NEW YORK, 2 DIC -(Italia Estera) - L'Italia ha fatto un passo presso l'Onu sulla pena di morte, così come é stato sollecitato da Pannella e garantito dal premier Romano Prodi.
Marcello Spatafora, l'ambasciatore italiano all'Onu ha chiesto al presidente di turno del Consiglio di sicurezza, il russo Vitaly Churkin, che l'assemblea generale riprenda in esame il tema della moratoria universale della pena di morte sulla base del documento presentato lo scorso dicembre dalla stessa Assemblea generale. Il Presidente del Consiglio e il Governo si impegnano ad avviare le procedure formali, coinvolgendo in primis i paesi già sottoscrittori della dichiarazione di dicembre. Lo rende noto un comunicato di Palazzo Chigi.
Intanto, nella sua prima dichiarazione da segretario generale Onu, Ban ki-moon non ha chiuso la porta ma ha precisato: "La pena capitale è una questione la cui decisione spetta a ogni singolo Stato", ha detto.
I bene informati qui al Palazzo di Vetro ricordano che l’Italia si è già battuta per ben due volte per la moratoria sulla pena di morte senza nessun risultato positivo.
La prima risoluzione italiana per il blocco Onu delle esecuzioni risale al 1994 quando venne discussa e bocciata dalla Terza Commissione. Le Nazioni Unite si spaccarono in due blocchi: da un lato i paesi islamici, asiatici e dei Caraibi che includono la pena capitale nel loro ordinamento, dall'altra l'Europa, parte dell'America Latina . Il voto fu di 36 si, 44 no e 74 astensioni. Un risultato molto amaro.
Nel 1999 per la seconda volta la risoluzione italiana contro la pena di morte si arenò. Questa volta fu perché l'Unione Europea, il giorno dell’inizio del dibattito in Assemblea Generale, chiese l'aggiornamento della sua risoluzione su cui erano affluite le firme dei 15 paesi Ue e di altri 57 co-sponsor. Così, sempre per quelle divisioni interne all'Europa, l'Italia rimase isolata, mentre Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Germania spinsero per respingere l'ultimo compromesso. Il quella occasione gli Stati Uniti annunciarono voto contrario nonostante che nei bracci della morte ci fossero oltre 3.000 detenuti che aspettavano la loro sorte.
All' annunciato impegno di Palazzo Chigi ad avviare le procedure formali Marco Pannella a Roma non solo non ha smesso lo sciopero della fame e della sete giunto al settimo giorno, ma ha commentato così la notizia: "Il preannuncio è quasi allettante, da acquolina in bocca. Ma di quale Assemblea si parla?". a.p./Italia Estera