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18 ott 2005La seconda conferenza nazionale sull'America Latina a Milano, con la partecipazione del presidente del Venezuela Chavez - Il presidente brasiliano Lula è intervenuto in videoconferenza.

MILANO, 18 OTT -(Italia Estera) - La seconda conferenza nazionale sull'America Latina che ha iniziato ieri i suoi lavori e che si concluderà oggi a Milano, fra l'altro con la partecipazione del presidente del Venezuela Hugo Chavez, serve anche "a dare la sveglia all'Unione Europea perché riscopra l'America Latina come un partner essenziale" E’ Roberto Formigoni a dirlo. Il presidente della Regione Lombardia,  ha organizzato  questa conferenza in collaborazione  con la Camera di Commercio di Milano e il ministero degli Affari Esteri.
 "In questi ultimi anni - ha spiegato Formigoni - qualcosa fra Unione Europea e America Latina non ha funzionato. Si è creata una distanza crescente che non si nota solo sul piano economico ma diplomatico". Finora infatti, secondo Formigoni, i vertici che si sono susseguiti hanno portato "pochi successi pratici". Per questo motivo il governatore propone una "strategia di rilancio dei rapporti con il Sud America" che inizi con una chiarificazione tra tutti i paesi europei di origine latina come Spagna, Francia e Portogallo con l'obiettivo "di fare - ha detto - massa critica nell'Unione Europea per dare dinamismo a questi rapporti". E in questo senso è importante, secondo Formigoni, "una rapida firma dell'accordo fra Unione Europea e Mercosur e, fra l'altro, una riduzione dei sussidi agricoli europei per migliorare l'accesso dei prodotti agricoli dall'America Latina".
 "Siamo orgogliosi del ruolo che la Lombardia ha giocato in questi anni" ha concluso il governatore ricordando gli impegni dalla Regione nell'internazionalizzazione delle sue aziende ma anche nella collaborazione in campo sanitario o nel settore della formazione.
 
Il presidente del Venezuela Hugo Chavez  prima di intervenire alla Conferenza, alla Camera di Commercio si è incontrato con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. I colloqui sono durati  circa un' ora e un quarto. Al termine dell' incontro Chavez ha salutato giornalisti, fotografi, operatori senza però rilasciare alcuna dichiarazione. Altrettanto ha fatto Berlusconi. Prima di lasciare la sede della Camera di Commercio Berlusconi e Chavez si sono abbracciati. All' incontro erano presenti anche l' amministratore delegato dell' Eni, Paolo Scaroni, e quello dell' Enel, Fulvio Conti.
Chavez, nel suo intervento ha detto: "Non vogliamo regalare petrolio come abbiamo fatto per 100 anni, vogliamo usarlo per l'economia del nostro Paese"
E proprio del potenziale dell'America Latina e in particolare del suo Paese ha voluto parlare Chavez, che ha ricordato come il Venezuela abbia la prima riserva mondiale di petrolio, 350 miliardi di barili contro i 20 miliardi che possiedono gli Stati Uniti. E' questo l'apporto che il Venezuela porta al Mercosur, dopo sei anni in cui ha richiesto l'ingresso. "Ed è questa - ha aggiunto il presidente - la causa della disperazione degli Stati Uniti. L'invasione in Iraq era per il petrolio, e le aggressioni contro di noi erano per il petrolio". "Con gli Stati Uniti - ha detto - non c'é possibilità di dialogo. Una volta integrati fra noi e aumentate le nostre forze, solo allora potremo negoziare con il governo più potente del mondo. Gli americani sono più forti anche dell'Impero Romano". "Noi - ha ribadito Chavez - non vogliamo regalare il petrolio ma siamo disposti a condividere i nostri approvvigionamenti di energia con altri popoli, in condivisione anche con l'Europa". Il Venezuela infatti possiede anche l'ottava riserva di gas del pianeta, che equivale a 130 trilioni di metri cubi. "Le riserve con Bolivia, Brasile, Perù e Argentina - ha proseguito - garantiscono un approvvigionamento di energia per un secolo per gli stati dell'America Latina". Chavez ha ammesso di voler creare un asse, anzi, "un'enorme area che vada da Caracas a Brasilia a Buenos Aires dove si concentra uno sforzo per la libertà". "Da 200 anni - ha affermato - abbiamo guadagnato l'indipendenza politica, manca quella economica. Uniti la si potrà raggiungere per arrivare allo sviluppo sociale", cioé a rendere meno evidenti le forti disuguaglianze che esistono nel continente.
 Una opinione quest'ultima condivisa anche dal presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, che è intervenuto in videoconferenza. "Questo è un momento virtuoso per l'America Latina", ha spiegato Lula riferendosi non solo alla democratizzazione dei Paesi del Sudamerica, ma anche alle "politiche di integrazione che aiuteranno a crescere in modo univoco". "Credo - ha concluso il presidente brasiliano - che il XXI secolo sarà il secolo dell'America Latina. Perderemo l'etichetta di continente povero".
 
CHAVEZ RICORDA GRAMSCI E GARIBALDI
Hugo Chavez si è poi recato alla Camera del Lavoro di Milano. Un bagno di folla. E’ stato accolto  con canti partigiani, slogan di lotta e sventolio di bandiere rosse e cubane da oltre un migliaio di persone, assiepate nel piazzale antistante la Camera del Lavoro, dove il presidente venezuelano è stato invitato per un incontro con i Movimenti. Parlando dal balcone che, come ha ricordato il presidente della Camera del Lavoro, fu usato per l'ultima volta nel'45, per annunciare la liberazione dal nazifascismo, Chavez ha ricordato e reso omaggio ad Antonio Gramsci e Giuseppe Garibaldi. "Qui rendo omaggio a un grande bolivariano, un bolivariano infinito nella sua grandezza - ha detto - Garibaldi, unificatore d'Italia e del suo popolo. Molti si ispirarono a lui e lui si ispirò a Simon Bolivar, infatti il popolo italiano e quello venezuelano hanno una comune ispirazione alla battaglia per cambiare il mondo e salvare la razza umana".
 Chavez ha poi ricordato "un altro grande italiano che ha a che fare con la rivoluzione bolivariana: Antonio Gramsci, le cui 'Lettere dal carcere' sono più vive oggi di quando le scrisse". "In Venezuela, quando ero in prigione, ho letto i suoi scritti e sono diventato - ha sottolineato - un gramsciano convinto, spesso mi ispiro a lui".
"Gramsci dice che c'é vera crisi storica quando  qualcosa sta morendo, noi siamo pronti a una nuova rivoluzione, ma il processo è appena nato". Ciò che sta morendo, secondo l'ex militare, è il capitalismo, che si sta rivelando - come diceva Mao Zedong - una tigre di carta. "Se guardiamo i numeri del deficit degli Stati Uniti, ossia 750 miliardi di dollari di deficit commerciale e 400 miliardi di dollari di deficit fiscale, possiamo dire che il capitalismo è nella fase della tigre di carta e perciò è il momento di organizzarsi: contadini, lavoratori, giovani, studenti, pensatori, popoli del mondo - ha urlato dal balcone - unitevi


 
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