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19 nov 2005L’editoriale di Corrispondenza Italia

ROMA - (Italia Estera) - Pubblichiamo qui di seguito l’ultimo numero del notiziario di Corrispondenza Italia a cura dell’Istituto Nazionale per l’Assistenza Sociale (INAS) ente di patronato della Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL
Patronati sotto attacco? A pensar male si fa peccato ma (forse) si indovina. Se lo Stato decidesse di fare a meno dei patronati, a rimetterci sarebbero la povera gente e gli emigrati

ROMA - Noi del Patronato Inas-Cisl non apparteniamo alla categoria di quelli che teorizzano secondo il motto per cui “a pensare male si fa peccato ma si azzecca la verità”.
E dunque non pensiamo che le difficoltà frapposte dal Consiglio di Amministrazione dell’Inps all’approvazione del protocollo di collaborazione messo a punto congiuntamente dai patronati e dall’amministrazione dell’Istituto previdenziale, siano una conseguenza zelante della campagna di stampa montata contro il ruolo dei patronati sindacali, da parte di alcuni esponenti del governo e delle forze politiche della maggioranza.
Ma detto questo, le preoccupazioni per la situazione di stallo venutasi a creare, ci sono tutte.
L’aria che tira infatti, è quella di una spinta a cosiddette liberalizzazioni dei servizi sociali che non sono soltanto ostili alla nostra funzione ma abbasserebbero ulteriormente il livello di concreta fruibilità dei diritti per milioni di cittadini appartenenti agli strati popolari meno protetti.
Difatti, per quel che riguarda il protocollo con l’Inps, non riusciamo a capire per quale motivo il consiglio di amministrazione dell’Istituto avanzi le sue obiezioni.
Nel protocollo è prevista la possibilità per i patronati di accedere al Casellario delle posizioni assicurative dei lavoratori. Qualcuno del consiglio di amministrazione dell’Inps ha osservato che se si concede questa possibilità si viola la legge sulla privacy. Questa possibilità però non esiste giacché noi, come patronato, ci muoviamo solo dopo aver ottenuto il mandato dell’interessato. Comunque, è possibile firmare ugualmente il protocollo stralciando questo punto e rinviandolo ad un accordo da allegare successivamente, in attesa che il ministro del lavoro stabilisca le linee guida per l’accesso ai dati.
Non si può peraltro dimenticare che l’80% delle pensioni dell’Inps passano attraverso i patronati. Ma le ingiuste calunniose accuse, secondo cui, passando attraverso il patronato, in realtà si ha il solo effetto di moltiplicare la litigiosità, facendo crescere il livello del contenzioso previdenziale, è priva di ogni fondamento statistico.
D’altra parte il protocollo prevede un impegno da parte nostra a selezionare con attenzione le situazioni che meritano una causa. La prudenza è la nostra regola: i patronati infatti promuovo appena il 6% del contenzioso di cui “è vittima” l’Inps; e nell’80% dei casi abbiamo vinto.
Ecco dunque che si fanno largo i “cattivi pensieri” di cui abbiamo parlato all’inizio: Dapprima lo stesso presidente Berlusconi, poi il ministro dell’Economia hanno detto che tenere in piedi i patronati è un regalo del governo ai sindacati.
Intanto va precisato che in Italia i patronati sono 26. Non c’è quindi un monopolio dei confederali: anche i lavoratori autonomi hanno i loro patronati. Inoltre, se lo stato dovesse sostituirsi a noi, spenderebbe molto di più. E valga il vero. Difatti, nei patronati lavorano 8 mila persone, comprese quelle che operano nei paesi di emigrazione, che si sostituiscono anche alla pubblica amministrazione per quel che riguarda le informazioni sullo stato sociale.
Se lo Stato decidesse di fare a meno dei patronati, dovrebbe spendere di più o ridurre il servizio. Questa sarebbe una scelta scellerata: interi territori sarebbero abbandonati e a rimetterci sarebbe la povera gente e gli emigrati.
Anche a questo proposito però, ci assale la tentazione di peccare con qualche altro cattivo pensiero: non sarà che si vuole, attraverso questa strada obliqua, dissuadere e scoraggiare la povera gente dalla pretesa di vedere soddisfatti i propri diritti sociali?
Non sarà che si pensa di tagliare il deficit e il debito pubblico facendo pagare il conto salato ai più deboli?
E non sarà che la “mano pubblica” vuole rastrellare, per questa strada, un po’ di soldi dei lavoratori e degli imprenditori? Non dimentichiamo infatti che non è lo Stato o l’Erario a tirare fuori le risorse che vanno ai patronati. Si tratta invece di contributi versati agli enti previdenziali dai lavoratori. Su questi versamenti si opera poi uno storno dello 0,226% che costituisce il fondo per i patronati.
Tali risorse vengono poi ripartite in base alle attività di patrocinio e di tutela certificate rigorosamente dal ministero del Lavoro. L’INAS-CISL, in questo quadro complessivo, non si scoraggia, anzi, ogni giorno tutti i nostri operatori sono sempre più impegnati a realizzare il progetto: fornire un servizio di qualità alle persone che ne hanno bisogno! (Corrispondenza Italia/Italia Estera)



 
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