Servizio di Luciano Lombardini
NEW YORK, 2 NOV - Venezuela e Guatemala si sono ritirati dalla corsa per un seggio latino-americano nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu e hanno lasciato il posto libero a Panama.
Lo ha annunciato l'ambasciatore dell'Ecuador Diego Cordovez,
che ha promosso una mediazione tra i due paesi.
L'annuncio è stato dato presso la missione dell'Ecuador all'Onu. Ha fatto seguito a 47 votazioni infruttuose i cui i sostenitori dei due paesi non si erano spostati dalle posizioni di partenza.
Il Guatemala, spalleggiato dagli Stati Uniti, era risultato sempre in vantaggio (tranne una volta in cui i due paesi erano finiti in pareggio) ma non aveva mai ottenuto il quorum dei due terzi dei votanti necessario per conquistare il seggio non permanente destinato all'America Latina nel biennio 2007-2008.
Italia, Belgio, Sudafrica e Indonesia erano stati eletti invece il 16 ottobre alla prima votazione. Ieri, quando si era profilata la possibilità di un accordo, la presidente dell'Assemblea Generale Sheikha Haya Rashed Al Khalifa aveva accettato di rimandare alla prossima settimana il voto previsto per il pomeriggio.
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D'ALEMA ALLA CAMERA SPIEGA L'ASTENSIONE ITALIANA
«Corretta» e «trasparente». Così, alla Camera,il 30 novembre scorso, il ministro degli Esteri D'Alema aveva definito la posizione di astensione dell'Italia nella corsa tra Guatemala e Venezuela per l'ultimo seggio non permenente del consiglio di Sicurezza dell'Onu.
L’Italia ha «tradizionalmente buoni rapporti sia con il Guatemala che con il Venezuela», ha spiegato D’Alema: se «non c’erano le condizioni politiche per votare a favore del Venezuela, anche per le posizioni assunte dal presidente venezuelano nell’ultima Assemblea delle Nazioni Unite» contro il presidente Bush, «sarebbe stata allo stesso tempo una scelta forte votare contro, in considerazione della presenza in quel paese di un milione di cittadini di origine italiana di cui oltre centomila sono elettori rappresentati anche nel nostro Parlamento».
Dunque, ha aggiunto, «la posizione dell’Italia ha tenuto conto fin dall’inizio della profonda ed accesa divisione manifestatasi chiaramente nel gruppo latino-americano e caraibico. Non abbiamo ritenuto di dover contribuire ad accentuare ulteriormente tale divisione. D’altra parte il fatto che a tutt’oggi questa divisione persista dimostra la sostanziale correttezza della nostra decisione di astenerci in questa aspra contesa elettorale per riservare all’Italia un possibile ruolo di sintesi. La nostra decisione è stata presa in maniera assolutamente trasparente ed è stata spiegata a tutti i nostri principali partner, oltre che ai diretti interessati».
L’Italia sarebbe disposta a fare una scelta in favore del Guatemala «qualora ad esempio si registrasse un significativo spostamento di consensi a favore del Guatemala, che appare tra i due contendenti il meglio piazzato». Tuttavia, è «politicamente improbabile». Si sta facendo strada l’ipotesi di una candidatura di altri paesi come l’Uruguay, il Costa Rica e la Repubblica Dominicana, sui quali si potrebbe registrare «un più largo consenso».
Il ministro ha riferito all’aula che «il tono della polemica» tra le candidature ha raggiunto «un livello con pochi precedenti» e che al momento si registra un «sostanziale stallo». Il segnale politico che l’Italia ha voluto inviare astenendosi, ha spiegato D’Alema, è che spetta al raggruppamento regionale cui i due paesi appartengono, oltre che a loro stessi, trovare un compromesso. Per sbloccare la situazione un ruolo fondamentale può giocarlo il Brasile del rieletto presidente Lula.
Luciano Lombardini/Italia Estera