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25 feb 2008Benedetto XVI: ''L'eutanasia è figlia di una visione utilitaristica della persona''

Il pontefice durante l'udienza con i partecipanti al Congresso indetto dalla Pontificia Accademia per la Vita: ''La vita va rispettata anche nella sua fase terminale''

Servizio di Luciano Lombardini

CITTA' DEL VATICANO, 25 FEB. Benedetto XVI rivolge un monito alla societa' intera, e in particolare ai medici: la vita umana va salvaguardata.  ''Tutta la società mediante le sue istituzioni sanitarie e civili è chiamata a rispettare la vita e la dignità del malato grave e del morente'', ''la vita va rispettata ogni momento, ''in ogni momento del suo sviluppo terreno,  anche nella sua fase terminale''.  Spunto per il suo nuovo appello, che comprende anche la condanna piu' dura di ogni forma di eutanasia diretta, e' un convegno della Pontificia Accademia della Vita sui malati terminali.

Papa Ratzinger non entra nelle polemiche italiane sull'aborto e la legge 194, infiammate di nuovo da un documento dell'ordine nazionale dei medici e dalle accuse del quotidiano dei vescovi ''Avvenire''. Parla pero' della necessita' di ''un piu' grande rispetto della vita umana individuale'', che ''passa inevitabilmente attraverso la solidarieta' di tutti e di ciascuno'' e che ''costituisce una delle sfide piu' urgenti del nostro tempo''.

Papa Benedetto XVI (nella foto) durante l'udienza con i partecipanti al Congresso indetto dalla Pontificia Accademia per la Vita ha ribadito, quindi,  ancora una volta la ''ferma e costante condanna etica di ogni forma di eutanasia diretta, secondo il plurisecolare insegnamento della Chiesa''.

L'eutanasia è figlia di una visione utilitaristica della persona, ha sottolineato il pontefice, precisando che ''in una società complessa le persone fragili e le famiglie più povere rischiano, nei momenti di difficoltà economica o di malattia, di essere travolte'' e, in situazioni simili, ''le spinte eutanasiche diventano pressanti''.

Partendo dalla consapevolezza che ''non è la scienza che redime gli uomini'', secondo il pontefice ''la società intera e in particolare i settori legati alla scienza medica sono tenuti ad esprimere la solidarietà dell'amore, la salvaguardia e il rispetto della vita umana in ogni momento del suo sviluppo terreno, soprattutto quando essa patisce una condizione di malattia o è nella sua fase terminale''.

Un monito, quello lanciato dal Papa, affinché ''ad ogni persona che ne avesse bisogno'' sia assicurato ''il sostegno necessario attraverso terapie e interventi medici adeguati, individuati e gestiti secondo i criteri della proporzionalità medica'' e soprattutto ''sempre tenendo conto del dovere morale di somministrare (da parte del medico) e di accogliere (da parte del paziente) quei mezzi di preservazione della vita che, nella situazione concreta, risultino ordinari''.

''Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente - ha ggiunto Benedetto XVI - è una società crudele e disumana''. Di qui l'auspicio di uno ''sforzo sinergico della società civile e della comunità dei credenti'' affinché ''tutti possano non solo vivere dignitosamente e responsabilmente, ma anche attraversare il momento della prova e della morte nella migliore condizione di fraternità e di solidarietà''.

Il Papa ha quindi chiesto un impegno alle istituzioni per ''assicurare il debito sostegno alle famiglie che intendono impegnarsi ad accudire in casa, per periodi talora lunghi, malati afflitti da patologie degenerative o bisognosi di un'assistenza particolarmente impegnativa'', e un sostegno per tutte quelle strutture ''di assistenza specifica che assorbono personale numeroso e specializzato e attrezzature di particolare costo''.
Luciano Lombardini/Italia Estera
 



 
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