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09 mar 2011Tripoli bel suol d’amore: quante amarezze per l’Italia! (*)

La foto ritrae la Libia coloniale. E’ la Libia dei tempi che furono, e che non furono per niente belli. I bambini in acqua fanno il saluto fascista, per compiacere chi stava occupando la Libia.
-
di Alfonso Maffettone
°
ROMA, 8 MAR, (Italia Estera) - Duemila profughi  sono sbarcati nelle ultime ore a Lampedusa portando a novemila i clandestini maghrebini  fuggiti dal Nord Africa in rivolta. E’ di nuovo allarme emergenza nell’isola divenuta l’ultima spiaggia dei disperati che cercano di  sottrarsi ai disordini in Tunisia ed Egitto e alla guerra civile che devasta la Libia, ex colonia italiana celebrata a suo tempo con la famosa canzonetta “Tripoli bel suol d’amore”.
 Il dittatore Muammar Gheddafi  si è buttato  a testa in giù in una estrema e sanguinosa controffensiva per riconquistare il  suo paese caduto nelle mani dei ribelli dopo 42 anni di potere incontrastato. Il rais al momento persegue due obiettivi strategici :  ribaltare la situazione sul campo e spiazzare  Stati Uniti e Nato che non sanno che opzione adottare a 48 ore dalla riunione dei ministri degli esteri dell’Alleanza fissata giovedì a Bruxelles.

 L’opzione militare, che sembrava la più probabile, appare evanescente per le titubanze del presidente Barack Obama  pressato dal dibattito politico interno fra interventisti e no e da quello sviluppatosi nelle capitali occidentali sull’opportunità di imporre o meno una no-flight zone sulla Libia. Intanto gli attacchi aerei ed i bombardamenti sui territori ribelli  sembrano aver segnato un punto in favore di Gheddafi. Testimoni sul campo riferiscono che Bengasi,  roccaforte degli insorti nell’est del paese, è caduta in una situazione di incertezza dopo l’euforia della vittoria iniziale. Il Consiglio Nazionale dell’opposizione ( una specie di governo di transizione) non sa se rafforzare il fronte con l’invio di più uomini o arroccarsi nella città in seguito alle voci divenute sempre più insistenti di un golpe che starebbe preparando Gheddafi per rovesciare l’amministrazione provvisoria.
 
La confusione è enorme mentre  si incrociano , secondo fonti giornalistiche, offerte e controfferte di pace da parte di entrambi i fronti.  Secondo la tv araba Al –Jazeera’    Muammar Gheddafi starebbe negoziando le dimissioni in cambio dell’immunità offertagli dal presidente del Consiglio nazionale dell’opposizione, Mustafa Abdel Jalil.  Ma gli uomini del colonnello hanno smentito l’esistenza di un dialogo con la controparte in armi .
In Libia le notizie e le smentite si susseguono con la stessa celerità con quale avvengono gli sbarchi degli immigrati a Lampedusa. Il col. Gheddafi ed uno dei suoi figli hanno avvertito le potenze occidentali che il loro regime è l’unico baluardo contro l’espansionismo  terroristico di Al Qaeda e contro l’esodo massiccio di emigranti verso le coste europee. “Se noi cadremo milioni di negri si riverseranno sul Mediterraneo ed invaderanno  Francia e Italia”, ha ammonito il dittatore. 
C’è da chiedersi se questi avvertimenti siano il frutto di  pura propaganda volta ad intimidire i paesi vicini o se gli sbarchi, che si succedono a Lampedusa, siano   l’inizio di un esodo biblico con tutte le sue implicazioni socio- demografiche ed umanitarie?. E’ un interrogativo più che legittimo in un quadro che sotto il profilo economico è decisamente negativo per l’Italia. 
La benzina verde ha già raggiunto il prezzo di 1,60 euro al litro. L’Italia riceve dalla Libia circa un quarto del suo  greggio ed il 10% del suo gas naturale , ha contratti con il governo di Gheddafi per miliardi di dollari ed investimenti libici per altri miliardi . Un  giro di affari che la guerra civile ha interrotto e che non si sa quando potrà riprendere e con chi.
Gli opinionisti delineano per il futuro della Libia  tre scenari: uno prevede la sconfitta di Gheddafi, il secondo il protrarsi della guerra civile e la trasformazione della Libia in stato fallimentare, il terzo la vittoria di Gheddafi.  Scrive Angelo Panebianco sul Corriere della Sera che “il primo scenario, ovviamente, è il migliore per la Libia ma anche per noi italiani” perché “ si tratterà di stabilire relazioni con una nuova classe dirigente che, presumibilmente, avrà anch'essa interesse a un buon rapporto con l'Italia, che avrà bisogno dei legami economici con noi, tanto più nella fase della ricostruzione post dittatura”.
Gli altri due scenari, invece,   danneggerebbero grandemente l’Italia. Secondo Panebianco,  un Gheddafi vittorioso sarebbe una pessima soluzione per noi mentre una Libia fallita si trasformerebbe in una piattaforma adibita al trasferimento al di qua del Mediterraneo di fiumi di disperati, di caos, di criminalità e terrorismo, ossia dei frutti avvelenati che crescono sempre negli Stati falliti. “E noi saremmo in prima linea,  i primi a subirne le conseguenze. In uno scenario “somalo” diventerebbe prima o poi inevitabile un intervento militare della comunità internazionale volto a frenare il caos. Nonostante le insidie e l'alto rischio di fallimento a cui un intervento militare andrebbe incontro” afferma Panebianco.
Alfonso Maffettone/ItaliaEstera
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(*)Tripoli, bel suol d'amore,
ti giunga dolce questa mia canzon!
Sventoli il tricolore
sulle tue torri al rombo del cannon!

Così cantavano gli Italiani quando andarono alla conquista coloniale della Libia...
Le dolci canzoni si coniugavano con il rombo del cannone....
 



 
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