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17 dic 2005LOMBARDIA:Verso la nuova legge regionale sull'emigrazione

Servizio di Luciano Ghelfi
MANTOVA, 17 DIC. - I buoni propositi si sono sprecati in occasione della riunione della Conferenza Stato-Regioni-Province autonome- CGIE. Dalle massime autorità italiane è stato un profondersi in attestati di riconoscimento per gli italiani all’estero. “Siete parte integrante di questa nazione”, ha detto il presidente Ciampi, ricevendo al Quirinale i partecipanti alla conferenza ed esortando i rappresentanti dell’emigrazione a continuare a partecipare alla crescita democratica ed economica del paese.
E nel suo messaggio il presidente del Consiglio Berlusconi ha dichiarato che “occorre evitare che le nostre comunità nel mondo perdano il raccordo con la società d’origine”, sottolineando come sia necessario adoperarsi per evitare che si perda l’italianità nel momento in cui la generazione emigrata nel dopoguerra sta passando la mano a quelle nate all’estero. Un problema di trasmissione della cultura, ed in particolare della lingua.
Anche secondo il ministro degli Esteri e vicepremier Fini i nostri connazionali all’estero sono protagonisti importanti del sistema Italia. Ma le belle parole debbono essere seguite dai fatti per avere un senso. Ecco allora Fini augurarsi “una programmazione più concertata ed integrata degli interventi pubblici (statali e locali) in favore delle comunità italiane all’estero”.
Non c’è in ballo solamente il pur cruciale appuntamento dell’elezione dei primi parlamentari espressione dell’emigrazione. Certo, si tratta di “un’opportunità straordinaria per dare finalmente voce ai rappresentanti dei cittadini residenti fuori dal territorio italiano”, come ha ricordato Berlusconi. C’è molto di più: c’è quella che il segretario generale del CGIE, Franco Narducci, ha definito la nuova cultura del “fare sistema”, che era stata tre l’idea chiave della prima conferenza Stato-Regioni- Province autonome- CGIE, rimanendo però di fatto lettera morta dopo la chiusura dei lavori di quella prima assise.
Fare sistema tra italiani d’Italia e italiani nel mondo non è poi così utopistico. Lo ha sottolineato il ministro Mirko Tremaglia, indicando come un successo di questa politica la battaglia per consentire a RAI International di trasmettere in Canada. Eppure si è fatto decisamente troppo poco, in maniera intermittente e scoordinata.
Nell’arco di un triennio le regioni hanno acquisito, anche grazie alla riforma costituzionale del 2001, un ruolo da protagoniste nelle relazioni internazionali. E il naturale interfaccia delle regioni è costituito dall’associazionismo, spesso organizzato proprio su base regionale, o provinciale. Narducci ha indicato questa come una delle vie da battere con sempre maggiore decisione: iniziative coordinate che raccolgano le risorse delle associazioni e delle regioni per arrivare davvero ai connazionali emigrati. E allora formazione professionale, scuola, insegnamento della lingua italiana, anche con lo sfruttamento delle nuove tecnologie che rendono il mondo un villaggio globale, che rendono possibile leggere in tempo reale quel che accade a Mantova, a Bergamo o a Brescia stando comodamente seduti in una casa o in un ufficio di Melbourne, di Buenos Aires o di San Paolo del Brasile.
Servono risposte pragmatiche, come quelle che cerca di dare la Regione Lombardia, rappresentata dal sottosegretario alla Presidenza Raffaele Cattaneo. “Abbiamo creato – ha detto - nuove realtà di sviluppo dell’internazionalizzazione, abbiamo seguito gli scambi con l’estero e promosso una linea di reti funzionali sia dal punto di vista culturale, sia della messa in rete della business community, che ora costituisce una risorsa per lo sviluppo e per l’innovazione”.
Cattaneo ha indicato proprio il nostro portale giornalistico www.lombardinelmondo.org come uno degli esempi più nitidi di questa politica di internazionalizzazione al paso con i tempi e con le opportunità offerte dalle nuove tecnologie informatiche, elogiando l’impegno “mai domo” (testuale) dell’Associazione dei Mantovani nel Mondo, che del portale è editrice.
Al di là del nostro comprensibile orgoglio, possiamo leggere nelle parole del sottosegretario la volontà del governo regionale di fornire risposte concrete alle domande che salgono dal mondo dell’emigrazione. E allora l’annuncio fatto proprio in occasione della conferenza alla Farnesina, di una imminente revisione della legge regionale lombarda sull’emigrazione, vecchia ormai di 21 anni, diventa il primo banco di prova di questa rinnovata volontà del “fare”, che è poi profondamente lombarda. Per parte nostra, non possiamo che ringraziare per gli attestati di stima che ci sono stati rivolti e assicurare sulla nostra volontà di sostenere ogni sforzo per fare sentire i lombardi nel mondo lombardi a pieno titolo.
 
Luciano Ghelfi
Direttore editoriale di www.lombardinelmondo.org
 



 
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