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29 ott 2008SCUOLA: Studenti protestano in tutta Italia

Diecimila a Roma davanti al Senato, dove sarà votato il decreto Gelmini.   Bagarre in aula, ostruzionismo dell'opposizione. Mobilitate le associazioni. Secondo la Rete degli Studenti, il ministro Gelmini continua a rifiutare il dialogo.
di Luciano Lombardini
 
ROMA, 28 OTT.  "Gli studenti radunati sotto al Senato, sono ormai circa 10.000". Lo fa sapere l'Unione degli studenti (Uds) a proposito del sit-in di protesta contro il decreto Gelmini che si è tenuto davanti a Palazzo Madama. La manifestazione si è svolta in modo festoso e pacifico. Nel frattempo sono arrivati davanti a Palazzo Madama anche gli studenti universitari degli atenei di Roma e gli studenti delle scuole che sono  in occupazione e autogestione".
 
Il mondo dell'associazionismo lancia l'appello e si mobilita per una "nuova attenzione e una nuova responsabilità sociale per la riqualificazione della scuola italiana". Il testo "Per una scuola capace di futuro" è stato lanciato dal mondo dell'associazionismo e attualmente sottoscritto da Acli, Arci, Legambiente, Anpas, Arci Ragazzi, Arci Servizio Civile, Auser, Cgil, Etzi Cisl, Forum Ambientalista, Lega Cooperative sociali, Isde, Lunaria, Mce, Movimento dei Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Tavolo Della Pace, Uisp, Unieda. "Pensiamo sia arrivato il momento di chiedersi quale sia il compito che l'Italia vuole affidare alla scuola, quale sia la sua responsabilità sociale. Per rispondere a questa domanda non si può procedere legiferando per decreti - è detto nell'appello -  ma è necessario lanciare una grande discussione con un metodo di larga condivisione che possa individuare obiettivi di qualità, su cui le tante risorse presenti nella scuola e nel territorio si possano impegnare, per mettere in campo gli strumenti, le azioni, il percorso per non lasciare le cose come stanno e per non tornare indietro". L'appello, ancora aperto a raccogliere nuove adesioni, sottolinea alcuni punti fondanti, "per i quali la scuola deve essere autorevole e seria, ma questo non passa attraverso la legittimazione di nuovi autoritarismi. Le associazioni hanno proposto anche l'organizzazione di un "Forum nazionale per la scuola" per "coinvolgere le tante energie di cittadinanza che credono nel ruolo fondamentale della scuola e hanno voglia di impegnarsi nella sua riqualificazione". 
 
Il ministro Gelmini rifiuta il dialogo anche con i genitori, convocati nel pomeriggio di ieri  a Viale Trastevere per dare la parvenza di un'apertura al dialogo da parte del Governo". E' quanto afferma in una nota la Rete degli Studenti, affermando che "il tentativo del governo di dividere il movimento mettendo contro docenti e studenti, universitari ed elementari, genitori e figli, politicizzati e non politicizzati subisce un colpo dopo l'altro grazie alla consapevolezza diffusa, radicata e trasversale che i tagli di Tremonti e della Gelmini sono sbagliati". "Il movimento di queste settimane dalle scuole e dalle università chiede compatto il ritiro del decreto 137 dei tagli presenti nel decreto 133 e l'apertura di un percorso reale di riforma del sistema di istruzione e formazione che parta dall'ascolto dei protagonisti di questo mondo", conclude la Rete degli Studenti.
 
Il movimento contesta, in particolare, il taglio del fondo di finanziamento ordinario degli atenei da 65,3 milioni di euro nel 2009 fino a 45,5 milioni nel 2013, il blocco del turn-over (ogni 5 docenti andati in pensione ne sarà assunto uno soltanto) e gli incentivi alla trasformazione degli atenei pubblici in fondazioni private.
 
 
A  Palazzo Madama, dove è ripreso il dibattito sul contestato decreto Gelmini (leggi il testo) in aula, è scoppiata la bagarre: oggetto del contendere, i tempi della seduta con il presidente del Senato, Renato Schifani, fermo nel volere rispettare il calendario. Il Pd cerca di prendere tempo e il senatore Giovanni Legnini protesta perché “non è possibile non consentire di spiegare le ragioni del voto sugli emendamenti a un decreto tanto importante”. I senatori dell’Italia dei Valori sventolano due cartelli: “La chiamate istruzione ma create distruzione”, “L'istruzione costa? Provate con l'ignoranza”. Schifani invita a "ritirarli". In aula si registrano anche fischi e grida di disappunto che salgono dai banchi dell'opposizione. La presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro aveva parlato prima: "Ritirate il decreto Gelmini e tornate ad ascoltare l'Italia. Il mio gruppo, il mio partito vi chiedono questo, di ritirare il decreto sulla scuola". "Credo che le notizie di stampa di questi giorni abbiano dissipato  definitivamente l'idea che il movimento che sta agitando  il Paese sia stato in qualche modo alimentato da noi, non è così - ha detto Anna Finocchiaro - Non è così perché a manifestare in piazza ci sono molti studenti di Destra, molte persone che hanno simpatia per la maggioranza di centrodestra.  Credo dunque che valesse la pena che la politica facesse lo sforzo di ascoltare questo dissenso. Provo a ricostruire alcune questioni che ci pone il movimento. La prima è la questione democratica. Ciò che viene in contestazione non sono solo le scelte operate per decreto, non solo i tagli operati già con la Finanziaria d'estate, e che parlano di 7,8 miliardi di euro di tagli per la scuola e di 1,4 miliardi di euro per l'università. Ciò che viene in contestazione è la gerarchia dei valori che questa scelta esprime, e che per chi manifesta non è la cosa migliore per il paese e per il suo futuro. Ciò di cui si parla è la qualità della formazione in Italia, perché se si taglia sul sapere,sulla scuola, sull'università, sulla ricerca non si stanno solo operando tagli ma si stanno tagliando le gambe ad intere generazioni di ragazze e di ragazzi italiani.
La seconda questione è la riforma della scuola fatta per decreto, fuori dal dibattito sul modello pedagogico da applicare per una  nuova e più qualificata formazione nel nostro Paese. Solo per fare un esempio, l'entrata in vigore del modulo, che persino la Moratti ha evitato di toccare, è stata anticipata da 8 anni, dico 8 anni, di sperimentazione.
La terza questione riguarda i rapporti tra Stato, Regioni ed Enti locali. Se 6 regioni decidono di fare ricorso perché a loro avviso non vengono rispettati i livelli di istruzione,  se i Comuni decidono di protestare perché il trasporto pubblico per la scuola ricade su di loro a causa della soppressione delle sedi scolastiche, allora quel federalismo che ci fate sognare è davvero un sogno senza sostanza!
La quarta questione riguarda l'ascolto. La ministra Gelmini ha detto che avrebbe ascoltato i rappresentanti  del movimento. Sappiamo solo da scarne agenzie che ha sentito qualcuno, ha deciso lei chi, non sappiamo alcunché dell'esito di questi incontri.
Io vorrei capire se credete davvero che chi sta manifestando abbia davvero, come afferma il Presidente Gasparri,  la 'malafede dei cretini'.
Non vi ponete il problema di cosa sta accadendo in questo Paese? Vedete, possiamo decidere di rompere per sempre quel legame tra politica e società che adesso abbiamo l'occasione di riannodare. Io credo che la politica abbia il dovere di ascoltare ciò che sta accadendo. Un governo responsabile, una maggioranza responsabile ascolta, cerca di capire prima di decidere. Per questo - ha concluso Anna Finocchiaro - chiediamo la sospensione del provvedimento". Ma adesso attacca Schifani: “Lei sta andando avanti con le votazioni come nulla fosse, negando il diritto dell'opposizione ad argomentare il voto degli emendamenti. Voglio dirglielo in tutta franchezza: è una delusione, e parlo da capogruppo”
 
A questo punto Schifani sospende la seduta e convoca la conferenza dei capigruppo, che decide di proseguire l'esame del decreto fino alle ore 22. Alla ripresa della seduta, la Finocchiaro porge le sue scuse a Schifani. Poi si va avanti con le votazioni: tutti respinti gli emendamenti presentati dall'opposizione. Dalla seduta a Palazzo Madama il testo liberato dalla Camera esce così intonso.
 
Tra gli studenti delle superiori si fa sempre più spazio la dialettica tra la destra e la sinistra all'insegna della mobilitazione bipartisan, mentre l'università rimane saldamente ancorata al modello della lotta sociale "tradizionale". E' questo uno degli aspetti che emerge dalla mobilitazione avvenuta davanti al Senato, iniziata ieri mattina con gli studenti delle superiori e conclusa ieri sera con quelli dell'università. Le proteste studentesche hanno però coinvolto tutta l'Italia e per oggi, in concomitanza con il voto definitivo del Senato sulla conversione in legge del decreto Gelmini, si preannuncia un'altra giornata calda.
 
Ieri il clima è cambiato con l'arrivo degli universitari che si sono presentati davanti al Senato al grido di "siamo tutti antifascisti". Un coro che aveva tutto il sapore di una precisazione: niente strumentalizzazioni partitiche, ma niente sponde, dentro il movimento di protesta, alle formazioni di estrema destra. Gli studenti de La Sapienza sono arrivati a piazza Navona da due cortei distinti, uno partito dalla cittadella universitaria de La Sapienza, l'altro da Roma Tre, in zona Ostiense.
Manifestazioni si sono svolte in tutta Italia: a Napoli tre cortei hanno paralizzato il traffico del centro storico della città e del quartiere Fuorigrotta. Gli studenti delle scuole medie, superiori e universitarie si sono concentrati nei pressi delle sedi storiche dell'università Federico II in via Mezzocannone. A Milano un migliaio di persone ha partecipato a una fiaccolata che si è snodata per le vie del centro per protestare contro il decreto Gelmini. Il consiglio di facoltà di psicologia della Statale si è riunito nella galleria Vittorio Emanuele II, accanto a piazza Duomo. Una quarantina di docenti, circa due terzi del collegio, si sono presentati, tra lo stupore dei passanti, con sedie pieghevoli e megafono per discutere dell'impatto sulla facoltà dei tagli decisi dal governo con la legge 133.
Luciano Lombardini/Italia Estera



 
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