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13 giu 2008l'Irlanda dice “no”al Trattato europeo.

 Il 56% di voti contrari. Documento bocciato nonostante i sì di 26 Paesi. Napolitano: “Fuori chi blocca l'Ue”. Barroso: “Il Trattato è ancora vivo”. Calderoli: “Un grazie al popolo irlandese per il suo voto”
DUBLINO, 13 GIU (Italia Estera) -  L'Irlanda boccia con il 56% dei voti il referendum sul Trattato di Lisbona, versione "alleggerita" della Costituzione europea già respinta nel 2005 da francesi e olandesi. Il no ha vinto in 27 contee su 43. Quindi, mancando l'unanimità, il documento non può entrare in vigore nonostante gli altri 26 Paesi dell'Unione europea l'hanno approvato o si apprestano a farlo.
Il presidente Napolitano, fervente europeista, dice: «Fuori dall'Ue chi vuole bloccare la costruzione europea».
 "Una vittoria per la democrazia", il commento di  Declan Ganley, l'uomo d'affari fondatore del gruppo Libertas che ha guidato la campagna contro il Trattato.
Secondo il quotidiano inglese Independent, Ganley ha stretti rapporti d'affari con il complesso militare-industriale statunitense: i favorevoli al Trattato lo ritengono legato ai neoconservatori Usa, e avrebbe raccolto fondi di dubbia provenienza dall'estero per la sua campagna.
"Il Trattato è ancora vivo, non è morto": E questo il commento di Barroso. "La Commissione europea ha fatto quello che doveva e quello che poteva" ha detto il portavoce dell'esecutivo, Johannes Laitenberger. "La ratifica non è una cosa che devono fare le istituzioni europee bensì gli Stati membri". Barroso aveva già detto con chiarezza che non esiste un 'piano B' in caso di bocciatura del Trattato. Né appare valida l'ipotesi secondo cui la ratifica irlandese potrebbe avvenire ugualmente per via parlamentare. La possibilità più concreta è che riprenda il negoziato come accadde nel 2005 dopo la bocciatura della Costituzione con il referendum di Francia e Olanda.
Di certo si allungano i tempi per il partenariato con la Russia e per la presidenza forte auspicata dal presidente francese Sarkozy (dal 1° luglio la Francia assume la presidenza di turno dell'Ue). "C'è una responsabilità congiunta di tutti i Paesi per fare fronte alla situazione", ha concluso Barroso, secondo il quale il processo di ratifica delle altre nazioni deve comunque proseguire.
Lo stesso concetto è stato espresso anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: "Le ratifiche devono continuare fino a raggiungere la soglia dei quattro quinti. Non si può neppure immaginare di ripartire da zero". Il capo dello Stato ha aggiunto: "È l'ora di una scelta coraggiosa da parte di quanti vogliono dare coerente sviluppo alla costruzione europea, lasciandone fuori chi - nonostante impegni solennemente sottoscritti - minaccia di bloccarli. Non si può pensare che la decisione di poco più della metà degli elettori di un Paese che rappresenta meno dell'1% della popolazione dell'Unione possa arrestare l'indispensabile, e oramai non più procrastinabile, processo di riforma".
A questo punto per l'Unione europea si aprono scenari imprevedibili. "Bisogna capire che cosa succede dopo il voto in Irlanda", ha commentato Silvio Berlusconi nel corso del Consiglio dei ministri.
Infine uma dichiarazione contro corrente della Lega con Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa che dice: "Un grazie al popolo irlandese per il suo voto. Tutte le volte in cui i popoli sono stati chiamati a votare hanno bocciato clamorosamente un modello di Europa che viene vista lontana dai popoli stessi. I popoli, ancora una volta, hanno dimostrato di avere maggiore saggezza rispetto a governi e parlamenti. La sovranità appartiene ai popoli e solo i popoli possono decidere di rinunciare ad essa". (Italia Estera) -



 
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