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08 gen 2008Papa: ''Discutere di aborto dopo la moratoria della pena di morte''

Benedetto XVI incontra gli ambasciatori di 176 Paesi: "La risoluzione dell'Onu stimoli un dibattito pubblico sul carattere sacro della vita umana''. Il Pontefice esprime ''rammarico per i preoccupanti attacchi all'integrità della famiglia. I responsabili della politica dovrebbero difendere questa istituzione''

CITTA’ DEL VATICANO, 7 GEN.  Dopo la moratoria approvata dall'Onu sulla pena di morte, ora si apra il dibattito sulla "sacralità della vita umana" e sulla difesa della famiglia: è quanto ha chiesto Benedetto XVI che oggi, incontrando i 176 ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, ha anche lanciato, per la prima volta, un appello alla comunità internazionale perché impedisca ai terroristi di accedere all'arma nucleare.

Per il Pontefice ricercatori e scienziati devono ricordare che ''le nuove frontiere della bioetica non impongono una scelta tra la scienza e la morale, ma esigono piuttosto un uso morale della scienza''.

Il Pontefice esprime ''rammarico ancora una volta per i preoccupanti attacchi all'integrità della famiglia, fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna. I responsabili della politica di qualsiasi parte essi siano dovrebbero difendere questa istituzione, cellula base della società''.

A proposito della situazione in Medio Oriente, Ratzinger si dice ''lieto che la Conferenza di Annapolis abbia manifestato segni sulla via dell'abbandono del ricorso a soluzioni parziali o unilaterali a favore di un approccio globale, rispettoso dei diritti e degli interessi dei popoli della regione''. ''Faccio appello, ancora una volta, ad Israeliani e Palestinesi - aggiunge - affinché concentrino le proprie energie per l'applicazione degli impegni presi''.

''Anche in Iraq la riconciliazione è una urgenza. Attualmente gli attentati terroristici, le minacce e le violenze continuano, in particolare contro la comunità cristiana. L'arcivescovo caldeo di Kirkuk, monsignor Loiuis Sako è convinto che “rappresentano un messaggio preciso e probabilmente rientrano in un piano coordinato'' gli attentati di contro numerose chiese e istituzioni cristiane in Iraq. Mons Sako conferma che gli obiettivi colpiti a Baghdad sono la chiesa caldea di san Giorgio, nel quartiere di Ghadir, dove il Patriarca cardinale Emmanuel III Delly aveva da poco finito di celebrare la messa, una chiesa greco-melchita e il convento delle suore caldee a Zaafraniya. A Mosul, invece, le autobomba hanno investito la chiesa caldea di San Paolo, l'entrata dell'orfanotrofio gestito dalle suore caldee a Alnoor e il convento delle suore dominicane di Mosul a Aljadida. Tutto questo  conferma la nostra preoccupazione; è evidente che resta da tagliare il nodo di alcune questioni politiche'', prosegue Benedetto XVI.

''In tale quadro - aggiunge - una riforma costituzionale appropriata dovrà salvaguardare il diritti delle minoranze. Sono necessari importanti aiuti umanitari per le popolazioni toccate dalla guerra; penso particolarmente agli sfollati all'interno del Paese e ai rifugiati all'estero, fra i quali si trovano numerosi cristiani''.

Quindi il Papa ricorda che ''anche la libertà religiosa, esigenza inalienabile della dignità di ogni uomo e pietra angolare nell'edificio dei diritti umani è spesso compromessa. La Santa Sede la difende e ne domanda il rispetto per tutti. Essa è preoccupata per le discriminazioni contro i cristiani e contro i seguaci di altre religioni''.

Quanto al Kenya che ''in questi ultimi giorni ha conosciuto una brusca esplosione di violenza. Associandomi all'appello lanciato dai Vescovi il 2 gennaio, invito tutti gli abitanti, e in particolare i responsabili politici, a ricercare mediante il dialogo una soluzione pacifica''.

E ''a proposito di Europa - prosegue - vorrei assicurarvi che seguo con attenzione il periodo che si apre con la firma del 'Trattato di Lisbona'. Tale tappa rilancia il processo di costruzione della 'casa Europa', che sarà per tutti gradevolmente abitabile solo se verrà costruita su un solido fondamento culturale e morale di valori comuni che traiamo dalla nostra storia e dalle nostre tradizioni e se essa non rinnegherà le proprie radici cristiane''.

Infine l'esortazione ''alla Comunità internazionale ad un impegno globale a favore della sicurezza. Uno sforzo congiunto da parte degli Stati per applicare tutti gli obblighi sottoscritti e per impedire l'accesso dei terroristi alle armi di distruzione di massa rinforzerebbe, senza alcun dubbio, il regime di non proliferazione nucleare e lo renderebbe più efficace''.

 
l'ambasciatore statunitense presso il Vaticano, Francis Rooney, commentando il discorso di Benedetto XVI ha affermato  che le "priorità" della Santa Sede "sono le stesse degli Stati Uniti". Sia Santa Sede che Casa Bianca - ha spiegato il rappresentante dell'Amministrazione Bush - danno "grande importanza a come fermare l'espansione del terrorismo e della violenza, a come aiutare i cristiani che si trovano a rischio in molte parti del mondo oggi, e a come porre fine alla povertà e alla fame che piagano gran parte dell'Africa". L'ambasciatore Rooney, con l'incontro di oggi in Vaticano, ha di fatto concluso il suo mandato presso la Santa Sede. Nelle prossime settimane si insedierà Mary Ann Glendon, nominata a novembre da George W. Bush nuova rappresentante di Washington presso il Papa. La Glendon, cattolica militante, insegna legge all'università di Harvard ed attuale presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.  (Italia Estera). 
 
 
 



 
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