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23 gen 2007Ma volete davvero chiudere 20 consolati in Europa? - di Mauro Montanari

FRANCOFORTE, 23 GEN (Italia Estera) - Il collega Mauro Montanari (nella foto), direttore del Corriere d'Italia di Francoforte e consigliere del CGIE, ci ha trasmesso questa denuncia sulla chiusura di ben venti consolati in Europa , molto articolata, che noi  pubblichiamo:

"Un demenziale progetto per l’annullamento dei consolati in Europa gira tra gli uffici del Ministero degli Esteri. Demenziale, ma vero, almeno stando alle voci di informatori che sussurrano dal Ministero degli Esteri. Se ne accorgeranno tra un po’gli italiani in Germania e Europa.

Ma quando è cominciata la storia? Qualche mese fa, è cominciata. Con una Finanziaria che taglia ovunque. Nel quadro della stessa, pare che esista, appunto, un progetto per la chiusura di circa venti tra Consolati ed Agenzie Consolari nel vecchio continente. Ciò dovrebbe avvenire in due fasi. Da noi, in Germania, nel giro di un paio d’anni, dovrebbero chiudere sia i consolati di Norimberga e Saarbrücken, sia le agenzie consolari di Mannheim e Wolfsburg.

Questa sarebbe la prima fase. In seguito, nell’arco forse di tre o quattro anni, dovrebbero essere abbattuti i consolati di Dortmund e Friburgo. Ma attenzione, non è tutto. Le nostre “gole profonde” al ministero ci comunicano che per Germania, Francia e Svizzera sono previsti non più di cinque o al massimo sei consolati, quindi altri due potrebbero saltare nel medio periodo. Di più. Potrebbe addirittura aprirsi una “fase tre”, nella quale in ogni Paese europeo rimarrebbe un consolato, accompagnato da una serie di “antenne” (al ministero le chiamano proprio così) con personale volante per il disbrigo degli atti consolari nel territorio.

Che funzione potrebbero avere queste “antenne” e da chi sarebbero composte, non è ancora dato sapere. Per ora, questo soltanto ci ha notificato l’Amministrazione per bocca del consigliere Domenico La Spina al convegno del sindacato Unsa- Sicis- Mae del 26 novembre scorso a Thun, in Svizzera.

Secondo quanto riportato da un'agenzia  “I diplomatici si sono dichiarati propensi alla chiusura di numerose sedi europee, ipotizzando l’istituzione di un’unica sede consolare centrale per Paese, call center, antenne periferiche, servizi consolari resi dalle Amministrazioni locali e l’istituzione di sedi consolari onorarie”.

Siamo già in clima lunare, quindi, visto che il Consigliere La Spina era a Thun per conto dell’Amminstrazione, e non per andare a sciare. Ma non è finita. Al Ministero Affari Esteri (Mae), nel panorama prima della chiusura, è previsto un “Fondo di autofinanziamento dei Consolati”, secondo il cosiddetto principio del “self-financing”.

Il che vuol dire che i Consolati stessi si autofinanzierebbero attraverso i propri atti consolari (passaporti, procure, autocertificazioni, ecc.). Nel Fondo dovrebbero confluire anche “liberalità e sponsorizzazioni”. Ad esempio, una vecchietta, morendo, potrebbe lasciare, diciamo così, il suo patrimonio non alla parrocchia o alla fondazione, ma al consolato, affiché questo esplichi gli atti dovuti ai connazionali.

Il consolato potrebbe a sua volta trovare anche un qualche sponsor in una catena di pizzerie. E via di questo passo. Quanto agli impiegati, in particolare quelli interinali, saprebbero poi che il loro stipendio viene non dal console e dall’Amministrazione, ma, appunto, dal titolare della pizzeria. Quindi saprebbero a chi rispondere. Non è invenzione nostra, ma normativa approvata al Senato nei commi 1324 e 1325 del maxiemendamento relativo al fondo speciale di comma 790, per chi se ne intende.

Inoltre il progetto, che, a quanto ci risulta, viene direttamente da ambienti vicini alla Segreteria Generale del Ministero degli Affari Esteri, si pone anche la questione di come arrivare ad un simile panorama. La strategia dovrebbe essere quella di ridurre, per quanto possibile, l’erogazione di servizi, incoraggiando un’interpretazione restrittiva della normativa sui passaporti, e ciò sia per liberare risorse, sia, appunto, per arrivare alla chiusura.

Abbiamo usato in quest’articolo, e continueremo ad usare, il condizionale, in attesa di una smentita dell’Amministrazione, che pubblicheremo più che volentieri. In attesa della smentita, però, facciamo l’esempio di alcuni Consolati in Germania. Dove fino a poco tempo fa si rilasciava un numero considerevole di passaporti al giorno, mentre ora la produzione si è praticamente dimezzata o è in forte calo.

Questo è dovuto, certo, anche al fatto che mentre prima, con il libretto normale, ci volevano cinque minuti, ora, con il libretto elettronico, ce ne vogliono circa 15 o 20. Ed ora il libretto elettronico lo devono pagare più o meno tutti. Oppure, diciamo meglio: da ottobre ad oggi il passaporto è stato rilasciato gratuitamente a circa il 10% della popolazione; prima di ottobre la percentuale era di circa l’80%.

E ciò anche se le leggi sul rilascio gratuito non sono cambiate. Ci riferiamo al Ddl 1185/ 67 e al Dpr 200/67, secondo i quali il passaporto deve essere gratuito per gli emigranti, cioè per coloro che, nati in Italia, si siano trasferiti all’estero dove svolgano attività manuali e di “piccoli traffici”, quindi per i soldati, per i missionari e per gli indigenti. Il passaporto costa circa 45 euro, più altrettanti all’anno di tasse.

Ora, un gruppo di parlamentari benemeriti della Circoscrizione Estero, con il comma 1323/790 del Maxiemendamento, ha ottenuto per gli iscritti all’Aire il rilascio di una carta di identità elettronica direttamente al consolato, e non più al paese di origine. Questo contraddice il piano suddetto. Ma se non ci fosse abbastanza resistenza da parte delle comunità ed i consolati venissero chiusi, a che servirebbe? Comunque, vedremo.

A proposito: se venissero chiusi i consolati, che ne sarebbe dell’Aire, del voto all’estero, dei compiti delle direzioni didattiche, dei Comites, legati per legge alla Circoscrizione, e così via? Ma per ora passiamo oltre. Cerchiamo di capire perché l’Amministrazione vorrebbe dare il via ad una operazione tanto distruttiva.

Detta ragione ce la spiega il Viceministro per gli Italiani nel mondo, sen. Franco Danieli, il quale, di fronte alla Terza Commissione (Affari esteri ed Emigrazione) del Senato, il 15 novembre scorso, affermava che le priorità dell’Italia sono altre. Leggi: Cina, Paesi del Golfo, Russia. Quindi laggiù, e non in Europa, devono essere potenziate le risorse.

La rete consolare - dice Danieli - deve adeguarsi “alle esigenze di una comunità italiana ormai profondamente integrata nel tessuto sociale dei Paesi di accoglienza”. Quanto la nostra comunità italiana in Germania sia “profondamente integrata” lo dicono -infatti- gli indici della disoccupazione, che sono il doppio rispetto alla media federale.

Lo dicono gli indici del successo scolastico, che sono disastrosi da 50 anni. Lo dicono i dati della formazione professionale, inesistente in larghissime fascie della nostra popolazione giovanile".

 

Mauro Montanari, Direttore del Corriere d'Italia/Italia Estera



 
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