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07 giu 2006La cerimonia del 2 giugno al Consolato Generale d'Italia di Istambul: Clamorosa mancanza di stile

ROMA, 7 GIU (Italia Estera) -  RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO la segnalazione che ci é stata inviata da un nostro lettore che preferiamo resti anonimo. Si tratta di una  lettera apparsa sul sito Dagospia http://www.dagospia.com/round.php3 il 6 c.m. e si riferisce alla cerimonia del 2 giugno al Consolato Generale d'Italia di Istambul
 
Caro Dago, clamorosa mancanza di stile la serata del 2 giugno al Consolato Generale di Istanbul. Per celebrare adeguatamente il 60mo della Repubblica, il nuovo Console Generale Massimo Rustico – credendosi forse ancora in Texas, da dove proviene – ha pensato bene di utilizzare la cerimonia ufficiale per promuovere il lancio dell’Alfa Brera in Turchia. Risultato: lo storico giardino e gli oltre mille allibiti invitati si sono dovuti sorbire una rumorosa kermesse pubblicitaria, con tabelloni promozionali e modelle ovunque, musica da discoteca fino alle ore piccole e Giovanni Rana (quello dei tortellini, anch’esso sponsor) che distribuiva autografi in pieno stile hollywoodiano.
Nei loro discorsi – rigorosamente in inglese – Alfredo Altavilla (responsabile del gruppo Fiat in Turchia) e i responsabili marketing dell’Alfa Romeo (giunti per l’occasione sulle rive del Bosforo) non si sono minimamente resi conto delle gaffe allorquando hanno ringraziato i convenuti della loro presenza. Forse è sfuggito loro il fatto che gli italiani residenti ad Istanbul erano lì per la tradizionale festa della Repubblica – quest’anno poi cifra tonda, un bel sessanta - e non per omaggiare il lancio della nuova autovettura. Persino l’austera dimora ottocentesca, già Ambasciata presso l’Impero Ottomano, sembrava arrossire – illuminata com’era dalle luci psichedeliche – di fronte ad un cotanto, simile ardire.
Chissà se l’arcigno nuovo Ministro degli Esteri era stato preventivamente informato della kermesse dal pilatesco ambasciatore ad Ankara Carlo Marsili. Fosse questo il New Deal dalemiano all’estero di un governo che, in gran parte, almeno a parole, detesta la commercializzazione della politica? A quando un banner della Telecom issato sul pennone di Palazzo Chigi o sui marmi della Farnesina?
Qui-Sapon



 
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