ROMA , 27 SET. Nel suo primo giorno di libertà Silvia Baraldini è uscita di casa questa mattina verso le 9. Ma nel rientrare a bordo di un ciclomotore guidato dal suo compagno, l'ex detenuta, accortasi dei giornalisti che l’attendevano ha preferito allontanarsi.
L'avvocato Grazia Volo, legale della Baraldini fa sapere che non intende commentare in alcun modo la vicenda giudiziaria della sua assistita."Ringraziamo per l'attenzione dei media, ma manteniamo il riserbo che abbiamo avuto in questi sette anni, da quando cioé Silvia Baraldini è tornata in Italia". E aggiunge:"Silvia Baraldini da quando è in Italia non ha mai rilasciato interviste e non intende farlo ora. Né io intendo fare alcun commento su questa vicenda".
La scarcerazione per Silvia Baraldini, grazie all'indulto approvato dal Parlamento nell'estate scorsa, chiude una vicenda cominciata oltre 25 anni fa quando arrestata per associazione sovversiva con l'accusa di aver partecipato il 20 ottobre 1981 ad una rapina ad un furgone portavalori della Brink's a New York nella quale furono uccisi due poliziotti e una guardia privata.
Nel marzo del 1999 l’allora presidente del Consiglio Massimo D'Alema, in visita negli Usa, e il presidente americano Bill Clinton concordano di dare un mandato ai ministri della giustizia sulla vicenda. La Corte di appello di Roma riconosce le due sentenze di condanna inflitte negli Stati Uniti alla Baraldini facendo proprie le condizioni stabilite dagli Usa e accettate dalla stessa Baraldini ai fini dell'esecuzione in Italia della pena residua,. Viene fissata la fine della pena al 29 luglio 2008. Una volta arrivata in Italia per ragioni di salute le vengono riconosciuti gli arresti domiciliari.
Nel corso dell’ultima campagna elettorale le viene affidata una consulenza presso il Comune di Roma. Il premier Berlusconi accusa il Comune di aver gratificato con una consulenza la Baraldini, condannata per terrorismo. Il Campidoglio risponde che la Baraldini aveva i titoli necessari.
Gaetano Pecorella, capogruppo di Fi in commissione Giustizia alla Camera afferma che: "é assolutamente incomprensibile il provvedimento con cui Silvia Baraldini è stata scarcerata perché le è stato applicato uno sconto di pena a seguito dell'indulto". "E’ evidente che l'indulto non poteva essere concesso in relazione a condanne inflitte da uno Stato straniero, anche se l'esecuzione avviene in Italia, e che comunque tra i reati esclusi dal beneficio vi sono quelli di terrorismo per i quali la Baraldini é stata condannata". "E' dovere del ministro della Giustizia - aggiunge Pecorella - attivare ogni accertamento per verificare come sia potuto accadere che siano stati violati gli accordi con gli Stati Uniti d'America".
Gianfranco Fini, presidente di Alleanza Nazionale,commenta così la liberazione "a causa dell'indulto" di Silvia Baraldini."La scarcerazione della Baraldini é la conferma, come temevano le autorità statunitensi che non volevano concederle l'estradizione, che la giustizia italiana non garantisce in alcun modo la certezza della pena". "Il mio giudizio sull'indulto è notorio - continua Fini - é un provvedimento sbagliato che ha determinato prima di tutto allarmismo sociale, perché sono avvenuti molti nuovi reati, e poi ingiustizia, soprattutto verso le vittime di reati vecchi e nuovi".
E Maurizio Gasparri (AN) commenta con una battuta la liberazione della Baraldini: "Ora che è libera, è pronta per entrare nel Governo di Romano Prodi". "Lei è il simbolo di questa Italia governata dalla sinistra. Ricordo ancora - osserva Gasparri - il suo arrivo trionfale in Italia quando era ministro Diliberto. Lei poi fu consulente di Walter Veltroni e ora, grazie all'indulto di Clemente Mastella, è tornata libera. E' proprio il simbolo - conclude Gasparri - di questa Italia".