MANTOVA - (Italia Estera) - E’ emigrante di quarta generazione, la sua famiglia è di origine campana ed abruzzese, è il presidente della Niaf, che proprio quest’anno compie 40 anni. Kenneth Ciongoli è orgoglioso della sua italianità, anche se la lingua di Dante la capisce, ma quasi non la parla.
Eppure questo apprezzato neurologo del Vermont dice di sentirsi allo stesso tempo orgogliosamente americano e non capisce – citando George Washington – come si possa essere fedeli a due diverse nazioni. A Rimini, in un colloquio che ci ha concesso a margine del Meeting di Comunione e Liberazione, ci ha confessato tutte le sue perplessità rispetto al voto per gli italiani all’estero, ma ci ha anche spiegato come gli italo americani siano il ponte insostituibile fra la Penisola e Washington anche in termini di relazioni politiche ed economiche.
Presidente Ciongoli, come nasce la National Italo American Foundation ?
“E’ una organizzazione senza fine di lucro che si propone di aiutare la comunità a mantenerne vivi i valori e le tradizioni propri, facendo si che il pubblico in genere ed i mezzi di comunicazione in particolare siano al corrente dei contributi degli italiani alla storia ed al progresso degli Stati Uniti. Fu fondata giusto quarant’anni fa da due parlamentari, Peter Rodino e Frank Amunzio, che si proposero insieme al miliardario Gino Paolucci di radunare le persone di maggior successo della comunità italiana. Pensate all’elenco di grandi società che hanno avuto vertici italiani negli ultimi dieci anni: IBM, 3M, Burberry’s, Mc Donald’s, General Motors, Mgm, Daimler Chyrsler e Baush and Lomb, solo per citarne alcune. Oggi la NIAF è, tra le varie organizzazioni, quella che maggiormente rappresenta gli oltre 20 milioni di cittadini italo-americani negli Stati Uniti. Intendiamo preservare il meglio della tradizione italiana e combattiamo anche i pregiudizi residui contro gli italo amiercani. Sono molti meno di un tempo, ma non sono scomparsi del tutto, basti pensare alla serie televisiva “The Sopranos”.”
A suo giudizio è sufficientemente riconosciuto il ruolo degli italo americani nella società statunitense ?
“No, non abbastanza, e non parlo solo del fatto che è stata scoperta da Cristoforo Colombo. Parlo di uno straordinario contributo alla storia americana, esploratori come Caboto, Verazzano e Malaspina, pensatori come Filippo Maggei, o a grandi personaggi politici, ultimi l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani e il giudice della Corte Suprema Anthonin Scalia. Ciò che più s’invidia oggi all’Italia è l’insieme di valori culturali, per cui l’amore verso i figli non è visto come debolezza, e la famiglia ha un ruolo non secondo rispetto alla carriera.”
Che tipo di attività svolge la Niaf?
“Oltre al famoso gala annuale, che serve per raccogliere fondi e a cui spesso è intervenuto il presidente degli Stati Uniti, ci sono molte iniziative soprattutto rivolte ai nostri giovani, nel campo educativo e culturale, per promuoverne gli studi universitari, ma anche nei campi della poesia, degli affari e dello sport. Con il programma “The Gift of discovery”, il dono della scoperta, un migliaio ogni ano vengono a visitare l’Italia. E spesso promuoviamo anche viaggi perché gli italiani si avvicinino alla realtà statunitense. C’è poi un altro programma cui tengo molto “Students to leaders”, che è teso a introdurre i giovani nei meccanismi del governo e della politica pubblica. Molti che lo hanno frequentato hanno fatto strada come Mario Gabelli, o Jack Valenti. Da non dimenticare poi molti programmi di diffusione della lingua italiana, a cominciare dalle scuole americane”.
Qual è oggi, al di là di qualche residuo luogo comune, l’immagine italiana negli Stati Uniti?
“E’ eccellente, perché la maggior parte degli americani si è resa conto che l’Italia fa parte del G8 e che l’Italia svetta in tantissimi campi. Si pensi solo agli elicotteri migliori del mondo, che presto trasportano anche il presidente degli Stati Uniti: noi abbiamo fatto lobby a favore dell’Agusta, e lo abbiamo fatto anche per tante altre imprese italiane. Di conseguenza non deve stupire che gli Stati uniti abbiano interesse nel sostenere decisamente la posizione italiana nella riforma dell’ONU, osteggiando la richiesta tedesca di un seggio permanente nel consiglio di sicurezza. Noi, come Niaf, abbiamo avanzato la proposta che l’Italia entri nel consiglio al posto della Francia. In ogni caso oggi l’Italia è il miglior amico che gli Usa abbiano in Europa, insieme alla Gran Bretagna”.
Che cosa pensa della concessione del diritto di voto, attivo e passivo, per gli italiani all’estero?
“Non mi convince perché la maggior parte degli italiani all’estero vive in altri paesi e vi è pienamente inserita. George Washington, il primo presidente degli Stati Uniti diceva che non si può essere fedeli a due Stati diversi, non si può avere la stessa passione per due nazioni. Dunque il voto va bene per un italiano che viva all’estero, ma abbia conservato la propria cittadinanza, non va bene se ha la cittadinanza di un altro paese. Il mio sangue è italiano, ma sono un cittadino degli Stati Uniti d’America. Per quale ragione devo votare o magari anche essere eletto nel parlamento di un altro paese, anche se questo si chiama Italia?”
Gli italo americani hanno qualcosa da chiedere all’Italia?
“No, anzi siamo grati per il supporto dato agli Stati Uniti in Afghanistan ed in Iraq. Italiani ed americani sono cugini e grazie all’azione congiunta dei due popoli il mondo può essere migliore. E’ la saggezza italiana che può rendere il mondo migliore.