Difficoltà per l’accordo in Germania, strada in discesa per la Fiat negli Usa
di Alfonso Maffettone
ROMA, 5 MAG, (Italia Estera) – Maglione blu, come viene simpaticamente chiamato l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne per la sua abitudine di indossare raramente la giacca, pensa al futuro del gruppo anche in America Latina. Dopo Chrysler negli Stati Uniti e Opel in Germania, Marchionne sarebbe interessato alle attività della General Motors in Sud America ed anche se non ne ha fatto esplicita menzione non ha nascosto il suo sogno di “grandezza” in una intervista al quotidiano tedesco Bild. “La Fiat mira a costruire una nuova e forte casa automobilistica internazionale, una vera casa automobilistica europea che abbia successo nel mondo” ha spiegato l’amministratore delegato del Lingotto che intende porre le fondamenta del nuovo impero a quattro ruote “mettendo insieme la divisione auto di Fiat con Opel e Chrysler".
L’ipotesi di una espansione in America latina è stata ventilata dall’agenzia France press che ha citato una “fonte industriale” ma un portavoce della casa torinese non l’ha smentita né d’altra parte l’ha commentata. E’ una congettura che può avere fondamento visto l’impegno dimostrato da Marchionne che ha trasformato l’industria torinese da cenerentola dell’auto sull’orlo del fallimento dopo la scomparsa dei fratelli Giovanni ed Umberto Agnelli in un gruppo che si è candidato a diventare, in termini di fatturato, la seconda casa automobilistica nel mondo dopo la Toyota. Maglione blu sta facendo la spola fra Europa e Stati Uniti per centrare l’obiettivo che si presenta a portata di mano con la possibile operazione di fusione della Fiat con i due colossi automobilistici di Detroit e della Germania. Due matrimoni storici con condizioni storiche.
Il governo tedesco ha posto quattordici punti da soddisfare prima di concedere il consenso all’ acquisizione di Opel. Berlino vuole la collocazione in Germania del quartier generale della società, un piano finanziario solido e intende diventare la nazione nella quale sarebbero pagate le imposte della nuova aggregazione. Una delle condizioni più difficili è legata al consenso dei lavoratori. La Germania non vuole la chiusura di nessuno dei quattro impianti produttivi Opel che occupano 25 mila dipendenti. Marchionne ha dato ampie garanzie su questo punto. “Ho bisogno di questi impianti nel futuro per realizzare un numero sufficiente di auto. Ovviamente i livelli di personale devono scendere. Gli stabilimenti devono diventare più efficienti", ha detto il manager. Ma le dichiarazioni non hanno convinto i sindacati del settore automobilistico tedesco. Il leader, Klaus Franz, che è anche membro del supervisory board dell'azienda, ha replicato di avere dubbi “sul fronte finanziamento” e di avere appreso in privato dallo stesso Marchionne che il Lingotto “prevede tagli al personale per 9.000/10.000 persone in Europa” con la chiusura dell’ impianto Opel che produce motori a Kaiserslautern e di altri in Italia e Gran Bretagna.
Negli Stai Uniti Fiat e Chrysler sono, invece, su una strada in discesa dopo lo storico accordo dei giorni scorsi. L’industria Usa ha ottenuto dalla magistratura il "via libera" all’accesso ai 4,5 miliardi di dollari di prestiti previsti per un’impresa in bancarotta, dai governi di Stati Uniti e Canada ed ha accorciato ulteriormente le distanze dalla sua prevista vendita alla Fiat. L’ United Auto Worker (Uaw), il sindacato dei lavoratori automobilistici, si è detto, dal canto suo, ottimista sull’alleanza Fiat-Chrsyler. "Non vediamo l’ora di avere una relazione davvero salutare con la Fiat" sottolineano le parti sociali a Detroit. Il New York Times ha accolto positivamente l’accordo ed ha sostenuto che Fiat e Chrysler sarà un matrimonio felice. “ Fiat and Chrysler hanno molto da offrirsi. Chrysler ha bisogno disperatamente delle piccole auto della Fiat e dei motori a basso consumo di carburante per controbilanciare la vecchia linea di produzione dei SUV”, scrive il quotidiano americano.
Alfonso Maffettone /Italia Estera