02 ago 2008 | Che cosa leggeranno i nostri nipoti della storia dell’Italia d’oggi? |
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L’annuncio di Piazza del Plebiscito sull’emergenza rifiuti, il dito medio rivolto verso l’alto, la guerra ai fannulloni, la collana di diamanti alle starlette…
di Salvatore Parlagreco
ROMA, 2 AGO (Italia Estera) - Il pensiero che i miei nipoti debbano leggere sui libri di storia che il Capo del Governo, affacciatosi in Piazza del Plebiscito a Napoli, abbia annunciato compiaciuto la liberazione della città dalla monnezza, è inquietante
Chi è cresciuto, vedendo decine di volte i filmati del ventennio e della liberazione dal nazifascismo, con i discorsi del Duce alla folla plaudente di Piazza Venezia, si sente spaesato, smarrito, confuso, al punto da chiedersi che cosa sia meglio.
Non equivocate, per carità, certo che è meglio il Cavaliere Berlusconi annunciante la città spazzata dei rifiuti piuttosto che il Cavaliere Mussolini annunciante l’entrata in guerra, ma il vuoto dentro rimane.
Come spiegarlo?
Il fatto è che siamo passati dalla tragedia all’operetta, dalle camicie nere ai bottoncini dorati del Paese dei Campanelli. E questo impedisce di essere contenti che il Cavaliere Berlusconi non è il Cavaliere Mussolini.
A farci venire il groppo alla gola c’è dell’altro.
Leggeranno solo di Piazza del Plebiscito i miei nipoti.? Eh, no, magari.
Avranno notizia del dito medio proteso verso l’alto del leader leghista Umberto B.; della collana di diamanti promessa dal capo del governo ad una starlette; della guerra del Ministro Brunetta ai fannulloni.
E della prematura fine dei partiti, che cosa scriveranno?
Niente perché nessuno ne ha dichiarato la scomparsa. Virtualmente ci sono ancora: se ci sono i dirigenti dei partiti, vuol dire che ci sono i partiti, no?
E della scomparsa dell’opposizione parlamentare di sinistra?
Niente anche in questa circostanza, perché virtualmente c’è ancora un gruppo parlamentare che aggiunge al centro la sinistra.
Se c’è il centrosinistra, vuol dire che c’è la sinistra, no?
E della scomparsa della destra, quella consacrata a Dio, Patria e Famiglia?
Idem, come sopra. I capi della destra ci sono ancora, perciò la destra c’è.
Che cosa scriveranno gli storici dell’opposizione parlamentare, azzerata da mozioni di fiducia e decreti, oltre che dalla mancanza di attitudine al suo esercizio? Della sinistra antagonista, estrema e scissionista? E della giustizia nelle mani di sovversivi, a detta del Capo del Governo?
Non so come racconteranno tutto questo.
Auguro ai miei nipoti di leggere le strisce dei fumetti, piuttosto che libri di storia zeppi di bugie. Le sturm und truppen alla Bonvi, dedicate ai fantasmi della democrazia. Umberto B: incazzato con la bandiera italiana , il Cavalier Berlusconi incazzato coi tribunali, le sinistre incazzate l’uno con l’altra, le starlette incazzate di non ricevere le collane promesse…
Salvatore Parlagreco/Italia Estera
Un pò di storia
Il Palazzo Reale di Napoli in Piazza del Plebiscito
La splendida costruzione fu innalzata a partire dal 1600 per una delle capitali più grandi e popolose dell'impero spagnolo. Il palazzo, abitato prima dai viceré spagnoli, dagli austriaci, dai Borbone ed infine dai Savoia, è stato centro e immagine del potere, nonché snodo delle vicende storiche di Napoli e del Mezzogiorno per quasi quattro secoli.
Il progetto fu affidato dal viceré, Fernando Ruiz de Castro, all'architetto Domenico Fontana, tra i più famosi architetti del tempo, disegnatore della Roma di Sisto V.
L'originario corpo quadrato fu ampliato un secolo dopo con il "Braccio Nuovo" voluto da Carlo di Borbone. Nell'Ottocento, dopo un incendio, Ferdinando II di Borbone comandò radicali lavori di sistemazione del Palazzo. I restauri, condotti dall'architetto Gaetano Genovese, ampliarono e regolarizzarono, senza stravolgerla, l'antica fabbrica, conferendole un'impronta architettonica unitaria e coerente. Nacque in quegli anni l'"Ala delle Feste" e una nuova facciata verso il mare solennizzata da un alto basamento di bugnato e da una svelta torre-belvedere.
E' interamente del Fontana la lunghissima facciata manierista. A fine Ottocento le nicchie esterne furono occupate da gigantesche statue dei Re di Napoli, i primi delle rispettive dinastie (Ruggero il Normanno, Federico II di Svevia, Carlo I d'Angiò, Alfonso I d'Aragona, Carlo V d'Asburgo, Carlo III di Borbone, Gioacchino Murat, Vittorio Emanuele II di Savoia). Al centro della facciata risaltano gli stemmi reali e vicereali; sotto il balcone di parata è invece lo stemma dei Savoia.
Entrati nel Palazzo si accede al Cortile d'Onore che conserva intatta l'impronta architettonica fontaniana. Di fronte è una fontana ottocentesca con statua di Fortuna. A sinistra si va verso i Giardini, a destra verso il Cortile delle Carrozze ed il Cortile del Belvedere.
L'appartamento storico
L’Appartamento reale offre alla visita le stanze reali di etichetta al Piano nobile, come ci sono state consegnate dalla storia, con gli arredi dell'epoca sapientemente distribuiti. Negli anni settanta alcune stanze sono state sistemate a galleria di opere d'arte con ordinamento di tipo tematico e storico-stilistico. Non ci sono giunte, anche per i gravi danni e le spoliazioni sofferte dal palazzo durante l'ultima guerra, le stanze e gli arredi di uso più quotidiano (camere da letto, bagni, cucine, ecc.).
L'originaria decorazione seicentesca è oggi documentata soprattutto dagli affreschi di soggetto storico di gusto tardo-manierista che decorano le sale più antiche con cicli di pitture volti ad esaltare gloria e fortuna degli spagnoli vincitori. Nel Settecento Carlo di Borbone venne a dare a Napoli dignità di capitale di un regno autonomo. Anche Carlo ampliò e fece abbellire Palazzo Reale con capolavori pittorici di quegli anni e con i bellissimi soffitti delle Stanze della Regina (stucchi bianchi su fondo oro). Dobbiamo al gusto di Carolina Murat molti degli arredi mobili di gusto neoclassico.
Si accede all'Appartamento storico per un monumentale e luminosissimo Scalone d'onore ideato nel 1651 e poi sistemato e decorato da G. Genovese tra il 1838 e il 1858. Lo Scalone è arredato, nella zona inferiore, di marmi bianchi e rosati decorato con trofei militari e bassorilievi allegorici. Assai bella è la ricca balaustra marmorea di marmo traforato, nella zona superiore monumentali statue in gesso (la Fortezza, la Giustizia, la Clemenza e la Prudenza). Alla fine dello Scalone ci si immette nel luminosissimo Ambulacro, protetto da vetrate dell'Ottocento.
Il Teatrino di Corte
Fu allestito da Ferdinando Fuga nel 1768. Assai danneggiato nell'ultima guerra conserva le originarie 12 statue in cartapesta raffiguranti Apollo, Minerva, Mercurio e le nove muse. Ospitò rappresentazioni di opere buffe di Paisiello, Cimarosa e Piccinni.
Moltissime sono le Sale visitabili, ricche di pitture, affreschi, statue, arazzi e mobili d'epoca; questo ne è l'elenco senza soffermarci sulle meraviglie che possiamo ammirare:
Sala Diplomatica- Saletta Neoclassica- Fasti di Alfonso il Magnanimo- Sala del Trono- Salone degli Ambasciatori- Sala di Maria Cristina di Savoia- Sala del Gran Capitano- Sala dei Fiamminghi- Studio del Re- Sala del Seicento Napoletano- Sala della Pittura di Paesaggio- Sala di Luca Giordano- Sala della Pittura del Seicento- Sala della Pittura Emiliana- Sala delle Nature Morte- Sala Neoclassica- Salone d'Ercole- Sala XXIII- Sala di Don Chisciotte- Sala della Pittura di Paesaggio Napoletana dell'Ottocento- Affreschi di D.A. Vaccaro- Sala delle Guardie del corpo- Cappella Reale.
I Giardini Reali
Sorgono in un'area che è stata sempre tenuta verde dai reali regnanti a Napoli a partire della fondazione di Castelnuovo con gli Angioini, alla fine del XIII secolo. In epoca vicereale il giardino fu sistemato a parco con viali, statue e "giardini segreti". I grandi lavori di ampliamento e di restauro condotti alla metà dell'Ottocento interessarono anche i giardini dove furono insediate gran numero di piante, magnolie, lecci, piante rare di grande varietà e cromatismo.Il giardino ebbe un nuovo disegno romantico "all'inglese" con aiuole e vialetti sinuosi alla ricerca di inedite vedute sul golfo, il Vesuvio e la collina di San Martino e divenne ambita meta dei viaggiatori a Napoli nell'Ottocento.
Il giardino fu cinto in quegli anni da una magnifica cancellata di ferro con lance a punta dorata, su cui si apre, proprio di fronte a Castelnuovo, un ingresso delimitato da statue in ferro di Palafrenieri (conosciute come "Cavalli di bronzo") dono dello zar Nicola I a Ferdinando II. (Italia Estera).
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