20 set 2006 | CALCIOPOLI, CHE SUCCEDE? ANCHE BORRELLI, DOPO ROSSI , SI DIMETTE |
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ROMA 20 SET. (Italia Estera) - Dopo Guido Rossi che ieri ha lasciato l'incarico di commissario della Federcalcio, anche Francesco Saverio Borrelli si è dimesso. L'ex capo del pool di Mani Pulite abbandona dunque la sua carica di capo Ufficio indagini della Federcalcio. Analoga iniziativa - si legge in una nota della Figc - è stata presa da due dei vice capi dell'Ufficio, D'Andrea e Falcicchia.
Borrelli ha poi spiegato di fronte alla commissione Cultura della Camera, riunita per la sua audizione, le ragioni della decisione. ''Poiché ero stato nominato, insieme ad altri due miei collaboratori, dal professor Rossi pochi giorni dopo il suo insediamento, mi è sembrato corretto rimettere a disposizione di chi subentrerà al professor Rossi l'incarico di capo dell'Ufficio indagini. Questa è la ragione per la quale non risponderò immediatamente alla cortese lettera dell'avvocato Coccia (il commissario ad interim Massimo Coccia ha invitato Borrelli a ritirare le dimissioni, ndr)''. Spetterà al nuovo commissario (domani la Giunta nazionale del Coni si riunisce per la nomina), ha concluso Borrelli, assumere ''le proprie determinazioni, ossia se ricontattarmi o lasciarmi nel dimenticatoio''.
Parlando davanti alla Commissione, l'ex pm ha auspicato il ritorno alla contrattazione collettiva della vendita dei diritti tv del calcio che - ha detto - ''costituisce una priorità''. Quello dei diritti tv, ha puntualizzato Borrelli è ''un capitolo importantissimo'', poiché rappresentano il 50-80% degli introiti incassati dalle società. ''Siamo inciampati in questo argomento - ha aggiunto - quando abbiamo ascoltato, nell'ambito delle indagini sul cosiddetto scandalo di 'Calciopoli', il patron della Fiorentina Diego Della Valle che ha illustrato il proprio comportamento adducendo la legittima difesa messa in atto dalla Fiorentina che si sentiva penalizzata dalla distribuzione dei diritti tv''. Della spartizione delle risorse sussiste, ha precisato, ''un'enorme disparità che tende a perpetuare le posizioni di potere e lo squilibrio tra società''. Per questa ragione Borrelli ha auspicato il ritorno alla contrattazione centralizzata dei diritti del calcio come avviene, ha sottolineato, in molti altri Paesi europei: Francia, Gran Bretagna, Spagna e Olanda.
Pur essendosi trovato ''paracadutato'' nel mondo del calcio e avendo ottenuto l'incarico da soli tre mesi, Borrelli ha tuttavia individuato alcuni aspetti sui quali occorrerebbe intervenire. Andrebbe corretto, a parere del capo dell'Ufficio indagini della Figc, il fine di lucro attribuito alle società calcistiche. ''Il perseguimento del lucro - ha fatto notare - non può che incidere sulla trasparenza delle competizioni che, per loro stessa natura, implicano un certo equilibrio. Non si può far combattere un leone contro un gatto'', ha aggiunto esemplificando il rapporto tra società ricche e blasonate con quelle minori.
''Molto discutibile'' è stata inoltre giudicata dall'ex magistrato la questione della quotazione in Borsa. Gli ''asset'' delle società di calcio sono infatti rappresentanti ''dal valore dei calciatori che sono suscettibili di forti oscillazioni se non, talvolta, di azzeramento''. La quotazione in Borsa ''contribuisce perciò ad enfatizzare l'aspetto commerciale del calcio''.
Un altro settore sul quale occorrerebbe mettere mano sono i costi di ingaggio. Borrelli ha parlato della necessità di ''decongestionare'' la voce che incide pesantemente sui bilanci delle società. Ma non solo: ''Più denaro circola - ha ammonito - più cresce la tentazione di partecipare al banchetto''. Per cui Borrelli ritiene ''opportuno riflettere sull'adozione del salary cap'', ovvero il tetto sugli ingaggi adottato in particolare negli Stati Uniti ma anche in Australia. Tuttavia, ha riconosciuto Borrelli, questo strumento non potrebbe essere introdotto solo in Italia ma dovrebbe essere complessivamente adottato dal circuito delle squadre che aderiscono alla Uefa.
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