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28 gen 2006Apertura dell'anno giudiziario nelle Corti d'Appello di tutta Italia, l'Anm diserta le cerimonie

ROMA, 27 genn. -(Italia Estera) -  Apertura dell'anno giudiziario nelle Corti d'Appello di tutta Italia con le relazioni dei presidenti (e non più dei procuratori generali, come stabilito dalla legge delega di riforma dell'ordinamento giudiziario) sull'amministrazione della giustizia nel 2005. I magistrati hanno disertano le cerimonie d'inaugurazione ed organizzato contromanifestazioni in segno di protesta contro la riforma dell'ordinamento giudiziario, ''evidenziando anche lo stato di disastro in cui è lasciata la giustizia - spiega il presidente dell'Anm (Associazione Nazionale Magistrati) Ciro Riviezzo - con carenza di risorse e scarsa organizzazione''.
Da registrare la presa di posizione di Roberto Castelli. Il ministro della Giustizia dice che: “ L'assenza dei magistrati dell'Anm è il solito atto di cieca contrapposizione al governo. E' curioso che i magistrati, che sono i principali attori della giustizia, insistano a dire che la giustizia va male''. E aggiunge: ''Per me il momento del confronto serio e costruttivo è avvenuto ieri in Cassazione, oggi non riscontro alcuna novità. Spero che nelle varie Corti d'Appello non ci si sia limitati ad attaccare le decisioni del governo e del Parlamento, ma si sia parlato anche del funzionamento dei distretti che è lo scopo centrale di queste manifestazioni. Tutto il resto è un 'déjà-vu'''.

A Roma,  a  nome dell'Anm interviene nel corso della cerimonia il presidente del Tribunale Luigi Scotti. La giustizia in Italia è ''una macchina scassata''. E le riforme messe in campo dalla maggioranza di centrodestra ''non hanno aiutato certo a ripararla'', anzi spesso ''si sono messe di traverso nella gestione ordinata della giustizia'', sottolinea Scotti. ''Sono moralmente'' dalla parte dell'Anm, premette il presidente del Tribunale capitolino, ma ''sono qui istituzionalmente e doverosamente'', anche per ''parlare degli effetti negativi che alcune leggi avranno sui tempi dei processi, sul funzionamento della macchina giudiziaria''. Scotti, però, ha voluto cogliere l'occasione anche per rivolgersi ai magistrati: ''Attenzione, perché la vostra credibilità si gioca sul crinale dell'efficienza. Un'efficienza smarrita. Ecco il nostro grido di dolore, chiediamo scusa alla collettività per quello che non siamo riusciti a fare''.
 Il sottosegretario alla Giustizia Jole Santelli nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario difende il ''coraggio'' delle scelte legislative compiute dal governo in 5 anni, attraverso la scelta di ''soluzioni profonde e radicali'' che incidono sulla ''complessa struttura del sistema''.  La riforma dell'ordinamento giudiziario -  afferma la Santelli -  ''non è contro la magistratura'', ma ha l'obiettivo di offrire ai cittadini ''un servizio giustizia efficiente, responsabile e professionale''.
 Con la riforma è stata scelta una soluzione ''equilibrata'': ''La riforma - sottolinea il sottosegretario Santelli - si situa nel solco dei principi fondamentali che la Costituzione prevede a presidio dell'indipendenza della magistratura e che sono improntati ad aumentare il grado di indipendenza ed efficienza della stessa''. Santelli rispedisce al mittente alcune delle critiche al provvedimento.
Santelli rivendica poi le ''sostanziali modifiche'' introdotte al Codice di procedura civile e le riforme importanti del Diritto societario e di quello fallimentare. ''Tutti gli operatori di giustizia e gli studiosi - evidenzia Santelli - sono concordi nel ritenere che era assolutamente necessario intervenire. Purtroppo si è eluso il dibattito sereno sul merito preferendo astratte accuse di strumentalità''.  Santelli si dice dispiaciuta per la protesta dell'Anm: ''Mi spiace che anche quest'anno la magistratura associata abbia deciso di protestare''. ''Se pur nel confronto o nello scontro di diverse posizioni - dice l'esponente di governo - nessuno di noi può perdere di vista il fatto che i nostri ruoli sono esclusivamente svolti in funzione e nell'interesse dei cittadini. Probabilmente il tempo sanerà queste ferite - conclude - me lo auguro di cuore''.
Roma, la relazione del  presidente della Corte d'Appello Giovanni Francesco Lo Turco .  ''In un periodo, come quello in cui stiamo vivendo, caratterizzato da vicende che coinvolgono importanti settori economici, finanziari ed istituzionali del Paese, con ricadute che investono l'intero corpo sociale, voglio segnalare che la magistratura sta compiendo ancora una volta e fino in fondo il proprio dovere di difensore della legalità. Questo d'altra parte il suo compito istituzionale'', è quanto sottolinea il presidente della Corte d'Appello di Roma Giovanni Francesco Lo Turco davanti ad un parterre d'eccezione. ''Per raggiungere concretamente l'obiettivo della ricostruzione del sistema giustizia - osserva - non è peraltro sufficiente che i magistrati siano autonomi ed indipendenti è necessario infatti che essi vengano anche dotati di adeguati mezzi e risorse e siano chiamati ad applicare leggi chiaramente formulate, potendo disporre di procedure snelle e razionali. Risultato arduo ma che può essere raggiunto con un impegno comune di Parlamento, governo e magistratura''.
Nel corso della relazione, Lo Turco dice di non poter evitare di ''mettere in rilievo lo stato purtroppo ancora intollerabile dell'amministrazione della giustizia, i danni prodotti da alcune innovazioni legislative, l'inadeguatezza delle risorse umane e dei mezzi a disposizione per rispondere ad una domanda di giustizia sempre più crescente''.
A MILANO  I magistrati dell' Anm non hanno partecipato alla cerimonia per l'inaugurazione dell'Anno Giudiziario, per protesta contro la riforma dell'ordinamento giudiziario che, in un volantino, hanno definito ''controriforma che per un verso risulta del tutto ingestibile, peraltro riporta indietro di 50 anni il modello di magistrato, limitando nell'autonomia e l'indipendenza previste dalla Costituzione a garanzia dei cittadini''.
E Giuseppe Grechi, presidente della Corte d'Appello di Milano afferma che ''L'ingestibile riforma dell'ordinamento giudiziario, che è stata voluta contro le opinioni della Curia, del Foro e della Accademia, mai così unanimi, non solo sembra negarci ogni prospettiva di modernità, ma rischia di riportarci indietro nel tempo''. Grechi si è detto ''rammaricato per l'assenza dell'Associazione Nazionale Magistrati, ma comprendo e condivido le ragioni di questa protesta''. Dito puntato contro ''la nuova disciplina del falso in bilancio che ''ha determinato in sostanza una radicale depenalizzazione della materia, in gravissima controtendenza logica rispetto al continuo emergere di fatti estremamente rilevanti di criminalità economica''. Gli effetti della legge nota come 'ex Cirielli' rendono tra l'altro di fatto impossibile l'applicazione dei benefici nei confronti di larga parte dei detenuti. Tutto questo, secondo le stesse previsioni ministeriali, farà aumentare drasticamente la popolazione carceraria''.
Trieste - Il presidente della Corte d'Appello, Carlo Dapelo, incentrando il discorso sulla situazione della giustizia italiana in relazione agli standard e agli impegni europei, osserva che ''il prestigio internazionale dell'Italia appare gravemente compromesso dalla ripetute inadempienze ad obblighi assunti in organismi sopranazionali che impongono una riforma strutturale del nostro sistema processuale''.  Dapelo si sofferma in particolare sui 'tempi ragionevoli' del processo in Italia, più volte richiamata per l'eccessiva lentezza della giustizia, che ha posto in discussione ''la permanenza dell'Italia nell'ambito degli Stati di diritto rendendola passibile della sanzione della sospensione o della espulsione dal Consiglio d'Europa''.
Torino - Il presidente della Corte d'Appello di Torino, Francesco Novità dà un giudizio 'amaro' sulla riforma dell'ordinamento giudiziario nella sua relazione. Novità ripercorre brevemente le innovazioni introdotte dalla riforma, rispetto alle quali ''resta l'amarezza per gli intenti con cui sono state elaborate: intenti spesso dichiaratamente punitivi e 'normalizzatori' nei confronti della magistratura nel suo complesso oltre che di singoli magistrati, ai quali si può solo rimproverare di aver svolto i propri compiti con grande dedizione, nel rispetto delle leggi vigenti e secondo coscienza''.
Bologna - ''A due anni circa dal clamoroso crac Parmalat tutte le criticità tecnico-giuridiche sono state sostanzialmente risolte'', rileva il presidente della Corte d'appello di Bologna Manlio Esposito. Parole dure nei contronti della riforma, ''il nuovo ordinamento giudiziario non rappresenta uno strumento per conferire efficienza ad una ansimante organizzazione, ma sicuramente lascia intravedere un ribadito momento di ricercata mortificazione, un momento di un più ampio e punitivo disegno poi esplicitato nell'ampiezza di un decreto delegato''. Per Esposito ''è difficile non pensare, di fronte alla fermissima determinazione dimostrata, che si sia voluto riformare i magistrati prima ancora di riformare i codici di rito e prima ancora di occuparsi seriamente dell'organizzazione di ciò che serve veramente per far funzionare la giustizia, vale a dire regole del processo e strutture personali e materiali''. A tal proposito Esposito richiama una frase pronunciata dal procuratore generale Francesco Pintor all'inaugurazione dello scorso anno giudiziario: ''La mortificazione del pubblico ministero sembra essere l'obiettivo principale della riforma'' facendo ventilare che ''la dipendenza dall'esecutivo è il traguardo prossimo venturo''.
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, ha avuto parole polemiche nei confronti della relazione tenuta dal presidente della Corte d'Appello di Bologna Manlio Esposito. ''Sono in grande imbarazzo - ha commentato Giovanardi abbandonando l'aula della cerimonia quando erano previsti alcuni interventi - per i toni offensivi che sono stati usati nei confronti di un Parlamento sovrano. Toni che respingo con sdegno''. A chi si riferisce?, hanno chiesto i giornalisti: ''Mi riferisco a quelli usati nella relazione iniziale che contiene critiche assolutamente immotivate e processi alle intenzioni sulle riforme che un Parlamento democratico ha varato''. ''Sono venuto qui per l'apertura dell'anno giudiziario - ha aggiunto - non per partecipare a 'Ballaro''. Ma almeno a 'Ballaro'' c'e' il dibattito fra le parti, che possono confrontarsi''.
Napoli - Nel corso dell'anno trascorso è emerso un dato preoccupante, rispetto al fenomeno dei minori extracomunitari, privi di documenti di identificazione, dediti all'accattonaggio ovvero a manovalanza nei furti o nello spaccio di droga, i quali, ad esperienza penale conclusa, tornano anche in altri territori, nel circuito della devianza e del delitto. Così riferisce il presidente della Corte di Appello di Napoli, Raffaele Numeroso. ''Il nostro sistema giudiziario, per sua natura complicato, pletorico, macchinoso, inefficiente e lento, è reso ancora più difforme dalle linee di tendenza proclamate e da una grave e progressiva carenza di mezzi'', avverte il Procuratore generale della Corte di Appello di Napoli, Vincenzo Galgano. ''Secondo alcuni - prosegue - gran parte dei problemi che il Parlamento si è impegnato a risolvere non coincidono con il perseguimento dell'interesse collettivo''.
Reggio Calabria - Il presidente della Corte d'Appello di Reggio Calabria Pasquale Adorno rileva come, ''nonostante l'efficace e meritoria azione di contrasto di tutte le forze dell'ordine, l'incidenza del crimine organizzato sul tessuto sociale e sulle attività produttive è ancora elevato, giungendo a permeare la vita amministrativa di molti comuni, a condizionare appalti e servizi pubblici, a minare alla base la vita sociale con la capillare diffusione della droga, a incidere sullo sviluppo economico con la pratica corrente dell'usura e dell'estorsione che azzerano la capacità di azione di piccoli e medi imprenditori in ogni settore delle attività produttive''. Adorno quindi mette in evidenza come ''la 'ndrangheta oltre a condizionare le attività imprenditoriali non ha mai rinunciato a condizionare la politica, e il recente delitto di Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale, costituisce l'esempio più recente e clamoroso, dalle chiare connotazioni mafiose: un omicidio eccellente per il quale alcune ipotesi investigative sembrano sottolineare la pista che conduce alla realtà della sanità pubblica''.
Palermo - ''Cosa nostra attraverso le estorsioni, le intimidazioni, gli attentati incendiari e l'inserimento nel mondo degli appalti, non ha affatto allentato il suo pesante, violento, ed esteso controllo sulle attività economiche sociali e politiche nel territorio''. A tracciare un quadro a tinte molto fosche è il presidente della Corte d'Appello di Palermo, Carlo Rotolo. Secondo la relazione del magistrato sono aumentati i delitti di estorsioni (+28,98%); l'usura (+53,70%); il riciclaggio (+20,55%); la corruzione (+50%). Al vertice della mafia resta sempre l'imprendibile Bernardo Provenzano. La conferma arriva ''da indagini e dal tenore di intercettazioni captate''. E ''una delle maggiori fonti di arricchimento e di potere - aggiunge - è quella degli appalti pubblici''. Rotolo punta poi il dito contro ''la zona grigia che rappresenta la vera forza della mafia'', ''il patto fra mafiosi e personaggi operanti all'interno dei gangli amministrativi e burocratici'' che ''costituisce il primo e forse più pernicioso livello di infiltrazione mafiosa''. Poi la denuncia di problemi nell'organico dei magistrati ma anche della ''cronica carenza del personale amministrativo''. Un altro punto della relazione riguarda la ''netta recrudescenza del fenomeno della criminalità extracomunitaria a causa dell'incessante flusso migratorio proveniente dai Paesi del Nord Africa''.
Catania - ''Mi limito a prendere in esame i primi riflessi pratici della riforma per evidenziare come si sia già ampiamente manifestata la tendenza dei magistrati ad 'emigrare' dagli uffici requirenti e accedere ai giudicanti''. E' quanto afferma il presidente della Corte d'Appello di Catania, Guido Marletta nella sua relazione.
 



 
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