La direttiva europea per la liberalizzazione dei servizi è un reale pericolo di dumping salariale
ZURIGO, 12 FEB, (Italia Estera) - Circa 30'000 lavoratrici e lavoratori europei invaderanno le strade di Strasbourg, il 14 febbraio per protestare con forza contro la direttiva sulla libera circolazione dei servizi nell'Unione Europea, una direttiva voluta e proposta dall'ex commissario olandese Frits Bolkestein. Anche il sindacato interprofessionale Syna parteciperà alla manifestazione di protesta a Strasburgo, poiché le ripercussioni sulla Svizzera, in caso di approvazione della direttiva, non tarderebbero a farsi sentire.
Annunciata come un provvedimento rivolto a “diminuire la burocrazia e i vincoli alla competitività nei servizi per il mercato interno”, la Direttiva Bolkestein è nei fatti un pericoloso provvedimento di attacco allo stato sociale e ai diritti del lavoro nell’intera Unione europea. Se sarà adottata, avrà come conseguenza che tutti i servizi saranno considerati alla pari di prodotti economici ordinari. Settori essenziali, quali la cultura, l'istruzione, le cure sanitarie e tutti i servizi relativi ai sistemi nazionali di protezione sociale potranno essere soggetti alle stesse forme di concorrenza economica delle merci.
La direttiva - non vi può essere altra lettura - più che liberalizzare vuole deregolamentare il settore dei servizi. I cambiamenti che ne deriverebbero, infatti, comporterebbero un deterioramento dei sistemi legali riguardanti le pensioni, l'assistenza sociale o la copertura delle cure sanitarie a vantaggio dei sistemi privati, come pure la deregolamentazione dei nostri sistemi educativi e la fine di tutte le forme di diversità culturale. Inoltre, se passasse questa direttiva verrebbero inevitabilmente rimessi in discussione i diritti dei lavoratori, garantiti per ora dalle leggi nazionali dei paesi dell'Unione europea.
Il principio del paese di origine
L’eccezionale gravità della direttiva Bolkestein risiede nell’assunzione del “Principio del Paese d’origine”, che stabilisce come un prestatore di servizi sia esclusivamente sottoposto alla legge del Paese dove ha sede legale e non più alla legge del Paese dove fornisce il servizio.
Già lo scorso anno i lavoratori e le lavoratrici avevano manifestato contro il pericolo di smantellamento sociale e salariale, ma nonostante le proteste, una larga maggioranza degli Stati membri sembra essere favorevole all'adozione rapida della direttiva, senza tener conto che milioni di cittadini europei sono contrari alla sua adozione. Né tanto meno governi e forze politiche si sono premurate di interpellare i cittadini europei.
Solo una forte mobilitazione della società civile in seno all'Unione europea potrà quindi impedire un tale cambiamento. Franco Narducci 078 740 49 73 (in italiano)