Paolo Gentiloni è il titolare degli Esteri e della Cooperazione internazionale: il 31 ottobre 2014 ha prestato giuramento nelle mani del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e davanti, in qualità di testimoni, al segretario generale della presidenza della Repubblica, Donato Marra, e il consigliere militare del presidente della Repubblica, generale Rolando Mosca Moschini. Era presente anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. E, una volta giurato, il successore della Mogherini ha detto: «L’Italia è un grande Paese, e sugli equilibri globali, sul futuro politico dell’Unione Europea e sullo sviluppo dell’area del Mediterraneo il governo Renzi deve contribuire con sua politica ad essere all’altezza di questo Paese».
Anche se fa parte della commissione Esteri, il curriculum e il passato politico di Gentiloni è di tutt’altro tenore. Giornalista professionista, ha lavorato al Comune di Roma come portavoce del sindaco e assessore al Turismo e al Giubileo negli anni ’90. Era un rutelliano di ferro. Eletto in Parlamento dal 2001, è stato presidente della commissione di vigilanza Rai e ministro delle Comunicazioni nel biennio 2006-2008. Eletto a Roma, è presidente della sezione Italia-Stati Uniti dell’Unione Interparlamentare, oltre che componente della Direzione Nazionale del Pd. Laureato in Scienze Politiche ed esperto in comunicazione, è stato coordinatore della campagna dell’Ulivo per le elezioni politiche del 2001, tra i fondatori della Margherita nel 2002 e ha fatto parte del Comitato dei 45 fondatori del Pd nel 2007. Due anni fa è stato però sconfitto alle primarie per sindaco di Roma.
È il quinto titolare della Farnesina in poco meno di un anno e mezzo (Giulio Terzi, Mario Monti per un mese, Emma Bonino e poi la Mogherini), Gentiloni dovrà concentrarsi anzitutto sul caso dei due Marò trattenuti in India. Ma potrà far valere il peso della presidenza di turno dell’Unione Europea che scade a fine anno. Poi si troverà di fronte una serie di fronti caldi come le crisi aperte. A cominciare da quella ucraina nonostante che sia stato raggiunto un accordo tra Kiev, Mosca e Ue sulle forniture di gas. Il nuovo ministro dovrà lavorare, insieme ai partner europei, per incoraggiare le parti ad attuare gli accordi per una soluzione politica del conflitto, che porti alla fine delle sanzioni contro la Russia, di cui l’Italia resta un partner privilegiato. Poi il caos libico: nelle settimane scorse, su impulso del nostro Paese e con la mediazione delle Nazioni Unite, è stato avviato il dialogo per la riconciliazione tra le parti in lotta nel Paese che è vitale per le forniture di petrolio e per la gestione dei flussi migratori.
aggiornamento del 31/10/2014