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21 apr 2007I lavori per la costruzione del Partito democratico: Gli interventi di Prodi a Firenze ed a Roma

Al congresso dei Ds: ''Il mio successore vincerà le elezioni nel 2011''. Poi saluta con ''carissimi democratici'' e lancia un appello alla sinistra del partito: ''Tornate''. E al congresso della Margherita a Roma:”Il mio compito sarà concluso a fine legislatura''.

 
FIRENZE, 20 APR (Italia Estera) - "Cari amici e amiche, carissimi democratici. Provo un grande senso di gratitudine per tutti voi ma soprattutto per Piero Fassino". Così Romano Prodi ha salutato i partecipanti al congresso nazionale dei Ds a Firenze. Una novità che è stata subito accolta bene dalla platea e che è stata salutata da un applauso. Una nuova terminologia che sicuramente incontrerà il successo nel nascente Partito democratico.
 
''Il risanamento della finanza pubblica, il riaggiustamento dell'economia è stato un cammino complesso, difficile, ma l'ho compiuto con la consapevolezza di avere la responsabilità di gestire il governo per tutta la legislatura" ha detto il premier nel corso del suo intervento.

''Due volte sono riuscito a portare la coalizione a questa vittoria - ha sottolineato - ora con il governo prepariamo politica economica, sociale e internazionale tale per cui il mio successore nel 2011 possa vincere per la terza volta le elezioni politiche''.

''Questi quattro anni - ha affermato - costruiranno la nostra vittoria solo se lavoreremo insieme con un nuovo grande forte Partito democratico. Debbo ora portare a termine questa legislatura che dovrà preparare la nostra vittoria delle prossime elezioni politiche. Sono consapevole di avere grande responsabilità, costruire il futuro, un futuro che domani altre donne e altri uomini guideranno e consolideranno perché al termine di questa legislatura il mio compito dovrà essere finito”.

Intervenendo a Firenze, Prodi ha voluto anche sottolineare che il Partito democratico ''è molto di più della fusione tra eredità del passato e classi dirigenti''. ''La sfida è superare il nostro passato senza perdere la memoria e l'identità - ha detto - ma allo stesso tempo senza essere prigionieri. Se questa sfida sarà persa dipende da noi''.

"Se il Partito democratico deve cambiare la nostra società - ha proseguito - potrà vivere e crescere solo se sarà concepito e percepito fin dal primo momento come un partito nuovo, non un nuovo partito, perché di nuovi partiti ne abbiamo avuti anche troppi''. Sarà inoltre ''un grande partito europeista e un prezioso punto di riferimento per tutte le culture riformiste europee".

Il presidente del Consiglio si è detto inoltre convinto che quanti hanno deciso di non aderire al Pd riconsidereranno il loro percorso ed ha lanciato un appello. "So che ci sono state divergenze di opinioni, come capita in un grande vero partito democratico", ha affermato il leader dell'Unione riferendosi evidentemente alle posizioni espresse dalle due mozioni firmate Angius-Zani e Mussi, ma a quest'ultima in particolare, dal momento che ha portato all'uscita della sinistra Ds dal partito.

"Ma io sono convinto che, se noi faremo questo partito, come lo dovremo fare, con le regole e la passione che dovremo metterci, queste forze torneranno". "E fin da adesso - è stato il suo appello - io faccio l'invito al ritorno".

Poi a chiare lettere ha assicurato: ''Saremo inflessibili difensori della libertà religiosa e a pari titolo della laicità dello Stato''. "Soltanto una realizzazione forte e seria del Partito democratico, in cui confluiscono le radici tra di loro originariamente diverse - ha osservato - potrà porre finalmente fine al clericalismo e anticlericalismo, alla guerra tra guelfi e ghibellini che per tanto tempo ha caratterizzato la vita del nostro Paese". "Il Partito democratico - ha concluso il premier - può davvero garantire la pace religiosa".

Fassino ha abbracciato Prodi al termine del suo discorso. Quando il presidente del Consiglio ha raccolto i fogli con gli appunti dal leggio per lasciare il palco, il segretario dei Ds si è alzato e gli è andato incontro: si sono dati la mano e poi assieme hanno alzato le braccia verso l'alto, ricevendo un prolungato e caloroso applauso da parte dei congressisti.
*  *  *
 
Romano Prodi, a Roma chiudendo il suo intervento al congresso della Margherita ha detto: ''Al termine di questa legislatura il mio compito è finito'', perché ''l'Italia avrà bisogno di nuovi leader e di una nuova, grande partecipazione popolare''.
. "Sono cosciente che alla mia generazione è toccato un compito grande: traghettare il Paese da un passato anche glorioso, ma concluso, all'Italia di domani''. ''Il nostro compito è quello di lasciare l'Italia più forte e coesa per chi verrà dopo di noi", ha aggiunto il presidente del Consiglio.

Aprendo il congresso, il premier aveva parlato della nascita del Partito democratico: ''Il cammino che abbiamo fatto finora è stato lungo e difficile, forse più diffcile di quanto mai avremmo immaginato'' ma, sottolinea il premier, ''noi siamo gente testarda e andremo avanti su questa strada. E' stato difficile, lo sarà ancora. Abbiamo fatto sforzi, ora servirà responsabilità e tanta fiducia''. Il Partito democratico, aggiunge il Professore, ''non può avere lo sguardo rivolto al passato: non serve cercare nella storia le ragioni del proprio futuro''. Il Pd "non deve essere la sommatoria dei dirigenti dei partiti che saranno insieme", né "la fusione tra i militanti" Ds e Dl, ha detto Prodi.

"E' fondamentale che si apra subito la fase costituente del Partito democratico caratterizzata dall'apertura e da una nuova militanza". Il premier pensa a una 'nuova militanza' nella quale fondere insieme gli aderenti ai Ds, alla Marghertia e tutti quelli che, fuori dai partiti, si riconoscono nel Pd.
 
''Per questo non ha senso - sottolinea - immaginare che il nuovo partito possa camminare su tre gambe: i due partiti e una indistinta società civile". La nuova formazione politica dovrà lasciare le ''porte aperte'', saper ''guardare a tutte le forze che hanno costruito con noi l'Ulivo'', ha spiegato il Professore, spiegando che il Pd deve proseguire "la comune esperienza dell'Ulivo", sapendo di dover avere un orizzonte "più ampio dell'Ulivo".

"Il cammino alle nostre spalle è stato lungo e quello che resta da fare lo è altrettanto - ha detto Prodi - ma è alla portata del nostro passo. Quella di oggi è una tappa importante, che merita entusiasmo".

In apertura dei lavori è stato letto anche il saluto di Giorgio Napolitano al congresso Dl: "Le componenti storiche del partito, espressione delle espressioni molteplici del riformismo italiano, offrono un contributo importante per la costruzione dello Stato". E in un altro passaggio: ''La Margherita si richiama alla tradizione di impegno democratico per l'attuazione dei principi di libertà e solidarietà'', ha detto tra l'altro il Capo dello Stato. E a proposito del Pd il presidente della Repubblica ha parlato della "nascita di un nuovo soggetto che affonda le radici in storie politiche e culturali diverse", che darà un importante contributo al "processo di semplificazione del sistema politico e istituzionale non più rinviabile". Secondo il capo dello Stato, inoltre, il congresso Dl "porterà un contributo alle riforme" da attuare e contribuirà alla ''partecipazione dei cittadini alla vita democratica del Paese''.

In platea molti leader di partito venuti ad assistere al congresso diellino: Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini, Franco Giordano, Enrico Boselli e Clemente Mastella. Presenti anche il presidente della Camera Fausto Bertinotti e Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia non ha applaudito al discorso del presidente del Consiglio Prodi.
 (Italia Estera)



 
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