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14 gen 2007Duro attacco di Berlusconi al Governo :La politica di Prodi "strizza l'occhio agli Hezbollah"

Da Doha D’Alema replica : ''Non siamo antiamericani''. ''E' una campagna ideologica''
 
ROMA, 14 DIC.  (Italia Estera) -   Duro attacco di Silvio Berlusconi alla politica estera italiana. Il presidente di Forza Italia  in collegamento telefonico con 'Neve Azzurra' (il raduno di Roccaraso di Forza Italia) ha detto : "Nei nostri cinque anni di governo abbiamo dato vita a una politica estera leale nei confronti dell'alleanza atlantica". La politica di Prodi  - a suo dire  - "strizza l'occhio agli Hezbollah" e si è schierata con l'asse franco-spagnolo che persegue una alleanza "euro-araba". Una strategia, ha sottolineato, "che mira ad escludere l'influenza americana e che ha come interlocutori, purtroppo, l'Iran di Ahmadinejad".  Come conseguenza di tutto ciò, ha proseguito Berlusconi , "l'America ci ha messo ormai nella lista dei Paesi non affidabili, una decisione che avrà ripercussioni sul commercio estero dell'Italia". In questo governo, ha concluso, "strizzano l'occhio agli Hezbollah e non lesinano critiche a Israele, l'unica vera democrazia del Medio Oriente. Insomma prevale l'atteggiamento della sinistra antiamericana e antioccidentale". 
 
A queste affermazioni il presidente del Consiglio Romano Prodi ha replicato così : "Questa è un'altra invenzione di Berlusconi. Noi siamo assolutamente affidabili"."Noi abbiamo però un elevato senso della dignità nazionale".
Immediata la replica anche del ministri degli Esteri Massimo D'Alema, da Doha, in Qatar, seconda tappa del giro di visite nei Paesi del Golfo . "Non c'è nessun fatto che testimoni che noi siamo anti-americani", ha detto. "Siamo amici dei Paesi arabi come sempre l'Italia è stata amica dei Paesi arabi e amica di Israele; e collaboriamo con i grandi Paesi europei e mediterranei come la Francia e la Spagna: credo che anche Berlusconi lo facesse o avrebbe dovuto farlo".

"Fa parte della politica italiana collaborare con i grandi Paesi europei per sviluppare una iniziativa di pace, che non è rivolta contro gli Stati Uniti, ma tende anzi ad assolvere una responsabilità che è nostra e che non possiamo delegare a nessuno. Così come abbiamo fatto in Libano".

Il ministro degli Esteri quindi definendola ''una campagna ideologica'' ha affermato che ''non ha fondamento nei fatti. E' una campagna che tende a dividere il paese e oltretutto da parte di un'opposizione che ha votato a favore di tutti i principali atti di politica estera compiuti dal governo, e dovrebbe quindi considerare anche se stessa antiamericana''.
 
Da Doha, durante un'intervista ad al-Jazira english, Massimo D'Alema ha poi aggiunto che l'offensiva diplomatica lanciata dall'Italia in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per fermare il boia in tutto il mondo "non è un'iniziativa antiamericana". Della moratoria, ha detto il ministro degli Esteri italiano, "si discuterà a livello europeo, ma sarà molto importante una discussione all'Onu per giungere a una risoluzione". Per il capo della Farnesina, "dire no alla pena capitale è un importante passo di civiltà".

All'intervistatrice che gli chiedeva come giudicasse il fatto che gli Stati Uniti sono uno dei Paesi più solerti nell'eseguire le condanne, D'Alema ha replicato che "in molti stati Usa vige una moratoria 'de facto' " e poi ha tenuto a sottolineare che l'iniziativa lanciata da Roma "non è contro gli Stati Uniti" .
 
Nel piano Usa per l'Iraq ''non ci convince'' la priorità data al ''rafforzamento dell'azione militare''. Da Doha, seconda tappa del tour nei paesi del Golfo, il ministro degli Esteri Massimo D'Alema critica la nuova strategia per il paese iracheno presentata dal presidente Usa George W. Bush, già ieri nel mirino della senatrice democratica Hillary Clinton in visita a Baghdad.

''La ricerca di una via d'uscita dalla situazione irachena non passa per un incremento della pressione militare - ha detto il titolare della Farnesina durante una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri del Qatar - quanto piuttosto da un rafforzamento delle istituzioni, delle forze armate e di polizia a carattere multietnico e multireligioso, che siano in grado di prevenire lo scontro etnico''.

''Nel piano Usa ci sono elementi apprezzabili come l'intento di disarmare le milizie ma - sottolinea D'Alema - rimane forte l'impressione che l'aspetto fondamentale continui ad essere l'azione militare e questo aspetto non ci convince''.

Altro tema caldo affrontato dal ministro quello della necessità di accelerare il processo di pace in Medio Oriente e di raggiungere quanto prima un accordo per la nascita di uno Stato palestinese. ''Non basta più parlare di processo di pace - ha detto D'Alema - ma occorre un accordo di pace''. E' necessario ''che le parti si incontrino, sostenute dal Quartetto, per affrontare le questioni aperte che sono i confini dello Stato palestinese, lo status di Gerusalemme e i rifugiati palestinesi''. Per il titolare della Farnesina, si deve infatti ''accelerare il raggiungimento di un accordo che consenta la nascita, entro il 2007, di uno Stato palestinese''. A questo proposito D'Alema ha quindi affermato che ''potrebbe essere utile dispiegare una limitata forza internazionale o osservatori dell'Unione europea a Gaza e parte della West Bank, per aiutare le parti'' a pacificare la situazione. (a.p./Italia Estera) -



 
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