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25 nov 2006Napolitano in visita a Napoli

Il capo dello Stato: ''Giorni fa ho lanciato un appello e alcuni risultati si sono visti''. E punta il dito contro giornali e tv che ''danno un'immagine ingiusta e tendenziosa della città'' – La commemorazione di Leone e l’incontro alla Città della Scienza
 
Servizio di Beppe Nisa
NAPOLI, 25 NOV.  (Italia Estera) -   "La mia fiducia nel destino di Napoli non è mai venuta meno", annuncia il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul treno ad alta velocità delle Ferrovie dello Stato che lo porta a Napoli. Il capo dello Stato, che sarà per 4 giorni nella sua città, chiede di "fare leva" sulle risorse di cui la città dispone e sulle esperienze significative di governo locale. Ma il presidente ha anche voluto "confermare la passione che ho per il treno", ricordando gli anni 60, quando c’era il famoso treno rapido detto il  “parlamentare”, che impiegava soltanto un’ora e quaranta, da Mergellina a Roma Termini ed a bordo aveva perfino il telefono pubblico.
"Dal momento che parliamo di presidenti e di napoletani, ricordo molto bene - ha raccontato Napolitano - che in treno si incontrava sempre Enrico De Nicola. Non so come si muovesse da presidente ma, dopo che lasciò la presidenza della Repubblica e fu presidente del Senato e della Corte costituzionale, se si prendeva da Napoli, come io facevo da deputato, il primo rapido per Roma si incontrava De Nicola. E lo stesso se si prendeva l'ultimo della sera per Napoli: quindi sono nella tradizione migliore".
Il Presidente  era accompagnato nel suo viaggio  dal Governatore della Campania, Antonio Bassolino e dal presidente delle Ferrovie dello Stato Innocenzo Cipolletta, che ha illustrato i progetti delle Ferrovie per il completamento delle linee ad Alta velocità e per recuperare il gap infrastrutturale nelle regioni del Sud.  Napolitano è stato accompagnato da Cipolletta nella cabina del treno proprio nel momento in cui è stata raggiunta la velocità di 300 km all'ora. E’ tornato nella sua carrozza molto convinto e soddisfatto. Ha scherzato col suo seguito: "Mi sono ben guardato dal toccare le leve". Poco prima di arrivare, in perfetto orario, alla stazione centrale di Napoli, al capo dello Stato è stato donato il modellino della locomotiva che percorse la tratta Napoli-Portici  il 3 ottobre 1839 nel viaggio inaugurale della prima ferrovia d'Italia e dell’Europa continentale. Infine, è stata offerta a Napolitano una colazione, naturalmente all'insegna della tradizione napoletana, con le famose sfogliatelle, frolle e ricce.
"Mi chiamo Giorgio e sono nato a Napoli", questa la scritta sulle maglie dei rappresentanti dell'associazione "Napoli è viva" che raccoglie sei associazioni di volontariato. Dopo la manifestazione di piazza Carità dove hanno distribuito delle t-shirt con su scritto "Napoli è viva ed io la difendo", i volontari di alcune associazioni napoletane, un centinaio,  si sono diretti alla stazione di Piazza Garibaldi dove hanno atteso il treno presidenziale per salutare il presidente Napolitano. Al suo arrivo gli hanno  consegnato la maglia a lui dedicata. Il capo dello Stato si è avvicinato alle transenne disposte dal servizio d'ordine e non ha deluso le aspettative della folla che  gli gridava "Napoli è viva, Napoli è con te", ha stretto le mani dei cittadini e ha mostrato la maglia appena donatagli con la scritta: "Mi chiamo Giorgio e sono nato a Napoli"
Il Presidente della Repubblica giunto nella stazione di piazza Garibaldi a Napoli, è stato accolto dal sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, dal presidente della Provincia di Napoli, Dino Di Palma, dal prefetto Renato Profili  e da centinaia di cittadini con la maglietta con su scritto "Mi chiamo Giorgio e sono nato a Napoli".
 
"La fiducia nel destino di Napoli, nel suo futuro, nella sua capacità di sviluppo, in me non è mai stata separata dalla consapevolezza dei punti critici che permangono. L'essenziale - ha affermato il Presidente - è saper fare leva su risorse importanti che esistono e su esperienze significative che si sono fatte nel governo della città e della regione, per trarne la forza di volontà e l'impegno operativo indispensabili al fine di risolvere i nodi che ancora ostacolano la vita civile e la crescita economica e sociale di Napoli". Napolitano lo ha detto sulla carrozza del treno ad alta velocità Roma-Napoli, nella quale ha viaggiato. C'é una concordia ritrovata con Bassolino, hanno chiesto i cronisti al Capo dello Stato ? facendo riferimento a notizie di stampa dei giorni scorsi. "Queste cose le avete inventate voi", ha risposto, rivolgendosi ai cronisti.
Poi il Presidente si è diretto a Castel Capuano (sede storica del Tribunale)  primo appuntamento della visita ufficiale nel capoluogo campano, dove è stato ricevuto dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella e dal presidente del Consiglio regionale della Campania, Sandra Lonardo che hanno accompagnato il Capo dello Stato nel Salone dei Busti  ove si è svolta  la cerimonia per lo scoprimento della scultura di Giovanni Leone che fu un insigne giurista cresciuto alla scuola di Enrico De Nicola, oltre ad essere stato Presidente della Repubblica. Ancor prima di raggiungere il salone ha voluto far visita alla sede del Consiglio dell'ordine degli avvocati. Poi accompagnato da un lungo applauso è entrato al fianco della moglie Clio, di Vittoria Leone vedova dell'ex presidente, unendosi al vicepresidente del Csm, Nicola Mancino ed alle altre autorità presenti. Qui ha preso la parola  per rendere omaggio alla figura di Giovanni Leone, l’avvocato ed il giurista  nella “sua” Castel Capuano. Giorgio Napolitano lo ha definito suo "predecessore" come presidente della Camera dei deputati, senatore a vita e presidente della Repubblica. Un omaggio reso anche "da napoletano e da amico di famiglia". Con Vittoria Leone, il capo dello Stato ha scoperto un busto marmoreo di Giovanni Leone, affiancato a quello di Enrico De Nicola, primo napoletano al Quirinale e maestro dello stesso Leone.
 
Giorgio Napolitano, suggellando l'analisi di un mandato che si caratterizzò per "correttezza dell'operato e prova estrema di senso della responsabilità verso le istituzioni della Repubblica". Ha voluto anche ricordare che nel novembre del 1998 in occasione del suo novantesimo compleanno "Otto anni fa, nel Senato della Repubblica (presieduto da Nicola Mancino n.d.r.)  si raccolsero ed espressero parole conclusive sulla fase travagliata ed amara che segnò lo scorcio finale della sua funzione di capo dello Stato” aggiungendo che furono “parole conclusive di pieno riconoscimento della correttezza del suo operato, e della prova estrema da lui offerta di senso della responsabilità verso le istituzioni della Repubblica". Parole, quelle di Napolitano, seguite da un lungo applauso.  “Parole conclusive di solidarietà e rispetto con cui gli si rese giustizia - ha continuato Napolitano - io posso solo farle ancora mie e richiamarle a suggello della celebrazione di oggi a Castel Capuano".
 
Napolitano è tornato sulla valutazione del settennato di Leone, dopo aver tessuto l'elogio del giurista e dell'avvocato, ha concluso il suo intervento dicendo: "'Merita di essere ripercorso obiettivamente, come alcuni hanno fatto il percorso del suo mandato di presidente della Repubblica: per poterne apprezzare la peculiarità e il rigore, riassumibili nella definizione che hanno poi dato i più attenti studiosi". "Fu un giurista al Quirinale" ha detto Napolitano, come prima di lui Enrico De Nicola, "sia pure per un breve mandato". Una definizione che "ancora oggi va considerata come un punto di riferimento", ha sottolineato il capo dello Stato.
 
Ma Napolitano  ha voluto ricordare anche il ruolo che ebbe Giovanni Leone nella assemblea costituente “che andrebbe valorizzato e messo sullo stesso piano di altri nomi illustri che ne fecero parte”, tornando così  sul contributo del "giovane studioso napoletano", alla stesura della carta costituzionale tra i 75. "Giovanni Leone coltivò il gusto della professione e dell'oratoria forense e la passione per il diritto - ha detto Napolitano - e trasferì poi l' esperienza così accumulata in quella parlamentare, a cominciare dalla decisiva stagione dell'assemblea costituente".
Il capo dello Stato ha poi citato il ricordo di Leone fatto poco prima dal vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, spiegando che ne emerge "la qualità del contributo di Giovanni Leone all' elaborazione della carta costituzionale e al confronto politico non facile, mai scadente, sempre costruttivo, che ne consentì l' approvazione". "Va forse meglio valorizzato il ruolo dell'ancor giovane e già affermato uomo di studio napoletano - ha concluso il capo dello Stato - da porre, io credo, sullo stesso piano di altri illustri esponenti dell'assemblea, in quel processo della costituente che è rimasto forse impareggiato e irripetibile".
Poi il presidente del Consiglio Regionale della Campania, Sandra Lonardo ha fatto dono al Capo dello stato di un presepe realizzato dai ragazzi del riformatorio di Nisida: “Presidente la ringraziamo per essere qui. Questo presepe è stato interamente realizzato dai ragazzi di Nisida. Il riscatto di Napoli può partire anche da loro".
 
L’incontro con la Napoli pulita
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è intervenuto poi alla Città della Scienza nell'area industriale dismessa di Bagnoli per un incontro sul tema della 'Scuola come risorsa nella Napoli di oggi'  con la partecipazione di  una vasta rappresentanza di studenti, insegnanti e operatori del volontariato e dell'associazionismo. Al suo ingresso nella Città della Scienza il capo dello Stato è stato accolto da applausi calorosissimi e da un'autentica 'standing ovation'.
Al capo dello stato, il presidente del Consiglio comunale di Napoli, Leonardo Impegno, ha voluto consegnare la "molletta della legalità": un simbolo scelto dal Comune come dagli studenti per dire che Napoli "non vuole mollare". Una molletta che il presidente Napolitano ha indossato al bavero della giacca, un simbolo fatto suo anche dalla stessa moglie Clio che, al pari di tanti altri, l'ha voluta indossare.
 
Ai napoletani, amministratori locali e cittadini, è stato inviato da Roma un messaggio chiaro nei suoi toni: l'emergenza Napoli è una questione nazionale e come tale va affrontata. Il capo dello stato torna a ribadirlo: ''Io posso cercare di dare qualche scossa - sottolinea Napolitano - e giorni fa ho lanciato un appello il cui significato e il cui fine erano molto chiari: impegnare il governo nazionale a fare di più e dare subito risposte concrete''. ''Alcuni risultati si sono visti: è venuto il presidente del Consiglio Prodi - spiega - che si è impegnato ad agire di concerto con i governi locali e a mettere a disposizione le risorse necessarie; è venuto il ministro dell'Interno Amato per siglare il patto per la sicurezza, mettendo a disposizione più mezzi per lottare contro la criminalità, verrà il ministro dell'Istruzione Fioroni per la firma del protocollo sulla legalità che gli studenti hanno sottoscritto, già a partire da Palermo. Non sto facendo l'elogio del governo - puntualizza Napolitano - sto dicendo che gli impegni sono stati presi: starà a voi verificarli e a tutti noi farli andare avanti''.

Il capo dello Stato non nasconde poi il suo disappunto sul modo in cui i mass media accendono i loro riflettori sulla realtà partenopea. ''Giornali e tv - accusa - parlano poco di cosa fanno in positivo le istituzioni e i cittadini napoletani e di ciò ne soffriamo, perché c'è una ricchezza straordinaria di iniziative e di progetti''.

Purtroppo, ''quando arriva un'ondata di violenza e di degrado, c'è il rischio che sommerga tutto il resto, nell'immagine di Napoli che ha il Paese''. Ma resta il fatto che si tratta di ''una rappresentazione ingiusta, unilaterale e tendenziosa sull'operato dell'amministrazione e della cittadinanza''. Di qui, il particolare invito rivolto da Napolitano: ''Per quanto feriti, possiamo stringere i denti, ingoiare i bocconi amari ma dimostrare che violenza e degrado si possono vincere. Prendiamoli sotto braccio e in qualche caso tiriamoli per il braccio - esorta il presidente riferendosi indirettamente agli operatori dell'informazione - e facciamogli vedere ciò che non vedono, facciamogli sapere ciò che non sanno''.

E invita a ''insistere sul ruolo della scuola e dell'associazionismo''. ''Dovete agire - si rivolge direttamente ai giovani - mettendovi insieme. Occorre valorizzare la scuola, lottando contro l'abbandono e la dispersione scolastica; fare di tutto per recuperare e per riportare a scuola chi l'ha abbandonata''. Per Napolitano, infatti, ''cultura e formazione sono indispensabili; anche per trovare lavoro e non andare via da Napoli''. In tal senso, ''voi, ragazzi e insegnanti - dice il presidente - siete la più grande fonte di energia pulita di cui disponga la città e che bisogna far pesare contro quella negazione della cultura che è la violenza e contro l'assuefazione alla violenza''.
Napolitano alla Città della Scienza ha parlato alla Napoli che rispetta le regole, che non vuole essere più vittima della camorra, e che oggi si è davvero raccontata al presidente della Repubblica.
''Mio figlio ha avuto tanti problemi, per aver fatto un grave  errore nella sua vita, poi la scuola lo ha salvato. Oggi sono qui per dire a tutte le mamme che la scuola puo' aiutare''. Con la voce rotta dalla commozione Emilia Galeotti, mamma di uno studente napoletano, ha rivolto il suo messaggio al Presidente della Repubblica ed alla platea di studenti presenti. Prima di lei era intervenuto don Tonino Palmese dell'associazione 'Libera', che aveva sollecitato le istituzioni al recupero delle periferie ed alla lotta al fenomeno dell'abbandono scolastico.  "Presidente noi andiamo a scuola un giorno si e due no perché nella nostra scuola commettono atti vandalici - ha raccontato Bianca, del liceo scientifico "Elsa Morante" di Scampia, quartiere tra i più a rischio di Napoli  - siamo stanchi. Hanno detto che nella nostra scuola si spaccia e ci sono armi ma non è vero. Come possiamo fare in modo che la nostra scuola non venga infangata?". C'è il maestro di strada Cesare Moreno, che parla del progetto "Chance" e che chiede fondi ordinari. C’è anche il regista Francesco Rosi  che dice dice: "Napoli non può e non deve fallire". "Napoli ha bisogno di risorse, di lavoro perché un uomo senza lavoro non ha dignità. ‘Napoli è una questione nazionale’. Ecco perché sono impellenti decisioni e una loro realizzazione".
Beppe Nisa/Italia Estera
 
 



 
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