L’Iran ''se dovesse dotarsi di armi nucleari, sarebbe una minaccia per il mondo"
GERUSALEMME –(Italia Estera) - Il ministro degli Esteri e vice Premier Gianfranco Fini è in visita in Israele. Al termine di un incontro a Gerusalemme con il ministro degli Esteri israeliano Sylvan Shalom, Fini ha sottolineato che, se Teheran ''dovesse dotarsi di armi nucleari, sarebbe una minaccia non solo per Israele: di qui la necessità che il Consiglio di sicurezza si occupi quanto prima di questa importante questione''. ''Auspichiamo che la prossima riunione del Consiglio dei governatori dell'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica) a novembre decida di sottoporre il dossier iraniano al Consiglio di sicurezza, rompendo qualche titubanza che fin qui c'è stata'', ha detto Fini.
Da parte sua, il ministro degli Esteri israeliano ''ringrazia'' tutti per ''l'estesa condanna alle dichiarazioni del presidente iraniano'' ma avverte: ''La comunità internazionale deve fare di più se vuole impedire l'incubo nucleare''. Shalom si è poi detto ''non sorpreso'' per le minacce arrivate dal presidente Mahmoud Ahmadinejad: ''Sappiamo quali sono le vere intenzioni dell'Iran, che è un problema non solo per Israele, l'Iran sta sviluppando missili in grado di colpire città europee''.
I colloqui con Shalom hanno chiuso la visita di Fini in Israele, iniziata questa mattina con l'incontro con il premier israeliano Ariel Sharon. Nel corso dell'incontro è stato discusso il tema della pace con i palestinesi. Il premier israeliano, ha detto il titolare della Farnesina, mantiene ''una fermissima determinazione'' a procedere lungo ''il doveroso cammino'' del processo di pace con i palestinesi. Per Fini è inoltre importante che l'Europa in generale e l'Italia in particolare, continuino a lavorare ''per rafforzare il clima di fiducia tra la leadership israeliana e quella palestinese, essendo chiaro che sono le uniche due in grado di costruire una pace duratura''. Per raggiungere questo scopo, ha continuato Fini, ''bisogna garantire la sicurezza dello Stato di Israele'' ed è necessario che la comunità internazionale dia ''una risposta forte e unitaria alle gravissime e inaccettabili minacce iraniane''.
Dal canto suo Israele si è detto favorevole all'ipotesi di ''un ruolo dell'Unione europea come terza parte per il controllo del valico di Rafah'', al confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. ''Sharon - ha riferito Fini - mi ha ribadito che Israele è favorevole a un impegno diretto della Ue e ritiene che con Solana (l'alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, ndr) si debbano valutare le possibilità concrete di tradurre in realtà questa ipotesi''. Nel ricordare che lo stesso auspicio ad ''un ruolo più attivo '' dell'Unione europea era venuto ieri dal presidente palestinese Mahmoud Abbas, il titolare della Farnesina ha quindi parlato di un quadro positivo sulla possibilità di assunzione di questa responsabilità, sottolineando pero' come ''il problema sia nelle modalità'', se per l'Ue si tratti di un ruolo ''operativo'' piuttosto che ''notarile''.
''E' evidente che, se si tratta di un ruolo operativo e attivo, con l'Ue volta non solo a registrare il rispetto degli impegni presi a Sharm, ma anche a rimuovere eventuali cause di inadempienza, il problema è oggettivamente complicato. Credo che l'Ue si debba interrogare sulla possibilità di assumere un ruolo attivo in uno scenario certamente ancora molto delicato'', ha spiegato Fini annunciando che già domani farà qualche telefonata ai suoi colleghi europei e a Solana. In sostanza, per il ministro degli Esteri, bisogna capire se si tratterà di inviare al valico di Rafah semplici osservatori o una forza con compiti di polizia: ''e' la differenza tra il compito di chi ha un ruolo notarile, di verifica, e il compito di chi è invece preposto ad un intervento, ad agire''.