CITTA' DEL VATICANO, 8 feb – Benedetto XVI durante l'udienza generale del mercoledì nell'Aula Nervi ha ricordato la figura del missionario ucciso domenica in Turchia don Andrea Santoro , auspicando che il suo sacrificio "contribuisca alla causa del dialogo fra le religioni e della pace tra i popoli". Parole che sono state accolte da un lungo applauso dagli 8mila pellegrini presenti.
Il Papa ha poi letto una lettera che gli è giunta e che è stata scritta da don Andrea Santoro appena cinque giorni prima di essere assassinato nella sua parrocchia 'Sancta Maria' a Trebisonda, in Turchia. Il Papa, "con profonda commozione" ha letto l'invito di don Andrea e di alcune parrocchiane a visitare la minuscola comunità cristiana sul Mar Nero durante il viaggio del prossimo novembre in Turchia. "Una sua visita, seppur rapida - scriveva don Andrea nella lettera spedita lo scorso 31 gennaio a Benedetto XVI -, sarebbe di consolazione e incoraggiamento. Se Dio vuole... a Dio niente è impossibile". Il documento firmato da don Andrea verrà pubblicato dall'Osservatore Romano nell'edizione di domani. Lo scritto accompagna un'altra lettera dettata al sacerdote in turco, e da lui tradotta "come è uscita dalla loro bocca", da tre signore georgiane della parrocchia 'Sancta Maria'. E' la piccola comunità locale un "gregge formato da otto-nove cattolici". Il resto della città, racconta al Pontefice il sacerdote romano, è composto dai "tanti ortodossi" e dai musulmani "che formano il 99 per cento della popolazione". E poi aggiunge: "é un piccolo gregge, come diceva Gesù, che cerca di essere sale, lievito e luce in questa terra". Don Andrea si rivolge a papa Ratzinger con tono filiale, ringraziandolo per le opere teologiche da lui scritte quando era cardinale. "I suoi libri - dice ancora al Papa - mi sono stati di nutrimento durante i miei studi di teologia. Mi benedica. E che Dio benedica e assista anche lei".
L'invito al Papa per una tappa a Trebisonda in novembre si associa a quello formulato dalla donne georgiane nel loro messaggio, a nome anche degli altri cristiani locali.
"Caro Papa - hanno dettato le tre fedeli a don Andrea -, i georgiani sono molto poveri, hanno debiti, senza casa, senza lavoro. Siamo senza forze. Tu prega che Dio ci benedica e crei in noi un cuore nuovo e pulito. Noi non dimentichiamo la vita cristiana e per i turchi cerchiamo di essere un buon esempio nel nome di Dio, perché per mezzo nostro vedano e glorifichino Dio". Poi c’è l'invocazione "Inshallah" (se Dio vuole) e aggiungono: "se verrai a Trabzon potremo parlare faccia a faccia. La tua venuta sarà una festa felice". Hanno quindi chiesto a Benedetto XVI, "come papà comune", di pregare per don Andrea e per la giovane collaboratrice Loredana Palmieri. "Che Dio dia loro forza - è la conclusione - e a Trebisonda per mezzo loro la chiesa cresca e si moltiplichi".
E' una commovente testimonianza di amore e di adesione a Cristo e alla sua Chiesa''. ''Il Signore accolga l'anima di questo silenzioso e coraggioso servitore del Vangelo e faccia sì che il sacrificio della sua vita contribuisca alla causa del dialogo fra le religioni e della pace tra i popoli'' ha aggiunto papa Ratzinger.
Oltre al testo scritto su don Santoro, Benedetto XVI ha aggiunto alcune annotazioni a braccio, soprattutto riguardo alla sua ultima ''bella lettera'', arrivata al pontefice ''ieri sera'', ha rivelato. Il Papa ha reso noto che ''sarà pubblicata domani sull'Osservatore Romano'', ed ha usato queste espressioni per descriverla: ''E' uno specchio della sua anima sacerdotale, del suo impegno fino all'effusione del sangue''. Benedetto XVI ha inoltre rivelato che ricevere la missiva di don Santoro ''è stata una sorpresa. Portava l'intestazione del nome della sua parrocchia, ed esprime bene lo zelo di fede e di amore vivo nel cuore di don Andrea''.