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05 giu 2006PERU': ELEZIONI, TRE EXIT POLL DANNO VINCITORE GARCIA

Servizio di Carmine Ragucci
LIMA, 5 GIU – (Italia Estera) - Oggi si è svolto il ballottaggio presidenziale tra i due candidati Alan Garcia della ‘storica' e socialdemocratica Alianza popular revolucionaria americana,  Apra, fondata da sua madre e diretta dal padre dalla clandesitinità, e Ollanta Humala, 'guerriero che vede tutto' nell'idioma incaico che, dopo aver guidato una strana ribellione militare nel 2000, l'anno scorso ha fondato l'Unione Perù per il Perù (Upp). Gli elettori sono 16milioni 494mila 906
 Alan Garcia avrebbe vinto il ballottaggio presidenziale con il 52,7% dei voti anche secondo una prima proiezione effettuata dall'agenzia Apoyo. L'agenzia ha assicurato che tale proiezione, effettuata sulla base dei voti scrutinati in un campione di 1.280 seggi sparsi in tutto il Paese, ha un margine di errore di appena l'1%. Il dato conferma il risultato dell'exit poll diffuso dalla stessa Apoyo, secondo il quale Garcia si sarebbe imposto con il 52,8% sul nazionalista Ollanta Humala.
Dopo i primi due exit pool che, nel ballottaggio presidenziale di oggi, hanno dato come vincitore il socialdemocratico Alan Garcia, rispettivamente con il 54,9% (Agenzia Datum) ed il 52,7% ( Agenzia Apoyo) anche un terzo, Agenzia Pop, ha confermato addirittura il 55% dei voti.
Il socialdemocratico Alan Garcia, secondo i tre exit poll, si è imposto nel ballottaggio presidenziale in Perù sul nazionalista e 'populista' Ollanta Humala. I primi scrutini ufficiali saranno resi noti dall'Ufficio elettorale nazionale (Onpe) attorno alle 20 locali (le ore 3 di Roma).
 
Garcia, intanto, ha già lasciato il suo domicilio per recarsi nella sede dell'Apra, il suo partito: Garcia, anche se ha salutato con il braccio sinistro in alto e sorridendo i simpatizzanti che lo aspettavano davanti alla porta di casa non ha fatto alcuna dichiarazione. Pure il suo rivale Humala si è affacciato sulla porta della sede del suo partito per salutare a sua volta i simpatizzanti, ma anche lui non ha fatto dichiaraziuoni
 
 
Nononostante alla vigilia del voto si temessero disordini, soprattutto dopo la diffusione dei primi dati, per ora non si ha alcuna notizia in tal senso e l'intera giornata si è svolta senza incidenti di rilievo.
 
I simpatizzanti dell' Alianza popular revolucionaria americana,  Apra, sono già scesi per le strade di Lima e di altre città del Paese, con cartelli con grosse foto del loro leader e bandierine con i colori rosso e bianco. Carlos Tapia, il portavoce dell'Unione per il Perù (Upp), il partito del nazionalista Ollanta Humala, ha però minimizzato i dati degli exit poll, assicurando che "bisogna aspettare i risultati ufficiali", i primi dei quali saranno resi noti intorno alle ore 3 della notte di Roma.
 
Se gli exit poll saranno confermati, Alan Garcia, un avvocato di 57 anni e leader indiscusso della Alianza popular revolucionaria americana (Apra), partito storico del Perù e tuttora il più strutturato del Paese, succederà a partire dal 28 luglio prossimo ad Alejandro Toledo e rientrerà così a Palazzo Pizarro, che ha già occupato durante il suo primo mandato dal 1985 al 1990. Cinque anni fa a scendere in lizza come 'populista', cioé come rappresentante dei settori poveri ed emarginati, per lo più gli indigeni, la maggioranza del Paese, fu Toledo che, per appena quattro punti, si impose sullo stesso Garcia.
Ora invece  tale ruolo lo ha svolto il “Comandante” Humala che ha ulteriormente allargato il divario tra i ricchi e i poveri, in considerazione del fatto che Toledo, si  è allineato dopo la sua elezione al liberismo preteso dai poteri forti del Paese. Tutto ciò, però, non gli è stato sufficiente perché il suo rivale Garcia, oltre a dirsi 'pentito' per la politica economica messa in atto durante il suo primo mandato (nazionalizzazione delle banche e taglio dei pagamenti al Fondo monetario), ha assicurato la destra di aver capito la lezione ("Non voglio che nel mio epitaffio si scriva che sono stato un imbecille che si é sbagliato due volte"), ottenendo così il consenso dei ceti medio-alti, aggiuntosi a quello dei medio-bassi che, da sempre, votano per l'Apra, una sorta di peronismo locale.
Mentre Humala si è agitato come non mai, specialmente nell' interno del Paese dove vivono i peruviani più poveri, Garcia ha messo in gioco tutto il suo grande carisma e la sua trascinante oratoria, oscillando ora verso la sinistra moderata ora verso la destra.
 Se gli exit poll verranno confermati, la sua è anche una rivincita contro gli insulti e le accuse di corruzione che ha subito in tutti questi anni a causa della crisi in cui fece precipitare il Perù quando, a soli 35 anni, si scagliò contro i poteri forti ottenendo come risultato un'inflazione record del 7000%.
E proprio questo elettorato lo ha votato "turandosi il naso", come li ha invitati esplicitamente a fare lo scrittore Mario Vargas Llosa.  Come ex presidente e alla luce del suo forte ego politico, Garcia dovrebbe puntare ad una sua personale leadership: insomma l'America Latina potrebbe avere ora un nuovo protagonista.
 
Alan Garcia Perez, in corsa per la storica Alianza popular revolucionaria americana (Apra) ha riconquistato la presidenza del Perù, per dimostrare che si è effettivamente pentito di quanto fece nel corso del  suo primo mandato (1985-1990). In quell'occasione, capo di stato a soli 35 anni, mentre il Paese era scosso dalla violenza di Sendero Luminoso, non ebbe dubbi nel ridurre i pagamenti al Fondo monetario e nazionalizzare il sistema finanziario, ottenendo in risposta il 7000% di inflazione e un ancor più sanguinoso scontro con i guerriglieri, nonché impopolarità e accuse di corruzione. Tanto che, nel successivo governo di Alberto Fujimori, dovette fuggire trovando rifugio prima in Colombia e poi in Francia.
Alan Garcia Perez è un avvocato di 57 anni, sposato in secondo nozze con l'argentina Pilar Nores e padre di cinque figli, è poi tornato in patria e, grazie al carisma, alle grandi doti di oratore e alle strutture dell'Apra, dopo aver visto sfuggire per soli quattro punti il suo ritorno a Palazzo Pizarro cinque anni fa contro Alejandro Toledo, ora ci ha riprovato contro Ollanta Humala. Naturalmente si dice "pentito" di quanto ha fatto nel suo primo mandato conclusosi 16 anni fa . Assicura che si allineerà, pur con qualche correzione, al liberismo perché, puntualizza, "non voglio che nel mio epitaffio si scriva che 'e' stato un imbecille che si è sbagliato due volté".
Come ex presidente e alla luce del suo forte ego politico, Garcia dovrebbe puntare ad una sua personale leadership: insomma l'America Latina potrebbe avere ora un nuovo protagonista.
 
 
 
Ollanta Humala è un ex colonnello di 43 anni, a cui piace farsi chiamare 'comandante'. E che, dopo aver guidato una strana ribellione militare nel 2000, l'anno scorso ha fondato l'Unione Perù per il Perù (Upp) grazie alla quale, con infuocati comizi populisti e nazionalisti, nella prima tornata elettorale ha battuto tutti con oltre il 30% dei voti. Ha compiuto studi di scienze politiche alla Sorbona ed un passaggio nella famigerata Scuola delle Americhe (Soa), l'istituto di addestramento per ufficiali frequentato anche da alcuni tra i più feroci dittatori latinoamericani; è sposato ed ha due figli. E, grazie al fatto che è stato amnistiato per il suo golpe da operetta - è stato perfino addetto militare nella Corea del Sud - ha imboccato una fulminante carriera politica, in cui ha sempre al fianco la moglie, Elena Tasso - di origine italiana -, è favorevole alla pena di morte per gli omosessuali. Humala, che guarda fisso negli occhi gli interlocutori per mostrare sicurezza, pur se è stato accusato di aver violato i diritti umani durante la 'guerra sporca' contro i guerriglieri - si faceva chiamare 'capitan Carlos' -, ha raccolto messe di consensi tra i poveri, tuonando contro l'intera classe politica che definisce "una banda di ladri" e contro il liberismo e promettendo la lotta alla corruzione e nazionalizzazioni
 
(Carmine Ragucci / Italia Estera) -
 
 
 
 



 
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