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13 set 2006TASTANDO IL POLSO DELL’AMERICA DOPO CINQUE ANNI - L’undici Settembre porta alla ribalta le presunte colpe di due presidenti

di Ro Pucci
Houston, Texas – Adesso in America è tempo del ricordo della grande strage terroristica delle torri gemelle che secondo l’opinione corrente ha cambiato il paese. Mentre molti chiedono agli altri dov’erano quando gli aerei andarono a schiantarsi sui due giganti di New York c’e’ invece chi si chiede, dove fossero e specialmente cosa facessero i due presidenti uno democratico, Clinton, e l’atro repubblicano, Bush, che si trovarono a gestire il periodo che portò alla grande tragedia consumatasi nella Grande Mela.
I repubblicani, che si trovano secondo molti sondaggi in cattive acque a causa della guerra irachena, non hanno dubbi: il Presidente Bush pagò solo per l’inefficienza di Bill Clinton che sotto pressione per la sua scappatella con Monica Luwinski omise d’eliminare fisicamente Bin Laden nel suo covo afgano impedendo che fosse ridotto in briciole dai missili ormai diretti al bersaglio da agenti della CIA affiancati da collaboratori locali dell’Alleanza afgana del nord.
La controversa miniserie televisiva, trasmessa dall’ABC con dovizia di particolari, ha mostrato una ricostruzione dettagliatissima secondo la quale Bill Clinton diede come scusa del suo rifiuto di colpire, il fatto che i missili Cruise avrebbero dovuto sorvolare il Pakistan senza autorizzazione e che se portato a termine  il bombardamento americano avrebbe causato vittime collaterali innocenti: donne, vecchi e bambini perché lo sceicco del male aveva l’abitudine di scegliere il suo nascondiglio nel bel mezzo di normali villaggi tra l’Afganistan ed il Pakistan. Se autorizzati prontamente gli agenti della CIA ed i militari non avrebbero esitato un secondo a premere il pulsante del lancio ed e’ per questo motivo che gli innocentisti sono dunque la metà di quelli che puntano il dito accusatore verso il presidente democratico sostenendo che la strage per colpa sua non fu più evitabile perché egli lasciò vivere  Bin Laden, suo principale responsabile.
Quando poi si scopre che anche Bush  e’ considerato altrettanto responsabile perché l’attacco al World Trade Center si consumò sotto la sua amministrazione, la quale fallì completamente nel lavoro di “collegare i punti”  per svelare il piano terroristico e capace d’evitare l’immane disastro, si viene pure a constatare che, per quanto contestato, sembra che l’attuale presidente sia considerato incapace di proteggere la nazione solo da sei Americani su dodici.
Questo scontro, mentre si ricordano i morti e gli eroi e ci si stringe attorno fisicamente o solo spiritualmente con i fantasmi che aleggiano ancora su ground zero, non dovrebbe prendersi forse troppo alla leggera proprio in vista delle prossime elezioni e successivamente di quelle presidenziali.
Se e’ vero come sembra, infatti, che Hillary Clinton potrebbe costituire la concorrente più temibile perché spinta dall’onda montante del femminismo, demolire la sua capacità di prendersi cura della difesa del paese potrebbe significare rallentare o addirittura bloccare del tutto la sua corsa verso il rientro alla Casa Bianca.
L’America, dunque, non manca di ricordare a distanza del primo quinquennio l’attacco che portò la guerra fino sulla soglia di casa e, mentre da tempo appaiono film reminiscenti del dolore e della violenza cui si contrapposero eroismo e specialmente unità nazionale, non si dimentica di capitalizzare allo stesso tempo sugli errori veri o presunti commessi della controparte politica.
Per molti Americani cio’ e’ ancora un motivo di disappunto e di tristezza ma purtroppo, paradossalmente, anche di continuità e speranza perché persino l’impegno politico, per fazioso che sia, è pure la dimostrazione incontrovertibile della presenza di dinamismo e di vitalità di un popolo che non vuol piegarsi per nulla al ricatto della minaccia terrorista.
 
RO PUCCI/Italia Estera       
 



 
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