emittente televisiva di Londra o di Berlino.
Grazie fin d’ora se l’appello sarà raccolto. Avrei anche un’altra richiesta da presentare, un altro appello da rivolgere, ma sarà per un’altra volta.

                                                                   MARIO BASTI




 
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