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Il voto degli Italiani all'Estero

Elezioni Politiche 2008

Elezioni Politiche 2006


Infocity
Messaggero di sant'Antonio
Italiani d'Argentina
  
20 apr 2008Una conferma e vari interrogativi

L’editoriale di Marco Basti su Tribuna Italiana
BUENOS AIRES,19 APR - Tribuna Italiana/ Italia Estera  - L’Italia analizza il suo futuro in base ai risultati delle elezioni di domenica e lunedì. Per i vincitori, e per quanti li hanno votati, c’è la soddisfazione del successo e - passato il periodo di battaglia della
campagna elettorale e il brivido dell’attesa dei risultati - si comincia a pensare concretamente, al di là della retorica dei discorsi di campagna, ai problemi concreti e a come risolverli, a cominciare da Alitalia, monnezza a Napoli e mancanza di crescita del Paese.
Per gli sconfitti ci sarà un periodo, probabilmente molto breve,
durante il quale i principali dirigenti si limiteranno a dichiarazioni
di circostanza, qualcuno si lamenterà e vivrà la sconfitta come si vive
la perdita in una finale di calcio e qualcuno, anche se non lo ammetterà pubblicamente, tirerà un sospiro di sollievo perché la situazione che dovrà affrontare il nuovo governo è tutt’altro che rosea.
L’augurio è che governo e opposizione riescano a stabilire un
dialogo che consenta una convivenza civile e la possibilità di accordi
per approvare le riforme di cui l’Italia ha bisogno e che non
sono più dilazionabili.
Intanto noi italiani all’estero, e specificamente noi residenti in
Argentina, attendiamo l’esito delle urne per quel che riguarda i nomi
dei due senatori e dei tre deputati che abbiamo eletto.
Ma possiamo già notare che superando i dati della precedente
elezione, questa volta è aumentata notevolmente il numero dei votanti e delle risposte restituite dagli elettori in Argentina, arrivando a superare il 63 per cento e contribuendo in modo importante a fare della ripartizione America Meridionale l’unica tra le quattro ripartizioni in cui viene divisa la Circoscrizione Estero, dove si è registrato un aumento della percentuale di votanti. Non manca chi
mostra perplessità per questo comportamento delle nostre comunità
non in linea con quanto successo nelle altre ripartizioni e avanzano  
qualche sospetto.
A cominciare dal netto successo che avrebbe ottenuto il candidato
al Senato del PdL, proprio colui che aveva denunciato la presenza
delle 120mila schede trovate nei magazzini della Andreani. Esteban
Caselli, che è peronista, potrebbe essere il ponte di cui Berlusconi
potrebbe servirsi per relazioni col governo argentino, anch’esso peronista, anche se di un’altro orientamento. Il peronismo governa
l’Argentina quasi initerrottamente dal 1989.
Se questo netto successo venisse confermato, potrebbe significare che i “nuovi arrivati”, cioè gli oltre ventimila nuovi cittadini italiani che sono stati inseriti nelle liste elettorali, e buona parte degli elettori italiani in Argentina, si sarebbero troppo argentinizzati, votando secondo logiche della società argentina, secondo logiche politiche locali.
L’altro vincitore dell’elezione sarebbe Ricardo Merlo, che con il
suo Movimento Associativo degli Italiani all’Estero, sarebbe riuscito
a vincere le “primarie” con il settore tradizionale dell’Associazionismo
che fa capo a Luigi Pallaro. Il presidente della FEDITALIA
non ha raggiunto l’obiettivo di essere rieletto. L’AISA, la lista dell’Associazionismo che aveva vinto le precedenti elezioni, proponeva un Associazionismo apolitico, mentre il MAIE di Merlo propone un Associazionismo indipendente. Due visioni diverse sulle quali sicuramente si svilupperà il dibattito l’interno dell’ Associazionismo nei prossimi mesi.
C’è d’augurarsi che i prossimi parlamentari che ci rappresenteranno,
siano consapevoli che rappresentano la comunità più numerosa
e più interessata al voto, cioè che ha voluto più delle altre, far sentire la sua voce, confermare il suo legame con l’Italia e che a Roma i candidati rappresentano gli italiani qui residenti e non i Paesi e meno ancora i governi, dei Paesi che ci accolgono.
L’altro aspetto sul quale riflettere, ora che le elezioni si sono concluse, riguarda le legge sull’esercizio del voto degli italiani all’estero e più specificamente sulla modalità di voto per corrispondenza.
 
Quando a suo tempo fu scelto questo sistema, sono stati presi in
considerazione due elementi. Da una parte si è cercato di evitare che
le elezioni italiane potessero derivare in preoccupazione per l’ordine
pubblico per i Paesi di accoglienza, a causa di comizi o di file di
elettori davanti ai seggi. Dall’altra si è tenuto conto della vastità e capillarità della presenza italiana all’estero in Paesi estesi e lontani, come è il caso, per esempio dei Paesi dell’America Latina, dove i consolati italiani si trovano solo nelle grandi città, ma i cittadini italiani si trovano un po’ dappertutto. Per fare un caso, un cittadino italiano residente in una qualsiasi delle località delle Ande, deve fare da un minimo di cinquecento chilometri a quasi mille, per arrivare alla sede consolare di Bahía Blanca. Un altro residente nel Chaco, deve fare non meno di quattrocento chilometri per arrivare a Rosario. Peggio ancora per alcuni connazionali residenti nel Brasile, nel Cile o nel Perú, solo per citare qualche esempio. Il voto per corrispondenza
quindi, ha cercato di dare una risposta a questo problema.
La nuova esperienza elettorale però, continua a mettere in evidenza
alcuni limiti di questo sistema: buste che non arrivano ai destinatari
o che non ritornano in tempo ai Consolati, rischio di compravendita
di buste elettorali, rischi per la segretezza e per la manifestazione
della volontà personale degli elettori.
Ora anche il padre della legge, l’on. Mirko Tremaglia, propone di
modificare tale legge perché, fa notare, anche se la legge prevede pene di carcere per chi la viola, quell’aspetto della norma non viene rispettato.
Tremaglia propone quindi di fare “le operazioni di voto direttamente
presso le Ambasciate, le Sedi consolari o locali da predisporre
allo scopo, con provvedimento da parte del Ministero degli
Esteri”.  Una richiesta che sembra diventare “bipartisan”.
Inoltre non si può fare a meno di coincidere con Tremaglia sul fatto
che comunque almeno duecentomila italiani all’estero non hanno
potuto votare per la mancata iscrizione da parte dei Comuni. Un problema la cui soluzione non può essere rinviata.
Certamente in un Paese come l’Argentina, e crediamo che anche
in buona parte dei Paesi europei e dell’America Latina, non dovrebbero esserci problemi per far votare nelle sedi consolari. Oltre a quelle dei consolati, si potrebbero utilizzare le sedi delle agenzie
consolari onorarie e le sedi di alcune importanti scuole associazioni
italiane, come di fatto, è stato fatto a suo tempo per l’elezione dei
Comites, prima che anche per esse si decidesse per il voto per corrispondenza.
Come è stato allora, un funzionario consolare sarebbe responsabile
del seggio e ad esso potrebbero essere affiancati altri ufficiali
nominati dall’Ambasciata o dai Consolati.
 
Se la legge fosse modificata, probabilmente meno cittadini italiani
all’estero parteciperebbero alle elezioni. Ma in cambio di un voto
quantitativamente inferiore, si avrebbe un voto qualitativamente più
sicuro. Meno esposto a brogli, veri o presunti che siano.
 
MARCO BASTI



 
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