01 ott 2007 | ELEZIONI USA:La famiglia, fra politica e privacy - di Domenico Maceri |
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SANTA BARBARA(CALIFORNIA) 1 OTT. “Lasci in pace la mia famiglia” disse recentemente Rudy Giuliani a Katherine Prudhomme-O’Brien, un’elettrice dello stato del New Hampshire. La O’Brien voleva sapere “com'è possibile che il Paese sia fedele” al candidato e plausibile futuro presidente quando la sua stessa famiglia lo snobba. O’Brien si riferiva al fatto che alcuni membri della famiglia di Giuliani non lo appoggiano nella sua corsa alla Casa Bianca. La figlia Caroline ha dichiarato che voterà per Barack Obama e il figlio Andrew non parteciperà alla campagna del padre.
Giuliani aveva naturalmente ragione di avere diritto alla privacy della sua famiglia. Ciononostante i politici usano la loro famiglia nelle campagne politiche quando possono trarre benefici. Nel caso di Giuliani, sposato per la terza volta, con figli dalla sua prima moglie i quali non sono evidentemente contenti delle scelte del padre, si tratta di una situazione diversa. La maggior parte dei candidati, invece, usano i membri della loro famiglia cercando di creare un’immagine idealistica dei loro cari che naturalmente potrebbero diventare la “first family” della Nazione.
Alcuni dei candidati alla Casa Bianca dipendono dai loro famigliari per darsi un vantaggio in comparazione ai loro avversari. Il candidato democratico John Edwards, per esempio, viaggia con i suoi due figli di sette e nove anni, i quali, invece di frequentare la scuola, vengono preparati da Elizabeth Edwards, la moglie del candidato. In alcuni discorsi del padre i due ragazzi sono apparsi alquanto disinteressati con un comportamento che riflette la loro età. Il caso della moglie di Edwards è anche unico dato che soffre di un cancro incurabile ma malgrado ciò lei partecipa attivamente alla campagna del marito.
Barack Obama, candidato democratico, usa una strategia completamente diversa. I suoi figli sono rimasti a casa e frequentano la scuola normalmente. Fred Thompson, l’imminente candidato repubblicano, ha lasciato il figlio Samuele di nove mesi a casa mentre lui è in Iowa dove al momento la campagna per le primarie sembra essere la più attiva. Il Senatore Christopher J. Dodd, democratico del Connecticut, ha una figlia di due anni la quale a volte decide di togliersi il pannolino in pubblico, creando un’atmosfera di vita reale per il padre candidato.
Perché portarsi i figli nella campagna elettorale invece di lasciarli a casa e non disturbare la loro routine? Per John Edwards la famiglia è molto importante e non si sentirebbe tranquillo avendoli lontano per lunghi periodi di tempo. La campagna politica fa parte della realtà familiare. Per altri la stabilità e routine sono indispensabili come per i figli di Obama. Naturalmente alcuni come Sam Brownback, senatore repubblicano del Kansas, lasciano i figli a casa ma sentono la mancanza della famiglia.
Ci sono quelli come Fred Thompson che usano i figli per questioni esplicitamente politiche. L’ex senatore del Tennessee ed ex attore di Law and Order ha registrato un video contro l’aborto che inizia con la comparsa della sua figliola Hayden di tre anni. Thompson cercava ovviamente di mettere da parte l’accusa che lui aveva lavorato come lobbista per gruppi pro aborto anni fa. Thompson è considerato da molti l’erede di Ronald Reagan e la grande speranza dell’ala destra del Partito Repubblicano. Gli altri due candidati maggiori del GOP, Rudy Giuliani e Mitt Romney, hanno visioni politiche che non centrano il cuore conservatore del partito.
E Hillary Clinton, la prima della classe fra i candidati democratici? L’ex first lady riceve l’appoggio totale del marito Bill Clinton il quale potrebbe ritornare ad abitare nella Casa Bianca come “first gentleman” se la moglie vince l’elezione. Il problema per Hillary Clinton è che se Bill partecipa attivamente alla sua campagna elettorale potrebbe con la sua popolarità e il suo carisma mettere in evidenza con il contrasto la “piccolezza” di Hillary. A volte la miglior strategia nella corsa alla Casa Bianca è di lasciare “in pace la famiglia”.
Domenico Maceri*/Italia Estera
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*PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.
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