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04 nov 2005L’ASSOCIAZIONISMO SI RIAPPROPRI DELLA SUA CAPACITÀ RAPPRESENTATIVA ++di Franco Santellocco++

ALGERI - Il fenomeno associativo dei connazionali all’estero è ben noto, un associazionismo non solo nazionale, ma anche regionale.
Le affinità con la Regione di provenienza, spesso con il Comune da cui partirono un tempo lontano i genitori o i nonni, costituiscono un legame profondo che favorisce la consapevolezza di  appartenenza alla comunità.
I collegamenti con la famiglia di origine vengono spesso perseguiti con curiosità, talvolta con determinazione, i confronti fra i ricordi e i racconti dei vecchi sono evocati con interesse, i raffronti fra una realtà lasciata da lustri e quella ritrovata suscitano desiderio di approfondire conoscenze, abitudini, costumi, tradizioni.
E’ un associazionismo che non conosce barriere ideologiche, ma sente fortemente il richiamo di una comune appartenenza ad una identità nazionale o regionale.
Rappresenta e coagula attese, aspirazioni, richieste nei confronti della comunità nazionale, al cui sviluppo ha preso parte dapprima con l’emigrazione, alleggerendo spesso con enormi sacrifici il peso sociale che gravava sul Paese e poi con la mole monetaria delle rimesse, contribuendo in maniera sostanziale al benessere di Regioni e Comuni altrimenti sfavoriti.
Non si fa incantare dalle sirene dei Partiti nazionali poiché è consapevole che essi non hanno mai risposto alle sollecitazioni ed al desiderio di partecipazione alla vita nazionale, inascoltato per più di cinquant'anni.
Sospetta o forse sa con certezza che i candidati delle Segreterie dei Partiti, una volta eletti, saranno sommersi nel magma dei gruppi parlamentari e coinvolti nella dialettica interna certamente distratta, dopo le elezioni, rispetto ai problemi dei connazionali all’estero.
L’associazionismo quindi rimane, come nel passato, il più solido ed efficace strumento di difesa delle comunità italiane.
E’ nel suo ambito che vanno individuate le persone oneste, sagge e capaci, che abbiano già avuto nel loro passato una esperienza di vita “pubblica” nella cerchia delle comunità italiane all’estero, che ne conoscano vitalità e ricerca di riconoscimento specifico.
La loro responsabilità sarà grande: è pur vero che dovranno prepararsi a legiferare per la stragrande maggioranza del tempo su materie di interesse nazionale, ma anche pronti a rappresentare interessi ed aspettative delle comunità cui fanno riferimento, senza illusioni rispetto a soluzioni miracolose o proposte utopistiche e demagogiche.
L'obiettivo che l’insieme delle associazioni deve proporsi è quello di portare in Parlamento un folto gruppo di moderati, capace di ispirarsi alle migliori esperienze legislative dei Paesi di residenza e di introdurre nelle nostre aule parlamentari una ventata di idee nuove, individuate in una lunga esperienza di vita nell’ambito delle comunità e non nelle chiuse stanze delle segreterie dei partiti metropolitani.
Il faro che deve guidare questi Parlamentari è soltanto l’interesse delle comunità, senza lasciarsi irreggimentare in alcuno schieramento.
Chi afferma che scegliere candidati provenienti dall’associazionismo e non dai partiti tradizionali potrebbe nuocere alla causa degli italiani all’estero, poiché troppo poco numerosi sono i Parlamentari che li rappresentano, dimentica che il mondo della emigrazione è diventato, come mai nel passato, parte integrante della politica estera nazionale.
I governi dei Paesi di accoglienza sono spesso sensibili agli umori delle comunità presenti sul territorio ed il loro atteggiamento può anche essere pesantemente influenzato.
Non risponde quindi a verità che il peso del gruppetto di parlamentari sarebbe esiguo: il suo peso specifico è enorme qualora si evochi l’influenza che esso saprebbe proiettare nelle comunità rappresentate.
Le associazioni non devono lasciarsi sottrarre dai partiti nazionali la capacità di proporre i candidati: li scelgano nel loro ambito, ne esaminino le capacità, studino il programma, si mobilitino con l’entusiasmo di cui hanno così spesso dato prova.
L’A.I.E. si rende disponibile, anche attraverso un suo rappresentante di vertice, ad elaborare programmi e candidature affinché il mondo della emigrazione si liberi dalle pastoie della partitocrazia imperante in Madrepatria, che nel corso dei decenni ha mostrato tutti i suoi egoistici limiti nella capacità di rappresentare gli interessi delle comunità italiane all’estero.
Il tempo ormai è prezioso e le elezioni del 2006 bussano alle porte:
Le prossime elezioni saranno un duro cimento: soltanto organizzazione, unione e determinazione possono condurre al successo l’affascinante ipotesi che il mondo complesso della emigrazione sia rappresentato dalle sue associazioni storiche e non dalle Segreterie dei Partiti nazionali.
 



 
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