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20 nov 2005Un referendum e un presidente: ed anche all’estero fiducia e ottimismo

Editoriale di Nino Randazzo su"Il Globo" di Melbourne e "La Fiamma" di Sydney del 21 novembre 2005 

MELBOURNE - (Italia Estera) Due particolari linee di sviluppo della vicenda interna italiana e del confronto politico degli ultimi giorni presentano alcuni collegamenti positivi sia per le prospettive generali del Paese che per gli interessi e i sentimenti di gran parte degli italiani all’estero.
Primo: come atteso, temuto e scontato, la devolution di poteri dallo Stato alle Regioni e lo stravolgimento della seconda parte della Costituzione italiana hanno concluso l’iter parlamentare a colpi di maggioranza, senza spazi di approfondimento e riflessione, con quel tipo asfittico di dibattito contingentato e ridotto al minimo che nei Parlamenti dei Paesi anglofoni molto appropriatamente si chiama “ghigliottina”. Comunque, per fortuna il pacchetto legislativo, l’attentato che mira a minare le basi, e ad incrinare i principi fondanti dell’unità e della solidarietà nazionale, l’esca avvelenata della Lega di Bossi che l’intera coalizione di governo non ha esitato ad ingoiare insieme all’amo e al piombo della lenza padana cui era appesa, non potrà diventare un ordinamento in vigore prima di un referendum popolare.
Secondo: come riportato in un servizio a parte di questa stessa edizione del giornale, i portavoce di una componente maggioritaria, di governo e d’opposizione, dell’intera compagine parlamentare si sono già pronunciati in favore dell’offerta di un secondo incarico settennale al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il cui mandato scadrà alla fine del prossimo giugno.
Il quadro generale si presta, nonostante le ombre del momento, a qualche utile considerazione e slancio di ottimismo. Perché non è pensabile, in primo luogo, che un intero popolo dove i frutti dell’unità e della democrazia sono stati fra alti e bassi sperimentati possa accettare supinamente una manovra dalla portata di questa sovvertitrice riforma costituzionale. E poi, all’appuntamento del referendum ci saranno anche gli italiani all’estero col loro voto postale, e neppure in questo caso è pensabile che tra i custodi più gelosi dell’immagine e delle memorie della terra di nascita ci possa essere una risposta negativa all’appello chiaro e semplice a salvare l’unità d’Italia. Si vedranno e valuteranno allora, ancor più che nella prima espressione storica di un voto politico nel primo semestre del 2006, la misura e la natura della reazione degli italiani nel mondo e del loro contributo all’abbattimento di una mala pianta etichettata come “federalismo” da un rabido leghismo che tutti gli italiani, vicini e lontani, finisce col toccare e sporcare.
Se a tanto si aggiunge la prospettiva di una riconferma del presidente Ciampi (alla quale comprensibilmente la Lega Nord si oppone con aspra determinazione), ne conseguirebbe una duplice vittoria: sui nemici interni dell’unità nazionale e sui nemici dell’identità italiana dentro e fuori dei patri confini. Perché il presidente Ciampi, oltre ad autorevole garante della Costituzione nel momento in cui subisce un autentico attentato demolitore, resta anche, con i suoi costanti richiami ai valori più alti della democrazia e della libertà, un’antitesi e un antidoto alla spinta anti-unitaria e al disegno anti-italiano di cui il Carroccio si gloria. Sapere allo stesso tempo che anche gli italiani all’estero avranno un ruolo nella difesa di valori messi a repentaglio da sciagurate campagne di separatismo, tensione e scontro nord contro sud, Regioni ricche contro Regioni svantaggiate, e che avranno a fianco un capo di Stato da sette anni impegnato senza soste in un’appassionata missione di coesione e solidarietà fra tutte indistintamente le componenti della società, ha l’effetto di un’iniezione di fiducia e ottimismo.


NINO RANDAZZO




 
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