L'aula di palazzo Madama respinge la mozione unitaria della Cdl che chiedeva le dimissioni del viceministro. Bagarre in aula, Marini costretto a sospendere la seduta per alcuni minuti. Prodi: ''Siamo tranquilli''
ROMA, 3 OTT. (Italia Estera) - L 'aula di palazzo Madama ha respinto per un solo voto la mozione unitaria della Casa delle libertà anti-Visco. I voti contrari sono stati 157 contro i 156 favorevoli. Ancora una volta è stato decisivo il comportamento dei senatori a vita. La maggioranza è stata infatti 'salvata' dal voto contrario di Rita Levi Montalcini e di Emilio Colombo. Ma, soprattutto, dall'astensione di Giulio Andreotti.
L'esito della votazione ha provocato una notevole bagarre in aula e il presidente Franco Marini ha dovuto sospendere la seduta per dieci minuti dopo la protesta di alcuni senatori di Alleanza Nazionale che hanno esposto striscioni con scritto: "Visco, giù le mani dalla Guardia di Finanza".
La mozione unitaria del centrodestra, firmata dai capigruppo Francesco D'Onofrio (Udc), Altero Matteoli (An), Renato Schifani (Fi), Mauro Cutrufo (Dca), Roberto Castelli (Lega), dal leader de La Destra Francesco Storace e da altri senatori, chiedeva al governo di ''trasformare in permanente la revoca al vice ministro Visco delle competenze relative alla Guardia di finanza'' e di ''invitare l'on. prof. Vincenzo Alfonso Visco a rassegnare le dimissioni da vice ministro dell'Economia e delle finanze''.
Alla ripresa è stato respinto anche l'ordine del giorno di censura nei confronti del vice ministro presentato da Roberto Calderoli, e quello di Antonio Del Pennino (del gruppo Pri-Mpa-Dca, all'opposizione) che chiedeva la revoca definitiva delle deleghe a Visco e il ridimensionamento della compagine governativa. I voti favorevoli sono stati 156, i contrari 154 ma anche in questo caso le quattro astensioni sono state determinanti nel cassare il documento.
Una vittoria risicata per un solo voto, ma necessaria per una maggioranza che nei giorni scorsi aveva in tutti i modi cercato di disinnescare ogni mina al proprio interno, per non aggiungere benzina al fuoco dei dissidi sulla politica economica. il premier Romano Prodi ha detto:
"Siamo tranquilli, tranquilli, tranquilli".
Già in apertura di seduta il dibattito era stato sospeso a causa della mancata presenza del numero legale . A ranghi praticamente compatti i senatori della maggioranza, vistosi i vuoti fra i banchi dell'opposizione. Ci pensa il leghista Roberto Calderoli a movimentare, alla ripresa, una seduta per il resto tranquilla. Il coordinatore delle segreterie della Lega presenta due nuovi ordini del giorno, di censura per le offese ai contribuenti veneti e di impegno per il governo ad adottare tre diverse soluzioni a seconda che il Gip confermi o meno l'archiviazione e il dispositivo con cui la Procura di Roma ha archiviato il procedimento a carico di Vincenco Visco.
Ma quando prende la parola il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti si capisce che il governo ha scelto la strada della difesa di chi ha "svolto il ruolo fondamentale svolto da Visco nell'azione di recupero di gettito fiscale evaso" ma anche dell'attenzione verso le richieste di rassicurazione da parte dell'Idv e dell'Unione democratica di Roberto Manzione e Willer Bordon. La delega sulla Gdf resta di competenza del ministro dell'Economia, ha infatti ribadito Chiti ricordando che, durante l'ultimo dibattito sulla vicenda nel giugno scorso, Padoa-Schioppa ''per evitare tensioni che avrebbero potuto nuocere alla serenità degli equilibri istituzionali, aveva ritenuto di sospendere l'affidamento'' a Visco della delega sulla Gdf. Quella sospensione - ha ricordato di conseguenza Chiti - è operante. E oggi niente cambia'', ha chiarito il ministro.(Italia Estera).