McCain a vele spiegate verso la nomination repubblicana
NEW YORK, 13 FEB, (Italia Estera) – Barack Obama ha battuto Hillary Clinton in Virginia, Maryland e nel distretto (Columbia) di Washington capitale ed è in testa con 1.223 delegati contro 1.198 nella gara per la nomination democratica.
L’ ex first lady, secondo i calcoli della Nbc, deve aggiudicarsi almeno il 56% dei delegati ancora in palio altrimenti non raggiungerà il numero dei 2025 delegati necessari alla sua candidatura alle elezioni presidenziali del 4 novembre. Ce la farà? La battaglia si presenta dura, durissima per la senatrice di New York precipitata in una crisi politica e finanziaria contro un avversario lanciatissimo verso la Casa Bianca con nove vittorie consecutive nelle primarie fra il week end ed oggi.
Negli Stati uniti già si scommette su una sfida finale fra Obama ed il repubblicano John McCain. Il veterano del Vietnam ha virtualmente eliminato ogni minaccia che l’ex governatore dell’Arkansas, Mike Huckabee avrebbe potuto porre al suo status di candidato principale alla nomination. Il vecchio leone ha prevalso con il 68% dei voti nel distretto di Columbia, con il 55% nel Maryland e con il 50%in Virginia. In questo stato la vittoria è stata meno vistosa ed è giunta dopo un testa a testa perchè Huckabee è stato sostenuto dal voto dei conservatori e dei cristiani evangelici.
Dunque: le primarie del Potomac, il fiume che attraversa Washington, sono state amare per Hillary Clinton che dopo la sconfitta nel Maine aveva sostituita la direttrice della sua campagna elettorale Patti Solis Doyle e dimissionato il suo vice, Mike Henry. Ma i cambiamenti non sono serviti a fermare l’onda travolgente di Obama che ha ottenuto vittorie con un margine di vantaggio superiore a qualsiasi previsione: il 75% dei consensi nel distretto di Colombia, il 64% in Viriginia ed il 60% in Maryland. Per lui si sono pronunciati non solo gli elettori di colore, i giovani e gli indipendenti ma anche gli anziani, la piccola borghesia, gli ispanici e la maggioranza dei banchi, lo zoccolo duro della forza politica della Clinton.
''I cinici adesso non possono più dire che la nostra speranza è falsa'', ha detto Obama, parlando a una folla a Madison, in Wisconsin. ''Abbiamo vinto a est e a ovest, a nord e a sud - ha aggiunto -. Abbiamo vinto in Maryland, in Virginia, e sebbene abbiamo vinto anche a Washington questo movimento non si fermerà fino a quando non porteremo il cambiamento a Washington”. Nelle sue dichiarazioni Obama non ha fatto riferimento a Hillary Clinton ma si dà per scontato che il senatore nero dell’Illinois cercherà di convincere l’establishment del partito democratico che i suoi trionfi hanno dato una svolta alla campagna elettorale e che lui è il candidato più forte da appoggiare nella corsa alla Casa Bianca.
Adesso Obama punta al caucus di martedì 19 febbraio alle Hawai dove ha vissuto da bambino e nello stesso giorno alle primarie nel Wisconsin dove già ha preparato una forte base operativa investendo pesantemente in propaganda televisiva e radiofonica.
Hillary Clinton non si è congratulata con il vincitore ed ha lasciato, visibilmente irritata, Washington per fare campagna elettorale in Texas dove sono in programma le primarie del 4 marzo e nello stesso giorno anche negli stati di Ohio, Rohde Island e Vermont con una messe di 444 delegati. La first lady non intende impegnarsi in Hawai e Wisconsin e vuole riscattare le sconfitte subite da Obama con il voto degli ispanici in Texas ed Ohio fra i quali conta di essere popolare. “Sono sperimentata, sono pronta, lasciamo che accada” ha affermato la Clinton ad un comizio ad El paso senza citare la debacle subita ma dicendosi pronta a diventare “il Comandante in Capo degli Stati uniti per ribaltare la crisi economica”.
In campo repubblicano McCain naviga a gonfie vele. Ha al suo attivo, dopo le tre vittorie di oggi, 800 delegati e si è avvicinato ulteriormente al traguardo dei 1.091 per la nomination repubblicana.
L'ex-predicatore Huckabee, sebbene deluso dalle sconfitte, non intende uscire dalla battaglia finche' l'avversario non avra' raggiunto la matematica certezza della candidatura alla Casa Bianca.
'' Tutti devono avere la possibilita' di effettuare una scelta. Molti stati devono ancora votare e molti delegati sono ancora in palio'', ha detto l’ex governatore dell’Arkansas.
La difficolta' del successo di McCain in Virginia hanno confermato che i conservatori del partito repubblicano preferiscono appoggiare il suo rivale perche' non amano alcune delle sue scelte politiche sulla tortura, l’immigrazione, il matrimonio fra i gay e l’aborto.
Il senatore McCain ha già ottenuto l’appoggio del Presidente Gorge Bush che, nonostante una vecchia ruggine nei rapporti personali, lo considera l’unico candidato in grado di ricucire l’unità del partito e di far fronte all’offensiva democratica che vuole alzare bandiera bianca in Iraq e nella lotta contro il terrorismo.
''Cercherò la presidenza con umiltà “ , ha detto Mc Cain ed ha aggiunto ''la speranza e' un bene prezioso: penso di saperne qualcosa '' alludendo ai suoi lunghi anni di prigionia in Vietnam. ''Sono scattato e pronto all'azione'', ha poi annunciato euforico il vecchio leone. (A.M.)