di Alfonso Maffettone
ROMA, 15 MAR, (Italia Estera) –. Il re del Bahrein Hamad Bin Eisa Al Khalifa ha proclamato oggi lo stato di emergenza per la durata di tre mesi ed ha autorizzato il Capo delle Forze Armate a prendere tutte le misure necessarie per sedare le violenze che stanno bloccando da un mese la vita del Paese. Lo ha riferito la rete televisiva nazionale del Bahrein.
Il sovrano del piccolo arcipelago del Golfo Persico ha adottato questa misura dopo che un soldato saudita e’ stato ucciso in una marcia di protesta di diecimila dimostranti contro l’ambasciata dell’Arabia Saudita , paese che ha inviato nel Bahrein mezzi blindati con 2000 militari (1500 sauditi e 500 degli Emirati Arabi Uniti) su mandato del Consiglio di Cooperazione del Golfo in sostegno della monarchia sunnita appoggiata dagli Stati Uniti . Washington ha nel Bahrein una delle basi militari più grandi e strategiche della zona , una base importante anche per i sauditi, perché protegge le installazioni petrolifere del regno in un’area in cui gli sciiti sono più forti. Due ore dopo la proclamazione dello stato di emergenza, secondo fonti ospedaliere di Manama, due manifestanti sono stati uccisi e altri 200 sono rimasti feriti in scontri con la polizia nel villaggio suburbano di Sitra.
Con Libia in fiamme, Tunisia ed Egitto in trasformazione dopo le rivolte dei mesi scorsi, il conflitto nel mondo arabo rischia di diventare un confronto fra sunniti e sciiti e di coinvolgere in un’escalation militare potenze regionali e globali.
In mattinata, infatti, era giunta la protesta dell’ Iran, stato confessionale sciita, che ha minacciato di allargare un conflitto politico locale in un confronto su scala regionale. “ La presenza di forze straniere e l’interferenza negli affari interni del Bahrein sono inaccettabili e complicheranno ulteriormente il problema” ha detto in una conferenza stampa a Teheran il portavoce del Ministero degli esteri iraniano.
La famiglia reale del Bahrein è diventata bersaglio dal mese scorso di manifestazioni della maggioranza sciita del paese (il 70% su 500 mila abitanti) insorta in nome della democrazia contro la discriminazione di cui si sente vittima nell’istruzione, nel lavoro ed in politica.
Re Al Khalifa ha chiesto aiuto al Consiglio di Cooperazione degli Stati del Golfo persico ed al re saudita Abdullah il quale è preoccupato di perdere il suo ruolo nella Regione ad opera della Repubblica islamica dell’Iran che soffia sul fuoco dell’instabilità araba.
Ieri truppe saudite e poliziotti degli Emirati Arabi Uniti sono così entrati nel Bahrein su mandato del Consiglio di cooperazione degli Stati del Golfo persico conosciuto con l’acronimo GCC e di cui fanno parte Bahrein , Kuwait, Oman, Qatar, Saudi Arabia e Emirati Arabi Uniti.
Gli Emirati Arabi ,fra i quali le perle del turismo internazionale Dubai e Abu Dhabi , sono i paesi più ricchi e più progrediti dell’area. E’ apparso strano un loro coinvolgimento negli affari interni del Barhein. “ Il governo di Manama ci ha chiesto ieri di decantare la tensione ed abbiamo deciso di mandare forze di sicurezza nel regno” ha detto il Ministro degli esteri degli EAU Abdullah Bin Zayed Al Nahyan parlando con i giornalisti ieri a Parigi in occasione della riunione dei ministri degli Esteri del G8. Alcune fonti sostengono che il ministro abbia avuto a Parigi un incontro con il Segretario di stato Usa Hillary Clinton. “ La sicurezza e la stabilià del GCC sono una comune responsabilità e ciò è stato confermato nell’ultima riunione dei ministri degli esteri del Consiglio” afferma, d ‘altra parte, la Bahrein news agency.
Alfonso Maffettone/Italia Estera