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21 feb 2011Berlusconi rompe il silenzio: «Stop alle violenze sui civili»

Allertate le basi militari italiane - Il ministro della Difesa La Russa: «Unità italiana pronta a partire». Frattini: «In Libia la Ue non intervenga, ma auspica una «riconciliazione pacifica», arrivando a una Costituzione, come propone il figlio di Gheddafi. -  Per i rimpatri domani primo volo speciale – Bersani chiama il titolare della Farnesina
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di Beppe Nisa
Sono sfociate in un massacro le proteste in Libia: a Bengasi si parla di 285 vittime, ma le stime potrebbero essere destinate ad aumentare. Gli scontri fra i manifestanti e le forze dell’ordine si sono trasformate in una guerra civile e Internet è stato bloccato, per cui è difficile ottenere video e immagini degli scontri. Questo mentre la tv di stato libica afferma che è tutto sotto controllo e che il governo di Gheddafi non è in pericolo. Ma segnali in senso contrario arrivano dal rappresentante libico nella Lega Araba, che si è dimesso: si è “unito alla rivoluzione”. Testimoni oculari hanno detto che a Tripoli i soldati si sono uniti ai manifestanti anti-Gheddafi. Lo riferisce al Jazira che, citando fonti mediche nella capitale libica, annuncia: si contano 61 morti oggi a Tripoli.

ROMA, 21 FEB 2011 - (Italia Estera) -   Palazzo Chigi rompe il silenzio  sul massacro in Libia  ed attraverso una nota Silvio Berlusconi fa sapere  che «è allarmato per l'aggravarsi degli scontri e per l'uso inaccettabile della violenza sulla popolazione civile», ed assicura di seguire con attenzione e preoccupazione l'evolversi della situazione. Nella nota Palazzo Chigi aggiunge che «L'Unione Europea e la Comunità internazionale dovranno compiere ogni sforzo per impedire che la crisi libica degeneri in una guerra civile dalle conseguenze difficilmente prevedibili, e favorire invece una soluzione pacifica che tuteli la sicurezza dei cittadini così come l'integrità e stabilità del Paese e dell'intera regione».
Il segretario generale dell'Onu Ban Ki moon ha telefonato al leader libico Muammar Gheddafi per dirgli che la violenza nel Paese "deve cessare immediatamente" e ha chiesto l'apertura di un ampio dialogo. Lo ha riferito il portavoce dell'Onu Martin Nesirki, spiegando che si è trattato di una conversazione "approfondita". Il segretario generale "ha espresso profonda preoccupazione per l'escalation della violenza e sottolineato che deve cessare immediatamente", ha riferito il portavoce. Ban ha anche ribadito la richiesta del rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani, fra cui quelli di pacifica assemblea e informazione. La Bbc dice di aver appreso che Gheddafi era in patria quando ha parlato con Ban Ki moon.
Il vice ambasciatore libico all'Onu ha chiesto che i suoi connazionali vengano protetti da quello che ha definito "un genocidio" compiuto dal governo. Di fonte alle notizie di aerei che sparano sui manifestanti a Tripoli, Ibrahim Dabbashi ha dichiarato che va proclamata una no fly zone sulla capitale libica.
 
Nel frattempo, in Italia è stato innalzato, fino al massimo, il livello di allerta negli aeroporti e nelle basi aeree. Una consistente quota di elicotteri dell'Aeronautica militare e della Marina militare in queste ore ha anche ricevuto l'ordine di spostarsi verso il Sud. La decisione, hanno spiegato fonti della Difesa, è stata presa dopo l'atterraggio a Malta di due aerei e due elicotteri libici.
 
Il  ministro Ignazio La Russa, da Abu Dhabi dove è in visita ufficiale ha spiegato che « non è nulla di più di quanto avviene per casi meno eclatanti». «Abbiamo predisposto - ha aggiunto La Russa - l'invio di una piccola unità logistica in Libia: martedì sera avremo una riunione interministeriale con Maroni e Frattini, con cui sono in contatto continuo». Non c'è tuttavia al momento nessun coinvolgimento dell'Italia in quanto sta accadendo in Libia.
L'innalzamento delle difese ha riguardato in particolare le basi dell'Aeronautica di Trapani e Gioia del Colle (Bari), dove sono schierati gli Eurofighter e gli F16: gli equipaggi di entrambi gli Stormi sono «al massimo livello di prontezza», pronti cioè a decollare immediatamente, se necessario, per neutralizzare eventuali minacce aeree.
Anche la nave della marina militare Elettra è stata mobilitata. «La nave - ha spiegato il ministro Ignazio La Russa - al momento ancorata al porto di La Spezia, ha a bordo apparecchiature radar con strumentazioni di guerra elettronica, ascolto e raccolta di informazioni. Non è escluso che a bordo possano esserci unità delle forze speciali».
Interpellato in merito alla notizie circolate in Rete sull'uso di caccia militari italiani, il portavoce della Farnesina ha fermamente stigmatizzato la diffusione di notizie e voci del tutto infondate ed incontrollate.
I ministri degli Esteri dell'Unione Europea riuniti a Bruxelles "condannano la repressione in corso contro i manifestanti in Libia, deplorano la violenza e la morte di civili", esortando "la fine immediata dell'uso della forza". E, come si legge nelle conclusioni del Consiglio affari esteri, chiedono che "alle legittime aspirazioni ed alle richieste del popolo per le riforme si risponda attraverso un dialogo guidato dai libici aperto, inclusivo, significativo e nazionale, che porti ad un futuro costruttivo per il Paese e per il popolo".
 
"L'Unione europea è estremamente preoccupata dal livello delle violenze raggiunto in Libia" ha dichiarato l'Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune Catherine Ashton al termine del Consiglio Ue affari esteri.
E’ del tutto normale in questa aberrante situazione  che inizia la fuga degli italiani. L'indicazione del ministero degli Esteri ai 1.500 connazionali che vivono «stabilmente» nel Paese è di partire con voli commerciali, anche se è in via di attivazione un piano di rimpatri degli italiani in Tripolitania, gestito in coordinamento con l'Alitalia, per consentire in tempi quando più rapidi il rientro dei connazionali che stanno confluendo gradualmente all'aeroporto della capitale libica.
Già domani, martedì,  partirà per Tripoli un primo volo speciale, concordato con la Farnesina, che si affiancherà ai voli di linea previsti per il rientro dei connazionali, anche se, per ora, non si prevede un ponte aereo per l'evacuazione.
Una squadra dell'Unità di Crisi della Farnesina di rinforzo dello staff consolare - guidata dal vicario dell'Unità di Crisi stessa - è  pronta a partire per Tripoli per coadiuvare la nostra sede diplomatica nelle attività di facilitazione del rimpatrio attraverso voli di linea che restano  operanti e per far fronte, come fu fatto in occasione della recente emergenza in Egitto, a specifiche criticità. Lo si apprende alla Farnesina.
La situazione libica ha dato vita, come di consueto in queste circostanze, a numerose polemiche che riguardano soprattutto il ruolo dell'Italia e dell'Ue nella vicenda.
Per il ministro degli Esteri Franco Frattini, Bruxelles «non deve interferire» nei processi di transizione in corso nel mondo arabo cercando di esportare il proprio modello di democrazia. Rispetto alla Libia, il titolare della Farnesina auspica una «riconciliazione pacifica», arrivando a una Costituzione, come propone il figlio di Gheddafi.
 
Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani si è informato da Frattini sulla situazione a Tripoli in Libia e su quanto il governo italiano e l'Unione europea stiano facendo. A quanto di apprende, il segretario dei democratici ha chiesto al ministro che l'esecutivo sia la punta di diamante in Europa per una iniziativa che favorisca la soluzione della crisi e, soprattutto, garantisca la fine delle violenze. Il ministro degli Esteri ha riferito a Bersani sulla situazione e si è detto assolutamente disponibile a riferirne alle Camere al più presto.
Romano Prodi, dal canto suo, invece, non ha risparmiato critiche all'Unione Europea. L'ex presidente della Commissione Europea imputa a Bruxelles «non la responsabilità nella vicenda in se stessa ma quella di avere difficoltà nel poter offrire soluzioni e nel non avere legami culturali e rapporti politici quotidiani» con quella parte del mondo oggi scossa da una rivolta che va dalla Tunisia alla Libia.
Pier Ferdinando Casini auspica la creazione di un «comitato di crisi che coinvolga maggioranza e opposizione per dimostrare almeno in questa situazione un'autentica coesione nazionale».
Franco Narducci, Vicepresidente della Commissione esteri, eletto in Europa per il PD, auspica che  l’Italia sia dalla parte del popolo libico: “Solidarietà al popolo libico che lotta affinché sia rispettata la sua dignità e s’interrompa la mattanza che viola pesantemente i diritti umani riconosciuti da tutti gli organismi internazionali; viva preoccupazione per gli italiani che ancora si trovano nel territorio libico”. L’apprensione di Narducci è rivolta in particolar modo ai popoli del Nord Africa che ci chiedono un maggior impegno, piuttosto che occuparci dei loro governanti. “Un impegno – ha detto Narducci -  che vorremmo fosse di tutto il Paese, ma il silenzio del Governo non fa onore alla nostra tradizione culturale e politica, da sempre é in linea con la difesa e la promozione dei diritti umani”.
L'indicazione del ministero degli Esteri ai 1.500 connazionali che vivono «stabilmente» nel Paese è di partire con voli commerciali, anche se è in via di attivazione un piano di rimpatri degli italiani in Tripolitania, gestito in coordinamento con l'Alitalia, per consentire in tempi quando più rapidi il rientro dei connazionali che stanno confluendo gradualmente all'aeroporto della capitale libica. Intanto alcune persone sono rientrate lunedì sera a Roma a bordo di un volo Alitalia partito da Tripoli. Hanno raccontato il silenzio surreale che avvolgeva invece la città quando si sono diretti in aeroporto. «C'erano civili armati da tutte le parti, la situazione non era per nulla sicura», ha detto Zoran Siljak, impiegato serbo di un'azienda di vernici che ha aggiunto che «ci sono stati spari durante tutta la notte, la gente combatteva nelle strade».
Non sono cessate le proteste nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente.
 
ALGERIA
Le forze dell'ordine hanno represso violentemente una manifestazione studentesca che si è svolta oggi ad Algeri. Diversi studenti sono stati picchiati selvaggiamente e almeno tre sono stati trasferiti in ospedale. In seguito alla reazione violenta della polizia, i circa quattromila studenti scesi in piazza hanno promesso che continueranno a protestare fino a che le loro richieste non saranno soddisfatte.

MAROCCO
È di cinque morti il bilancio degli scontri di ieri oggi ad Al Hoceima, nel nord del Marocco. I cadaveri carbonizzati, ha annunciato il ministro dell'Interno Taib Cherkaoui, sono stati ritrovati all'interno di una banca che era stata data alle fiamme. I cadaveri non sono stati ancora identificati. Nel corso degli scontri di ieri nella città e in quelle di Marrakech e Larache ci sono stati 128 feriti, 115 dei quali agenti di polizia. In manette sono finite 120 persone. Il ministro ha attribuito i disordini a dei «provocatori». 

TUNISIA
Il governo di transizione tunisino ha nominato Mouldi Kefi nuovo ministro degli Esteri. Lo ha annunciato l'agenzia ufficiale Tap. 

EGITTO
Il procuratore generale egiziano ha ordinato il congelamento dei fondi all'estero dell'ex presidente Hosni Mubarak, della moglie e dei suoi familiari. Lo si apprende da fonti giudiziarie. Mubarak è accusato di aver sottratto ingenti ricchezze allo stato durante i suoi 30 anni al potere. 

YEMEN
Il presidente Ali Abdallah Saleh ha detto oggi che non lascerà il potere «se non con le urne», mentre monta la contestazione popolare nei suoi confronti. «Mi è stato chiesto di partire, ma non lo farò se non con le urne», ha detto il presidente in conferenza stampa. Intanto, un manifestante è stato ucciso ed altri tre feriti oggi ad Aden da colpi di arma da fuoco esplosi dalle forze di sicurezza. Il decesso porta a 12 il numero di manifestanti uccisi dal 16 febbraio, da quando sono iniziati gli scontri nella città.
 
BAHREIN
Migliaia di sostenitori del governo dominato dalla famiglia reale sunnita si sono radunati a Manama, mentre migliaia di giovani manifestanti sciiti continuano ad occupare Piazza della Perla, chiedendo il ritiro della famiglia al Khalifa da tutti gli incarichi di potere.
 
GIBUTI
L'opposizione a Gibuti ha condannato oggi la «repressione selvaggia» della manifestazione di venerdì scorso per chiedere «un cambiamento pacifico e democratico» del regime, «sul modello della Tunisia». Nei violenti scontri tra polizia e manifestanti di venerdì sera si sono verificati due morti: un poliziotto ed un manifestante.
 
Beppe Nisa/Italia Estera



 
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