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Il voto degli Italiani all'Estero

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Messaggero di sant'Antonio
Italiani d'Argentina
  
14 set 2005Clausola italiana ++di Marco Basti++

BUENOS AIRES - 14sett. - (Italia Estera) - Giorni di campagna elettorale in Argentina. Giorni di campagna elettorale anche per la comunità italiana in Argentina che, fra qualche mese, nella prima metà del 2006, potrà eleggere per la prima volta i suoi rappresentanti, senatori e deputati, al Parlamento italiano. Si tratta di una grande responsabilità per tutti i cittadini italiani residenti in Argentina, perché dovranno scegliere dei candidati che conoscano i problemi della nostra comunità, perché la rappresenteranno, ma anche la realtà italiana, perché il Parlamento è, o dovrebbe essere, l’espressione della volontà del popolo, e quindi degli interesse dell’Italia e degli italiani. Di tutti.

Si tratta di una grande responsabilità che l’Italia ci ha affidato, che non può essere presa sottogamba, e che è espressione, in Argentina più che in qualsiasi altro Paese al mondo, della profondità di legami tra la terra di partenza degli emigrati e la terra dove essi hanno costituito le loro famiglie. Si tratta di una dimostrazione di fiducia non solo nei nati in Italia, ma anche e soprattutto nelle nuove generazioni di cittadini italiani nati all’estero, nel nostro caso, dei cittadini di doppia cittadinanza nati in Argentina.

Ma, come dicevamo sopra, sono giorni di campagna elettorale in Argentina. Si tratta delle elezioni di metà periodo, quelle sulle quali molte volte si gioca la possiblità di rielezione di un Presidente. Il mese prossimo gli argentini eleggeranno deputati e senatori per rinnovare il Parlamento argentino. E l’appuntamento ci porta a riflettere, ogni volta che qui si vota, sul voto degli stranieri nelle elezioni argentine.

Come è noto, gli stranieri possono votare nelle elezioni locali in varie province e città, tra cui la Provincia di Buenos Aires e la città Autonoma di Buenos Aires, cioè i due distretti con il maggior numero di elettori dell’Argentina. Gli stranieri residenti nella Provincia di Buenos Aires e nella Capitale possono eleggere legislatori nelle legislature locali e anche il Capo del Governo, nel caso della Città Autonoma di Buenos Aires. Ma devono chiedere l’iscrizione all’elenco elettorale per stranieri, per cui pochi votano, dato che prima devono scomodarsi per andare a iscriversi e poi c’è la possibilità di identificare il voto degli stranieri, che non necessariamente - anche se probabilmente - poi coinciderà con quello dei nati in Argentina.

Molti anni prima che ci fosse il voto degli italiani all’estero in Italia, prima ancora che fosse modificata la legge di cittadinanza italiana, l’avv. Dionisio Petriella, uno studioso di questo e di altri problemi della nostra comunità, proponeva che gli italiani residenti in Argentina potessero votare, dopo un periodo di residenza nel Paese, nelle elezioni argentine (e lo stesso valeva per gli argentini residenti in Italia) e se rientravano in Italia, stabilendo la residenza nella Penisola, ricuperavano i diritti politici quali cittadini italiani, e quindi votavano in Italia. La proposta fu poi concretata nel Trattato di Doppia Cittadinanza fra l’Italia e l’Argentina, che consentì a molti italiani - che erano stati costretti a prendere la cittadinanza argentina per ragioni di lavoro - di riacquistare la cittadinanza italiana che, mentre avevano la residenza in Argentina, rimaneva quiescente, in riposo, e si risvegliava, cioè ricuperava tutti i suoi effetti, al rientro in Italia.

Poi la modifica della legge sulla cittadinanza in Italia e la successiva approvazione della legge sul voto, superarono, per quanto riguarda l’Italia, gli effetti cercati dalla proposta che sosteneva il dott. Petriella.

Ma che succede con il voto degli stranieri e diciamolo pure, con il voto degli italiani in Argentina?

A suo tempo, ma in momenti diversi, gli allora senatori Fernando De La Rúa, Jorge Reynaldo Vanossi e José Octavio Bordón, presentarono altrettanti progetti nel parlamento argentino per far votare gli stranieri con almeno trenta anni di residenza in Argentina e anche Carlos Menem durante la sua presidenza, inviò un progetto per il voto degli stranieri nelle elezioni di deputati e senatori.

I timori di quanti si sono opposti ai progetti, derivavano dalla convinzione che dare il voto agli stranieri impegnava a darlo anche a molti emigrati dai Paesi limitrofi che, risiedendo in zone di frontiera, avrebbero potuto un giorno favorire l’annessione di zone di frontiera argentina ai loro Paesi d’origine. Un argomento che oggi, con il consolidamento delle democrazie e delle istituzioni nel continente, sembra di poco peso.

Ma ammesso che si voglia usare questo argomento per opporsi al voto degli stranieri, basterebbe far scattare la clausola italiana e cioè far votare nelle elezioni nazionali argentine, i cittadini stranieri dei Paesi che fanno votare nelle proprie elezioni nazionali - come è il caso dell’Italia - i cittadini che hanno la doppia cittadinanza, come è il caso degli italiani, nati in Argentina, che sono in possesso delle due cittadinanze e quindi votano sia nelle elezioni argentine, sia nelle elezioni italiane.

Non c’è niente di più giusto. E pochi strumenti di integrazione possono essere così efficaci. Perché i nostri dirigenti non prendono contatto con i politici argentini, con i numerosi candidati alle prossime elezioni, per invitarli a sostenere una iniziativa in questo senso?

Forse è arrivata l’ora di far presente ai politici argentini che gli italiani si sono conquistati da tempo e abbondantemente il diritto a eleggere chi dovrà governarli. Difficile credere che il loro voto possa portare a governi peggiori di quelli che abbiamo avuto.

MARCO BASTI/TRIBUNA ITALIANA




 
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