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19 mar 2007LA riforma della 153 e le politiche culturali dell’Italia nel mondo

I Deputati de L’Ulivo eletti nella Circoscrizione Estero – Narducci, Fedi, Bucchino, Bafile, Gianni Farina – e l’On. Sergio Mattarella, hanno presentato una proposta di legge che mira a riformare in modo radicale la Legge 153 del 1971.  
ROMA, 19 MAR (Italia Estera) - In un clima in cui sembra che l’unico problema che assilla le comunità  italiane all’estero sia l’esistenza o meno del CGIE, è stata presentata alla Camera dei deputati una proposta di Legge, che  in questo organismo ha suscitato per anni riflessioni e dibattiti spesso molto accesi.
I Deputati de L’Ulivo eletti nella Circoscrizione Estero – Narducci, Fedi, Bucchino, Bafile, Gianni Farina – e l’On. Sergio Mattarella, hanno presentato una proposta di legge (“Interventi di formazione  linguistica e culturale,  di formazione continua e di sostegno all’integrazione in favore dei cittadini italiani e degli oriundi italiani all’estero ed alla promozione e diffusione della lingua italiana nel mondo”) che mira a riformare in modo radicale la Legge 153 del 1971. Una aspirazione perseguita da decenni e che, nonostante importanti appuntamenti - a cui il CGIE aveva dato un contributo determinante - in cui erano state elaborate parecchie ipotesi innovative, era rimasta lettera morta.
Nel testo depositato si intravede una modifica radicale delle strategie a favore della diaspora italiana nel mondo. Viene eliminata per sempre la concezione assistenzialista, che aveva guidato per molti anni le scelte governative e ministeriali. La legge 153 era una legge prevalentemente rivolta all’Europa  e intesa per una categoria di migranti ritenuta temporanea. Ora invece si vuole coinvolgere direttamente la comunità italiana; essa non è più oggetto di assistenza, ma protagonista della sua storia. La comunità costituisce una risorsa preziosa; da essa dovranno provenire anche gli insegnanti, ponendo fine ad una discriminazione e ad un dualismo di trattamento che male si addiceva ad una nazione attenta ai diritti dei lavoratori. Ovviamente la proposta di legge esige da parte dei docenti assunti in loco una preparazione seria. La loro capacità di mediare fra due culture e la garanzia di un costante aggiornamento potranno rispondere in modo adeguato ai bisogni linguistici e culturali delle nuove generazioni.
La proposta punta ovviamente all’inserimento pieno dell’insegnamento della lingua italiana nel curriculum scolastico locale. Ciò vedrà impegnato il governo italiano a siglare convenzioni con le autorità locali ma anche ad una serietà amministrativa mantenendo fede agli impegni assunti, senza estenuanti ed imbarazzanti dilazioni.
La proposta di legge si rivolge alle giovani generazioni italiane: questa è la priorità per i firmatari. Sono le giovani generazioni, invitate a riscoprire la lingua e la cultura italiane, a permettere l’attuazione di una nuova politica. “Altrimenti è inevitabile una condanna alla invisibilità e alla marginalità democratica”, leggiamo nella introduzione.
Se l’Italia si ostinasse ad investire in progetti linguistici a favore di potenziali italofili emarginando gli oriundi, si priverebbe di un canale unico per sviluppare la sua politica internazionale. Tralasciare le giuste esigenze culturali e linguistiche della diaspora per correre dietro alle chimere dell’immagine Italia da propinare alla fantasia di qualche élite significherebbe la condanna alla invisibilità della diaspora italiana.
Chiaramente questa proposta di legge, firmata anche da altri deputati che hanno militato nelle fila del CGIE come gli on. Bucchino, Farina e Fede, e dall’on. Mariza Bafile conosciuta per il suo impegno nel settore dei media italiani all’estero, è solo un inizio cui dovranno seguire altre proposte per rendere più omogeneo l’impegno dell’Italia verso la sua diaspora e per aprire sempre nuovi canali di dialogo tra le due comunità. Di fronte alle “sfide di una ‘patria’ grande, che non muore in uno Stato”, come recita l’introduzione alla proposta di legge, siamo certi che i nostri rappresentanti al Parlamento sapranno impegnarsi fino in fondo non solo per il bene degli italiani all’estero, ma anche per il bene degli italiani che vivono in patria, aiutando questi ultimi ad uscire da un provincialismo troppo asfissiante e ad aprirsi a nuovi orizzonti, più consoni con la storia della nostra emigrazione.  (Italia Estera) -



 
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